Roberto, da 25 anni sulla strada. La vita? “È l’amore”

Roberto, con un cognome che più lombardo non si può, originario del varesotto. 53enne, ha alle spalle almeno 25 anni tra strada e carcere, passando per tossicodipendenza, alcolismo e comunità ma anche un matrimonio e un figlio (che non vede più). Ora passa le sue giornate a Como tra il broletto del duomo e il parcolungo.

Intervista realizzata grazie ai Vicini di Strada di Como

“Sono un padre separato, ho avuto una compagna per nove mesi e ci siamo lasciati perché io ho commesso l’errore di riprendere a bere. Lei ha fatto una scelta di vita giustamente e io non posso mettermi contro la sua volontà. Sono in strada da quando avevo 13, 14 anni”.

Cos’è successo?

“Ero stanco di stare a casa con mio padre. C’erano situazioni che non andavano bene e me ne sono andato e ho cominciato a andare a Milano. Poi ho girato un po’. Ho fatto parecchi anni di galera, parecchi”.

Quanti?

“Mah, ho 53 anni…”.

Più di 20 anni in galera?

“Sì… adesso ho cercato di cambiare. È un po’ di tempo che cerco di cambiare. Ho smesso con la tossicodipendenza nel 1997. Mi sono spostato, ho avuto un bimbo, dopo non sono più andato d’accordo con lei, ci sono stati dei problemi con mia moglie e ci siamo separati. Ho trovato una nuova compagna quando ero in comunità. Ultimamente andavo bene e poi ho avuto una ricaduta e lei ha deciso, giustamente”.

Nell’alcool la ricaduta?

“Sì, sì. Le sostanze stupefacenti non le uso proprio più, non mi interessano e non ne voglio più sapere”.

Ma per quanti anni ne hai fatto uso?

“Ho iniziato quando avevo 11 anni, puoi immaginare…”.

E anche fuori dalla galera?

“Sì, appena uscivo… c’erano già le persone che mi aspettavano fuori. Sono stato in alcuni giri un po’ pesanti”.

Spacciavi anche?

“Sì, sì”.

E poi come hai fatto a uscirne?

“Guarda, non te lo so dire. Ho deciso stop con le sostanze, ho detto basta, non ne voglio più sapere. Portavo delle mie amiche a comprarsi eroina, cocaina, quello che volevano. Loro si facevano, io non ho mai più toccato niente”.

È bastata la tua volontà?

“Sì, che è quella che non riesco a avere in questo periodo con l’alcool. Ti posso garantire che questa persona (ex fidanzata ndr.)… non ce la faccio. Mi ha spezzato il cuore, sono ritornate tutte le emozioni che prima avevo perso. Prima dentro di me c’era solo la rabbia”.

La rabbia per?

“I miei fallimenti, tutto quello che mi è successo nella vita. Sono rimasto senza genitori da piccolo, sono rimasto da solo da piccolo. Perciò è stata una cosa un po’ traumatizzante per me. Quando ho perso anche lei, per un bicchiere di vino che ho bevuto, sono crollato. Ora sto cercando di recuperare i contatti con i miei servizi che avevo. Eris di Limbiate, la comunità. Da solo non ce la faccio”.

Ci dicevi prima che anche in comunità sei riuscito a rivivere le tue emozioni che avevi nascoste

“Sì, sono uscite tutte lì. Ora le voglio riprendere ancora in mano tutte perché così non va bene. Cerco di non pensarci, bevo il vino perché così almeno non ci penso e ho risolto il problema”.

Poi però…

“Dopo di notte non dormo perché ritornano tutte fuori, tornano tutti i pensieri. A me piace leggere tantissimo però non ce la faccio neanche più a leggere proprio perché sono veramente fuso”.

E di giorno invece?

“Di giorno mi attacco al cartone di vino così almeno non penso e non voglio pensare”.

Ma devi ancora tornare in comunità

“Sì, ho già l’appuntamento. Torno giù perché ho chiamato la mia ex operatrice e le ho detto che da solo non ce la faccio, mi dovete aiutare. Se sto qui a Como mi rovino come prima, vado con i miei 10 litri di vino, vodka, quello che mi capita. Allora adesso vediamo”.

Ha fiducia nella comunità quindi

“Non solo la comunità, a me hanno dato tantissimo queste persone che sono qui (Vicini di Strada di Como ndr.). Io le chiamo la mora e la bionda, sul cellulare le ho memorizzate così, altrimenti i nomi io me li dimentico. Sono delle persone che mi hanno sempre dato una mano in tutto, ho avuto fiducia in loro. Mi hanno detto ‘stasera devi venire’”.

Ci raccontavi anche che riesci a mettere da parte dei soldi giornalmente…

“Sì, faccio la colletta. Mi trovo al Valduce (ospedale a Como ndr.), ormai mi conoscono quasi tutti, passano”.

Ma come vedi le persone che passano?

“Sono tranquillissime guarda. Forse perché sono italiano, anche non lo sembro magari dal colore che ho (abbronzato ndr.). Oggi è arrivata anche la polizia perché non volevo litigare con questo zingaro. Ho chiamato la polizia e ho detto loro che la violenza non la voglio più”.

Perché, sei stato violento in passato?

“Molto violento”.

Ti va di raccontare qualcosa?

“Sono stato dentro in alcuni clan dove, sapete benissimo, sono stati qui a Como, dappertutto. Sono sempre stato dentro per le conoscenze che avevo. Per quello che ho girato tanti carceri, tanti ma tanti”.

Cioè riuscivi e rientravi o era la pena lunga?

“Mi portavano in giro e poi ero un po’ pazzo…”.

Cioè?

