Anoressia e bulimia raccontate in “1 grammo di Amore” di Nadia Abellonio

L’anoressia e la bulimia sono la più grave forma di dipendenza che esista nonostante siano ancora sommerse. Pensare in modo ossessivo al “cibo-corpo-peso” diventa un anestetico che permette di non sentire la sofferenza. È un’auto-cura. Questo è un modo per sopravvivere. In Italia sono oltre 3 milioni di persone a soffrire di DCA (disturbi del comportamento alimentare), oltre l’80% hanno subito abusi e maltrattamenti. Nell’ 85% dei casi si tratta di donne adulte, adolescenti e bambine.

Negli ultimi anni il fenomeno riguarda anche gli uomini (circa il 20%). Questi disturbi non devono essere scambiati per malattie dell’appetito. Sono disagi psicologici profondi, “malattie dell’amore”. L’approccio nutrizionale non permette di elaborare le autentiche cause di questa grave patologia che copre una disperata fame d’amore.

1 Grammo di Amore” di Nadia Abellonio, edito da Umberto Soletti Editore. Una storia drammaticamente vera scritta con coraggio da chi ha vissuto la malattia fino alla strada della guarigione

“Anoressia e bulimia hanno la capacità di coltivare in seno un’anima decisamente razionale, in grado di mettere continuamente a fuoco l’assurdità dei comportamenti. Tanta consapevolezza provoca rabbia, una rabbia che attanaglia e sfocia in un autolesionismo totale…”.

Anoressia e bulimia, due lati della stessa medaglia

L’anoressia inizia con una cura dimagrante: l’intento è quello di controllare la propria immagine, controllare tutto. In realtà l’immagine riflessa nello specchio non restituisce la realtà: la persona anoressica non si vede mai abbastanza magra anche se sfiora la morte. Di solito si comincia con una dieta dimagrante: tutto ciò che si desidera, apparentemente, è migliorare e controllare la propria immagine.

Nel 75% dei casi oggi, l’anoressia è accompagnata dalla bulimia

Il soggetto cede all’istinto di sopravvivenza, perde il controllo, mangia tutto ciò che trova e si induce il vomito. Si può dire che l’anoressia sia una manovra disperata per coprire la bulimia. La bulimia è il bisogno smodato di tutto. L’anoressia è un tentativo drastico di coprire la bulimia. Spesso anoressia e bulimia si alternano ciclicamente: la persona anoressica, che non riesce più a controllare la fame, cede all’istinto e si punisce con il vomito autoindotto. Riconoscere le proprie debolezze è il primo passo verso un nuovo equilibrio, quello che dopo tanti anni, dopo matrimonio e figli, Nadia è finalmente riuscita a conquistare.

Anoressia e bulimia

È un libro autentico e drammatico scritto da una mamma che adesso è felice, ma ha dovuto affrontare prove su prove, alcune reali, altre solo immaginate, ma diventate insormontabili, per poi percorrere una lunga strada verso la risalita: “Anoressia e bulimia hanno la capacità di coltivare in seno un’anima decisamente razionale, in grado di mettere continuamente a fuoco l’assurdità dei comportamenti. Tanta consapevolezza provoca rabbia, una rabbia che attanaglia e sfocia in un autolesionismo totale” scrive l’autrice. “Per reagire ci si corazza, si ricerca un’estenuante perfezione in tutto ciò che si fa, spesso riuscendoci pure – spiegano i professionisti – Per scoprire che, prima o poi, la vita ci presenta il conto”.

Un libro coraggioso, perché non è mai facile raccontare i propri problemi, scritto tutto d’un fiato nel primo tempo, dalla giovane Nadia, poi ripreso in mano vent’anni dopo, per terminarlo. “Quando si arriva alla consapevolezza della malattia le persone sono tanto stanche quanto spaventate da ciò che possa comportare la guarigione”. È in questo contesto che si colloca il percorso del professionista dell’alimentazione, che entra nel mondo dell’altro in punta di piedi, abbozzando il nuovo abito alimentare.

I disturbi del comportamento alimentare, in aumento come un’epidemia silenziosa

I Dca (disturbi del comportamento alimentare) sono aumentati negli ultimi anni come un’epidemia silenziosa, senza distinzione sociale culturale o geografica. Ormai riguardano anche bambine di otto-dieci anni e i maschi, che fino a pochi anni fa nei reparti di cura erano un’eccezione. Nel volume l’autrice si interroga se rimanere in un territorio, pur sconnesso e scomodo, con un clima inospitale ma che si conosce in tutti i particolari o lasciarsi andare verso una terra promessa.

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