Boss dello spaccio negli anni ’80: “La mia quotidianità si chiamava eroina”

Nato in Calabria in un paese italo albanese ed emigrato con tutta la famiglia in una cittadina dell’Alto Milanese. Oggi per Sguardi di Confine si racconta C. Una lunga storia, fatta di passioni ed eccessi, pregiudizi e segreti. Dall’adolescenza negli anni Settanta all’età adulta passando per quella che, per lungo tempo, divenne la sua compagna di vita, leroina.

“La mia adolescenza è stata direi normale, se non che sentivi di essere diverso, un ‘terun’… parlo degli anni ’70. Del famoso dopo scuola io preferivo andar a lavorare in oreficeria. A 14 anni ero in grado di fare il lavoro di un adulto, mi piaceva troppo e mi sono potuto permettere il primo motorino, un Dem. Nel frattempo mio padre prese in gestione un bar in paese: un grande lavoro per tutta la famiglia, mia madre e i miei fratelli.

Ho cominciato a frequentare un salone disco della zona e ho debuttato in una radio privata come deejay.

In quel salone ho visto, per la prima volta, i Pooh e i Biglietto x l’Inferno (che tanti di voi non conoscono). Al salone il primo grande amore, apriva alle 15 e chiudeva alle 18 più o meno. Passarono alcuni anni… mio padre nel frattempo comprò un altro bar mentre io facevo sempre l’orefice. Sia all’andata che al ritorno dal lavoro passavo dalla mia amata, mangiavo lì e venivo trattato come un figlio. Lei aveva un laboratorio di confezione, in quegli anni ci fu un proprio e vero boom della confezione. Da lei lavorava una ragazza, non ho mai capito perché ma sparlava di me. Sta di fatto che lo ha fatto talmente bene che, un giorno, dopo 2 anni, la mia ragazza mi ha lasciato… pensava che mi drogassi.

Si seguiva il detto “dimmi con chi vai e ti dirò che fai”.

Io uscivo con D., S., F., G. e il nostro punto di ritrovo era un bar. S., qualche mese più grande di noi, fu il primo ad avere l’auto, una Diane. Nella comitiva si sono aggiunti F., B., G. e altri, eravamo una bella compagnia. S. fu l’artefice della mia prima esperienza con il fumo, hashish, libano rosso, giallo, pakistano, del fumo marocchino… di quelle sballate… Ricordo una sera al bar, io, F., S. e altri facemmo del gran ridere ma tanto tanto che dovemmo uscire dal bar perché non potevamo stare dentro in quelle condizioni… era la prima volta che mi prendeva.

Avevamo 18 anni e nel frattempo si era aggiunto alla comitiva A. con la sua Fiat 125 gommone (per gli appassionati) e 3 fratelli, un’altro G., D. e R. Poi si sono aggiunti L. e T., quest’ultimo molto più grande di noi di 7 anni. Con T. abbiamo fatto le prime esperienze di anfetamine. Conosceva un chimico. In una particolare zona del nostro paese non c’era buco che non contenesse un involucro con qualcosa, dal fumo all’anfetamina, agli acidi… i famosi Trip, LSD.

Anfetamina ne avevo quanta ne volevo, viaggiavo con 20-25 grammi in tasca.

Per chi non sa cos’è (o meglio cosa provoca) l’anfetamina, vi dico solo che una sniffata vi fa saltare per 24 ore. È un prodotto usato x dimagrire. Ma, usato x sballare non ti fa mangiare e non ti fa dormire non mangi per 24 ore: fumi solo sigarette e canne… tante. Per 24 ore sei in balia di uno stato euforico. Non hai nessuno davanti che ti possa ostacolare, nessuno.

