Terremoto centro-Italia: l’Europa non deve far morire la Grande Bellezza

Il nuovo terremoto nel centro-Italia ha distrutto nuovamente, non solo le case e le vite dei cittadini che hanno perso tutto, ma anche ciò che di più caro ha il nostro paese: la bellezza.

L’ultima vittima “illustre” di questo terremoto, che ha lasciato una profonda crepa (letteralmente e non) nel cuore dell’Italia è la chiesa di Norcia, intitolata a San Benedetto, patrono d’Europa. Quello che resta oggi di quella chiesa è il prospetto o poco più, il resto si è trasformato nel giro di pochi minuti in macerie, seguendo la stessa sorte toccata ad altri comuni, Amatrice in primis, distrutti anch’essi nel terremoto del 24 agosto scorso.

L’Italia trema, l’Italia piange, l’Italia spera e si adopera affinché questo incubo possa finire al più presto. Le forze politiche, a partire dal PD fino al Movimento 5 Stelle, si sono dette pronte a collaborare per far sì che l’Italia possa rialzarsi. L’Unione Europea ha già stanziato 2,6 miliardi di fondi europei per le Regioni (a fronte dei 10,4 miliardi dei fondi 2014-2020) da utilizzare immediatamente per la ricostruzione, anche se non sembrano essere sufficienti per arginare l’emergenza. Il Governo italiano chiede di più, ma Bruxelles probabilmente non concederà molto, per non creare un precedente.

L’Italia non è l’organo principale dell’Europa e nemmeno il più funzionante, ma è ricco di bellezze che rischiano di cadere una dopo l’altra da calamità o dall’inefficienza di chi dovrebbe curarsene (come il crollo della casa dei gladiatori di Pompei). Mettere in sicurezza le case, i monumenti e le città è un dovere che l’Italia ha con sé stessa, ma adesso non è più il momento di pensare, ma della ricostruzione. L’Unione Europea, come pubblicato su Twitter dal commissario europeo per gli Aiuti umanitari, Christos Stylianides, si dice pronta ad aiutare la sua costola rotta, per ridare speranza agli sfollati che vivono nelle tendopoli e che dovranno presto fare i conti con il freddo inverno, ma anche per mettere in sicurezza quel patrimonio artistico unico, vera anima dell’Italia, e preservare quella parte importante della cultura europea, che lo stesso San Benedetto, anch’esso “sfollato” dopo il terremoto, ha contribuito a preservare e tramandare. Le lacrime non bastano più.

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