Charlie Hebdo e il “sisma all’italiana”. #JeSuisCharlie?

#JeSuisCharlie. Nel Gennaio 2015, subito dopo l’attacco terroristico al settimanale satirico Charlie Hebdo, sui social comparve l’hastag #JeSuisCharlie in segno di vicinanza e per “proteggere” quel sacrosanto diritto dell’uomo, qual è la libertà d’espressione e di satira. L’hastag #JeSuisCharlie venne condiviso da milioni di italiani, artisti, letterati, politici (Matteo Salvini compreso), ma a distanza di poco più di un anno qualcosa sembra essere cambiato.

Charlie Hebdo

Charlie Hebdo proprio ieri ha pubblicato una vignetta provocatoria, controversa e per molti motivi brutta e di cattivo gusto, che ha fatto indignare l’intera penisola. La vignetta intitolata “Sisma all’italiana“, mostra due uomini feriti (sul primo viene riportato “Penne alla salsa di pomodoro” e sul secondo “Penne Gratinate“) e poi una dei morti sotto le macerie ed la scritta “Lasagne“.

La provocazione, dal momento che riguarda qualcosa di molto vicino, ovvero il doloroso il terremoto che ha colpito Amatrice, Accomuli e parte del Centro Italia, ha destato subito sgomento e quel #JeSuisCharlie, ha perso di punto in bianco ogni valore, scatenando sui social una serie di insulti verso la testata francese, fino ad allora “paladina” della libertà di espressione e di satira.

L’ambasciata francese a Roma ha preso subito le distanze dalla vignetta provocatoria (che si scagliava contro l’abuso edilizio in Italia), come anche molti politici, dal presidente del Senato, Pietro Grasso, a Giorgia Meloni, Salvini, ecc. Nel pomeriggio lo stesso Charlie Hebdo, per precisare la propria posizione, ha pubblicato un’altra vignetta che mostrava un sopravvissuto delle macerie dire “Italiani, non è Charlie Hebdo che ha costruito le vostre case, ma la Mafia”.

Charlie Hebdo

Ma che fine ha fatto la libertà d’espressione e di satira?

#JeSuisCharlie va bene solo quando non si è colpiti direttamente? La vignetta è senz’altro di cattivo gusto, brutta e anche fuori luogo, ma se si è deciso di essere Charlie nel 2015, lo si dovrebbe essere anche oggi, per coerenza. Non si può inneggiare alla libertà quando si tratta di pubblicare vignette su Maometto (giudicate offensive per i musulmani) e chiedere la censura o prendersela con lo stesso giornale quando si è il soggetto delle vignette. Non pubblicare cose del genere sono scelte dettate dal buon gusto, ma Charlie Hebdo è così, non l’ha mai fatto e non lo farà mai. Se si vuole la libertà d’espressione e prima si era tutti Charlie Hebdo, anche se fa male, anche oggi bisognerebbe scrivere #JeSuisCharlie.

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