A 18 anni e mezzo, la mia settimana era così composta:

Lunedì riposo, martedì Studio 54 Milano, mercoledì Gattopardo Novara, giovedì Nautilus Cardano, venerdì Mirage Arona, sabato e domenica Nautilus. Tanti soldi, tante ragazze e tanta droga. Di anfetamina… ormai mi ero assuefatto, non mi faceva più niente. LSD ne avevo fatti 6 nel frattempo ma non mi piacevano: troppo forti se ti capitava la goccia. Con le LSD mi sono trovato in situazioni che da normale non avrei mai vissuto, quindi decisi di mollare, anche perché bruciava milioni e milioni di cellule e vedevo come si erano combinati alcuni ragazzi usando LSD. Due su tutti L. e G., non erano messi bene mentalmente.

Nel frattempo al bar, un’altra comitiva di ragazzi, figli di famiglie benestanti e partecipanti alle manifestazioni fasciste, furono presi come controfigure per un film a piazza San Babila Milano. Parlava di ragazzi di destra che fecero un omicidio inutile: erano i periodi delle famose fionde con le biglie d’acciaio, erano i periodi dei famosi Ray Ban a goccia a lente piccola e telaio leggermente piegato. La nostra compagnia stava un po’ sui maroni per via della nostra eccentricità: loro invece sniffavano coca. Cosa che per noi era roba da figli di papà.

Il Nautilus era casa mia:

Avevo capelli lunghi e ricci. Assomigliavo a Robert Plant dei Led Zeppelin sia come fisico che come comportamenti. Tanti ragazzi e ragazze mi aspettavano, passavo a loro delle bustine di anfetamina, alle ragazze la regalavo e si ballava a più non posso. Giù in “fossa”, sala rock. In quel periodo ho conosciuto V. e B. con la sua donna. Poi C. e P. Un giorno V. mi ha chiesto se volevo provare un po’ di roba. Gli ho chiesto cosa fosse: eroina. Il nome mi faceva paura ma la voglia di provare era forte. Così provai: non l’avessi mai fatto. Già non l’avessi mai fatto, sono sempre stato contrario al buco e quindi sniffavo. V. mi aveva detto che era roba buttata via usandola così. A me non fregava niente: solo al pensiero di iniettarmelo mi faceva troppa paura e quindi ho scelto questa via. Niente buco ma solo sniffo. V. mi ha detto dove andava a prenderla e così ho cominciato pure io a frequentare quella piazza pensando che un giorno avrei smesso quando volevo… sniffando.

Arriva la famosa chiamata alle armi.

Era il 13 novembre del ’78, mi frequentavo con una ragazza, L. Sono partito carico di diverse cose, come stupefacenti dal fumo all’anfetamina, all’eroina, destinazione Albenga, in Liguria. È stato un mese che francamente non scorderò mai. Nonnismo e quant’altro. Dopo un mese o poco meno, destinazione Aviano, Friuli, Pordenone, mancava poco a Natale.

Vigilia di Natale in caserma: allucinante. Essendo spina, avevo diritto di andare in licenza dopo gli anziani, quindi il 4-5 di gennaio per passare l’Epifania a casa. La mia famiglia stava bene, tutti i miei fratelli, mia madre e mio padre, si lavorava tanto e gestivano bene il bar. Io, essendo in licenza, non aiutavo molto. Giusto il tempo per passare per la cassa e prendere 20-30 mila lire x divertirmi. Questo tutte le volte che passavo per il banco, quindi ogni giorno fin che non finì la licenza. L’anno militare è poi trascorso tra imboscamento e sballate di ogni tipo con ufficiali e sotto ufficiali giovani e spine. Di quelle serate che descriverle a parole sono impossibili.

Tornato a casa, ho ripreso il mio lavoro di orefice.

Era il tempo che l’oro non aveva mercato fisso come prezzo e quindi il mio principale doveva lasciare a casa qualcuno: mi sono fatto avanti io per essere licenziato visto che avevo un’attività e potevo vivere tranquillamente a differenza di altri ragazzi che lavoravano in laboratorio. E così è stato, mi sono licenziato per lavorare al bar di mio padre.

