Perché il Movimento Black Lives Matter è così importante

Un movimento attivista nato dai social fino ad arrivare a grandi eventi mediatici come gli Oscars, ma che ancora forse non è abbastanza considerato. 

Si tratta del Black Lives Matter, un movimento sorto per caso nel 2013, dopo l’assoluzione dell’agente George Zimmerman, agente della polizia che ha ucciso il giovane Trayvon Martin – disarmato innocente – perché considerato un soggetto pericoloso. Quel giorno, il 13 luglio, Alicia Garza scrisse sul suo profilo Facebook: «Neri, vi amo, ci amo, le nostre vite contano». Successivamente una sua amica Patrisse Cullors, che come Alicia è un’attivista per i diritti dei lavoratori sottopagati, rilanciò la frase aggiungendo l’hashtag #BlackLivesMatter.

I motivi per cui il Black Lives Matter è non solo importante, ma fondamentale per l’epoca moderna, sono svariati. Tre credo siano i punti cardine che potrebbero aiutare a dare una svolta al popolo americano.

1. Gli americani, soprattutto gli americani bianchi, devono aiutare a dire “basta”

A cinquant’anni dalla Marcia di Selma, dopo grandi uomini come Martin Luther King, Rosa Parks, John Lewis e l’intero movimento per i diritti civili, che per anni hanno combattuto contro la discriminazione razziale negli States, ci si chiede cosa realmente sia cambiato. Questi ultimi mesi sono l’ennesima conferma che l’errore più grande che si possa fare è considerare il razzismo come qualcosa di lontano dagli attuali Stati Uniti. Prendere consapevolezza che la Marcia di Selma non è ancora finita è non solo fondamentale. È una necessaria chiave di svolta che permette di percorrere quei 600 chilometri che farebbero ricominciare il viaggio dalla “vecchia” Selma alla più recente Ferguson, con la morte del giovane Michael Brown.

Risulterebbe altrettanto sbagliato, però, pensare che nulla sia cambiato.
Lo scenario non è più quello della segregazione razziale, ma quello di una Nazione guidata dal primo presidente di colore degli Stati Uniti, in uscita dopo 8 anni alla Casa Bianca. Di un movimento contro la violenza sugli afro-americani non solo supportato dalla comunità di colore, ma da bianchi, latini e tutte le altre etnie presenti sul suolo statunitense.
Questo è confermato da un recente sondaggio di Pew research: circa due terzi dei neri e dei bianchi che votano per il Partito Democratico (e il 60 percento dei bianchi sotto i 30 anni), appoggiano il movimento Black Lives Matter. Decisamente diverso fu nel 1965, quando Viola Liuzzo fu l’unica bianca a partecipare alla marcia per il Voting Rights Act.

2. Il Black Lives Matter non è a supporto dell’odio per la polizia

Gli attivisti del movimento hanno subito condannato ciò che è successo a Dallas nel luglio scorso, dove cinque agenti della polizia hanno perso la vita per mano di Micah Xavier Johnson, e hanno sottolineato come tutti gli americani, neri e bianchi, dovrebbero rifiutare l’associazione del colore della pelle alla possibilità di compiere atti criminali.
In un momento preoccupante sulla ormai più volte discussa questione delle diffusione delle armi nella società statunitense e con Trump che non perde occasione per schierarsi contro le minoranze americane, risulta fondamentale questa condanna da parte del movimento per ciò che è successo in Texas. Da sempre le comunità nere si sentono vittime di discriminazioni arbitrarie dettate da pregiudizi, molto spesso rese palesi dalle forze dell’ordine.

Nessuno si sarebbe dovuto stupire durante la dichiarazione dell’ex ministro della giustizia Eric Holder quando disse:
“Mio padre un giorno volle farmi un discorso, senza dubbio familiare a molti di voi, riguardo a come, essendo un giovane ragazzo di colore, avrei dovuto interagire con la polizia. La morte di Trayvon Martin mi ha portato a parlare con mio figlio di 15 anni, esattamente come fece mio padre con me”.

Questo è ciò da cui partire per una questione che non può essere banalizzata da appelli, dall’adozione di un atteggiamento non violento o da una nuova formazione riservata ai poliziotti.
È giunto il momento di affrontare il quadro generale in cui si presenta il problema, perché se si decide di evitare la questione, non ci si dovrà stupire quando altre persone si sentiranno, non solo giustificate, ma addirittura in dovere di uccidere dei poliziotti in nome della giustizia.

3. “Make America Great Again”

“Per molti versi si ha la sensazione che nessuno rappresenti tutti. Donald Trump e Hillary Clinton hanno ognuno i propri elettori, parlano con la loro parte di mondo, ma nessuno dei due parla di come rimettere insieme i pezzi di questo paese” ha dichiarato il sondaggista Peter Hart.
Entrambi i candidati, così come il Presidente Obama, dopo le tre sparatorie avvenute il luglio scorso, si sono subito appellati all’unità della Nazione. Eppure tutta la campagna elettorale dei candidati alla carica presidenziale si è basata proprio sulla differenza dei loro elettori ed entrambi, fino ad oggi, si sono dimostrati incapaci di unire il paese.

In un momento in cui sembra particolarmente evidente la divisione, tra coloro che sono considerati un po’ più americani degli altri, è il volto spesso coperto e non considerato degli Stati Uniti che deve farsi avanti.
Non quello della politica o delle Lobbies, ma quello che mi piace chiamare “Il Terzo Volto degli States”.
Il volto americano a cui associo persone come Martin Luther King Jr o Harvey Milk.
Il volto della lotta per i diritti, per quella tanto amata libertà che gli americani non perdono occasione di osannare.
Il volto che ha fatto crescere tanti europei con il famoso “Sogno Americano”.
Il volto che hanno mostrato i molti americani dopo la strage di Orlando.
Il volto che troppo spesso è stato macchiato di sangue, ma non per questo ha fermato la lotta all’uguaglianza.

America, make yourself great again.

Foto: © blacklivesmatter.com

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