“Nel senso che ho bruciato anche una guardia in carcere. Con l’olio bollente. Ne ho combinate di tutti i colori. Sono entrato che ero minorenne con una pallottola nel sedere. Per non farmi arrestare in Svizzera sono arrivato qui in Italia e, sparando, mi hanno preso. Quando sono arrivato in Italia la pistola l’ho buttata via, sono sceso e mi hanno preso però ero in Italia. Perché una volta, quando io ero giovane, in Svizzera la galera era più tosta”.

Ora è cambiata?

“Ora fanno l’America là in Svizzera… mi faccio arrestare subito”.

Senzatetto Como

Ami il tuo prossimo? (A chiederlo è Flora, la sua storia l’abbiamo pubblicata qualche settimana fa).

“Io amo il mio prossimo come me stesso”.

Ma ami te stesso?

“Questa mi mette in difficoltà. Amo forse più gli altri che me stesso. Per questo mi stanno rompendo tutti”.

Prima devi amare te, altrimenti come puoi…

“Ma faccio fatica…”.

Che cos’è per te l’amicizia?

“È una cosa che arriva prima di me. Prima ci sono loro poi arrivo io. (Seguono simpatici aneddoti tra i presenti, poi riprende a raccontare sulla scia dei pensieri ndr.). Sono stato al teatro Sociale di Como, c’era l’incontro con i ragazzi che bevono. Vedere questi ragazzini che hanno 12 o 11 anni e sono in giro con le bottiglie delle birre… come si fa?”

Perché ti rivedi da piccolo o da questa età capisci?

“Forse perché ora ho un’altra mentalità e vedo le cose diversamente però mi rivedo io, quello che ho fatto. Ho iniziato a 12 anni con la siringa nel braccio. Capisci? A vedere questi ragazzini che sono in giro con la bottiglia della birra, sono sul pullman e stanno andando a scuola, magari bigiano per bersi la birra… è una cosa che… mi verrebbe voglia di prenderli a schiaffoni”.

Ma a te hanno preso a schiaffoni quando eri piccolo?

“Sì, ne ho prese tante io. Da tutti”.

I tuoi genitori non ti hanno più cercato?

“No, no. Loro sono andati, hanno aperto un locale vicino al paese dove abitavo in provincia di Varese. Si sono portati via mio fratello e mia sorella e mi hanno lasciato dalla nonna. Ero piccolino. Il senso dell’abbandono che ho avuto mi è rimasto”.

Ma quanti anni avevi?

“Avrò avuto 5 o 6 anni”.

Per quale motivo?

“Ero troppo piccolo per andare su, per potarmi su da loro. È andata un po’ così. C’era la casa di mia nonna e sono rimasto lì con la mia nonnina, mi ha cresciuto lei”.

Se mi ricordo bene, hai detto che ti sei sposato e hai avuto un figlio. Dov’è lui ora?

“Con la mia ex moglie. Non lo vedo più. Sono 4 anni che non lo vedo. Non lo cerco perché, potevo andare quando ero apposto perché è mio diritto andare ogni domenica. Solo che ho fatto una casa in una strada privata con tutte le villette che abbiamo costruito e sono tutti parenti di lei. Quindi loro non volevano vedermi”.

Ora quanti anni ha tuo figlio?

“Sette, è piccolino… ho nello zaino la sua foto”.

Pensi a lui…

“Hai voglia… È che non me la sento di andare. Gli ho scritto su Facebook ma non mi risponde, allora lasciamo perdere (dal profilo della ex moglie ndr.)”.

Andiamo in ordine cronologico… sei uscito dal carcere, poi ti sei sposato?

“No, sono andato in comunità poi mi sono sposato”.

Ok, e lavoravi?

“Esatto, lavoravo per una impresa edile, mi sono costruito una casa dove ora ci sono la mia ex moglie e mio figlio”.

Poi avete divorziato?

“Sì, dopo 7 anni. Io ho ripreso a bere, sono ritornato in comunità, ho smesso di bere. Poi sono uscito sperando di ritornare a casa con la mia ex moglie ma i parenti si sono un po’ lamentati e ho detto va bhè, me ne vado e sono ritornato in strada e da allora sono in strada. Ho fatto un’altra comunità dove mi sono trovato da Dio, veramente da Dio”.

Sempre in provincia di Como?

“Verso Asso, dove ho conosciuto la mia compagna. Si lavorava psicologicamente. Ora ritorno, sarò a Limbiate. Qui mi sto rovinando ancora, non ce la faccio più, un passetto alla volta. D’altronde non sono tutti disponibili subito come uno può pensare. Bisogno avere un po’ di calma per recuperare queste cose e con calma si sistemerà tutto. Ci vorrà un mese, un mese e mezzo, quello che è. Però devo ritornare giù e rimettere tutto in funzione perché la testa non sta funzionando”.

E in futuro, dove ti piacerebbe essere?

“Avere un lavoro, una casa… sto cercando di raggiungere questo obiettivo”.

Ma la strada diventa una casa?

“Non ho avuto problemi ad abituarmi ma per fortuna ho queste persone che mi hanno aiutato molto. Io sono da almeno 25 anni sulla strada. Non ho problemi, io rispetto e gli altri mi rispettano, nessuno si permette di venire da me”.

Ma stai da solo di giorno?

“No, spesso sto con Robertino (amico di strada ndr.)”.

Cos’è per te la vita?

“La vita in questo momento è la mia Juliette, non ti dico il suo vero nome…”.

Quindi l’amore?

“Sicuramente. Sono innamorato di questa persona e mi manca tanto. Non dormo di notte, non riesco a riposare”.

Come in uno specchio, di Eugenio Finardi, è la sua canzone preferita…

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