Avevo 20 anni e qualche mese. Il bar lavorava alla grande, mio padre faceva 2 o 3 volte cassa continua per il contante, ne girava tanto. Io alleggerivo sempre la cassa di 20 o 30 mila lire, tutti i giorni e tutti i giorni mi venivano a prendere la sera, chi in Ferrari, chi in Alfa 2000. Tante volte mio padre mi chiedeva che giro avessi. Gli sorridevo rispondendogli di stare tranquillo.

La mia quotidianità ormai si chiamava eroina.

Pensavo sempre di smettere quando volevo. Di fatti, una mattina, mi sono svegliato dicendomi che mi ero rotto le scatole con questa storia, stava diventando troppo opprimente pensare solo all’eroina. Ho fatto un paio di giorni senza: il secondo ho avuto un attacco di epilessia dovuto all’astinenza. Mio padre e mia madre erano spaventati a morte. Pensavano che avessi tutto, tranne la scimmia. Loro non sapevano nulla, così mi hanno portato dal medico di famiglia che mi ha somministrato tranquillanti… non avevo mai scoperto questa parte di droghe.

Vaglium,Tavor, Roipnol giù a gogò per sopperire l’astinenza da eroina.

Intanto un paio di amici sono morti per overdose, un paio di ragazze si sono prostituite a Milano, un’altro della compagnia aveva la mamma che, pur di recuperare i soldi per non veder soffrire il figlio dall’astinenza, si è prostituita. In me si fortificava sempre più l’idea che non essermi bucato era stato saggio.

Nel frattempo in ospedale ho conosicuto una ragazza. Ci siamo fidanzati ed ero sempre a casa sua. Dormivo da lei, mangiavo da lei, andavo a lavorare in bici e tornavo in bici. Anche lei era tossica come me. Un giorno ha avuto un cedimento ed è uscita da sola per procurarsi una dose, un deca. Quando sono arrivato e l’ho trovata fatta… sono uscito e sono andato a comprare un deca anche per me. Sono ritornato e le ho detto che toccava a me, così ho sniffato e lei si è messa a piangere. Avevo circa 21anni, l’ho lasciata definitivamente. Da quel momento, non volli sapere più niente: stavo bene con l’eroina e quella mi interessava, sempre senza bucarmi. Non conoscevo più nessuno, tanti amici morti, qualcuno salvato in tempo. Ragazzi che erano la fierezza di una famiglia… tutto distrutto. Famiglie benestanti ridotte per debiti al lastrico. Parlo di un consumo di 1 gr al giorno di eroina: spesa 130-150mila lire al giorno. Se prendevi 5 gr la pagavi 500mila lire.

Io al bar ero un cadavere.

Qualcuno cominciava ad avere dei sospetti su di me, di fatti un giorno i miei fratelli maggiori hanno voluto controllarmi le braccia. Pur incazzandomi con loro per la poca fiducia, gliele ho mostrate. Mi hanno detto che per il paese non giravano belle voci. Fatto questo, potevano andar fieri visto che non avevo segni ma non sapevano che l’eroina si può anche sniffare. Mentre loro mi controllavano, dietro alla mia consolle dove mixavo avevo 5gr di eroina. Quindi, il tempo di uscire e snifffff… con soddisfazione. Questa vita l’ho fatta fino a 26-27 anni.

Intanto scoppiava anche l’Aids e non ti dico la paranoia.

Tanti amici sono morti anche per quello, tanti altri per overdose. Durante questi anni di consumo mi ero fatto un nome, nel senso che nella zona non c’era qualcuno che sniffasse eroina, tutti se la sparavano in vena, l’unico ero io. La cosa piaceva molto a chi spacciava all’ingrosso: a circa 23 anni mi hanno presentato a dei personaggi influenti e dediti allo smistamento nelle varie piazze di Varese e Piemonte. Godevo di una certa copertura e qualità. Dalla Brown Sugar (eroina di ottima qualità, ancora da tagliare, tutta appiccicosa e caramellosa, color caramello), alla Thailandese (bianca e raffinata con un sapore che descriverla non si può. A differenza delle altre è amara in gola). Avevo scoperto un mondo a me sconosciuto, pensavo che la roba fosse sempre la stessa: non era così. Ho scoperto che più pura era, più stavi bene. Già, stavi bene. Purtroppo non è quello che forse intendi, cioè sballato. Stare bene significava, per chi era tossico, affrontare la quotidianità, affrontare il lavoro, la famiglia e quello che tutti i giorni fai. Non era più diventato sballo, era diventato stare bene fisicamente e mentalmente. Se non ti facevi, cominciavano i crampi allo stomaco, diarrea, vomito, freddo. In agosto 2 maglioni con giubbotto, nausea e tanti dolori. Quindi, più ne avevi, più stavi bene per diversi giorni. Ma aveva il suo prezzo, oltre che fisicamente star male.

Lo smistamento della roba avveniva in diverse località:

I boschi Milanello, di Cantalupa, di Fagnano Olona e Cairate. In alcuni punti nascosti di Cedrate verso Busto Arsizio (allora boschi e campagna), dietro al cimitero di Cassano Magnano. A Cavaria, nella zona della stazione, consegnavo, prendevo i soldi, il mio guadagno. Per resto pagavo chi dovevo per la fornitura. A casa ormai andavo solo a dormire.

Tanti posti di blocco e tante perquisizioni addosso

oppure in caserma ma mi hanno trovato sempre pulito, forse per un certo sesto senso, forse per fortuna ma mi è sempre andata bene. Dieci minuti di grande paura ma poi tutto regolare: anche se ero bianco come un cadavere, avevo sempre un certo look, non ero trasandato. Avevo i miei clienti… a Gallarate 3- 4 attività facevano rifornimento. Potevo spaziare tra la Thailandese e la Brown, di qualità e senza taglio. Si stava bene, molto più allungo e i tossici erano contenti. Ogni volta mi raccomandavo sulla quantità, la dose: essendo molto meno tagliata, c’era il rischio del collasso.

Nacquero i primi centri per la distribuzione del metadone (grande fregatura).

Avevi il metadone gratis, gente che faceva scorta e vendeva per poi comprare l’eroina oppure ti prendevi il metadone e poi ti facevi. È stato un fiasco per me. Poi, altamente tossica: a Busto Arsizio sembrava uno spaccio legalizzato. Andavo in giro con il mio migliore amico, A., appassionato di musica come me e di attrezzatura per dj.

Durante la famosa nevicata dell’85 A. non è potuto neanche uscire di casa. Così mi ha telefonato dicendomi di essere in astinenza. Sapevo cosa significava: ho preso la bici sono andato a portagli un pacchetto di sigarette con dentro mezzo grammo di eroina. Senza suonare a casa, gliel’ho buttato dentro al cortile. Era lì che mi aspettava.

Si pensava che tutto sarebbe tornato normale quando volevamo noi.

Dicevamo sempre ‘domani smettiamo’. Ho visto quantità enormi: arrivava dall’Olanda o dalla Spagna. Era semplicissimo: i grossi carichi viaggiavano con il bestiame (cavalli e vitelli) all’interno di essi. Ho visto tirar fuori una palla da 5kg di Brown da un vitello. Mi hanno chiesto di assaggiarla per testare la qualità. Quei 2- 3 personaggi che erano lì, se la ridevano sapendo che sniffavo, sapendo che la Brown è tutta appiccicosa (come miele). Per loro era impossibile che io la sniffassi e quindi avevano preparato già una siringa per me: gli ho mostrato il dito medio, ho arrotolato un deca, ho preso una pallina piccola quanto la cappella di un fiammifero e sniff, una botta nelle narici che non ti dico. Dopo un paio di minuti la roba si è sciolta ed è scesa in gola e ho sentito subito l’effetto. Mi è passato tutto, brividi, vomito, nausee… ho preso colore in viso, ho cominciato a star bene come temperatura corporea. Quindi ho dato il mio ok, i tizi che guardavano non credevano che c’e l’avrei fatta. Ci sono cose che ti rimangono impresse nella mente, questa è una di quelle: se stai male, in eroina, sniffare o bucarsi, a questo livello non interessa, l’importante è star bene.

Confermavo sempre più la sicurezza su di me davanti a chi comandava. Da una parte mi sentivo un Dio, dall’altra mi sentivo male. Non avevo più nessun interesse, niente di niente., nemmeno l’amore che avevo verso i miei nipoti bambini allora. Ogni volta che stavo bene, me li mangiavo di baci… quanto erano belli… con loro sognavo un giorno una famiglia pure io e continuavo a dire ‘domani smetto’.

Qualcuno decise di darmi anche la periferia del milanese, a ridosso della provincia di Varese.

Chi voleva farmi da autista non mancava quindi altra gente nuova e nuovi amici: sei amico di tutti quando offri. Poi roba buona. Intanto nel mio paese c’erano ragazzi di qualche anno meno di me, di 18-19 anni, che volevano imitarmi, diventare punti di riferimento anche loro ma non era così semplice visto che passava tutto da me. Un giorno dalla Prealpina (quotidiano della provincia di Varese ndr.) e ho letto che c’era stata una retata grossa, molto grossa. Erano tutti dentro tranne me. Alla polizia qualcosa non tornava visto che lo spaccio continuava. Io sempre pulito ma c’ero. Tutto ciò mi ha messo ancor più in alto come punto di rifermento, assistevo alle riunioni di famiglie. In un punto tra Fagnano Olona e Cairate, oltre il ponte della cartiera, ricordo la prima volta, dal di fuori, una stalla con tanto di vitelli.

Dentro una reggia, un tavolo lungo e capotavola, una poltrona da re.

Lì si sedeva chi decideva lo smistamento e le piazze del Piemonte e della Lombardia, di Milano in particolare. Stiamo parlando degli anni clou e il boom dell’eroina, nel mezzo degli anni ‘80.

La mia compagnia era esente dal pagamento delle dosi. Con loro la sera era divertimento puro. Avevo tutto, non mi mancava niente: soldi, ragazze (tante), del lavoro non mi interessava più niente. A casa tornavo per mia madre che, non vedendomi tutto il giorno, stava in pensiero. Non mi serviva neanche l’auto, di fatti non l’avevo, come non avevo la patente. Mi bastava dire una cosa ed era fatta.

Verso il 1985 ho deciso di mollare tutto

Ho visto il mio migliore amico sposarsi, altri della mia compagnia fidanzarsi. Nel frattempo, sempre ne mio paese, tanti amici sono morti, altri hanno fatto dei macelli a casa che non hai minimamente la più pallida idea…

Io mi chiedevo cosa stesse succedendo quindi ho deciso di tornare a lavorare da mio padre al bar. Ma non avevo fatto il conto di cosa avevo messo in piedi: la gente parlava. La certezza che io fossi tossico i miei non l’avevano visto che non avevo buchi. Ai tempi c’era molta ignoranza in materia se non affrontata. I miei mi difendevano da quelle che, per loro, erano falsità. Ma era tutto vero.

Quindi, insomma, ho deciso di mollare il giro grosso per tanti motivi, compreso quello di non voler più fare quella vita. Semplice a dirlo, non avevo fatto il conto con l’astinenza. Ho deciso di chiedere a mio padre di mandarmi in Calabria, almeno 10 giorni, giusto per provare.

Così, è arrivato l’inferno…

[Leggi seconda parte della storia]

Foto: © Creative Commons – Flickr:  Alessandro Boselli, Bologna (Italy) – Parco Nord

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