Vita da mistress: “Uomini sottomessi? Questione di indole”

Il suo nome (d’arte, s’intende) è Lady Leyla. Cagliaritana di 39 anni, dal 2007 ha iniziato “quasi per caso” la sua vita da mistress. Ovvero da “donna dominatrice”, termine noto nel mondo Bdsm.

Intervista realizzata in collaborazione con Mirko Galantucci

Si presenta così…

“Ho 39 anni, ho iniziato nel 2007 quasi per caso. Frequentavo un ragazzo e una sera abbiamo incontrato degli amici tra cui c’era uno slave non dichiarato. Mi ha contattato dopo qualche mese su Facebook e ha iniziato a farmi delle domande: ‘Posso farti una ricarica? Posso venire a pulirti casa?’. All’inizio pensavo stesse scherzando, qualche termine del Bdsm lo conoscevo già quindi sapevo chi era lo slave, chi era la mistress… quindi, nel momento in cui si è posto in questa maniera gli ho chiesto se era uno slave.

Lui subito ha iniziato a interagire con me come sottomesso e per me è stato come se l’avessi fatto da sempre: ho iniziato a fargli pulire un po’ casa, a umiliarlo…. Mi ha divertito talmente tanto che mi sono detta ‘questo mondo non lo lascio più’. E da lì poi, parliamo quasi di 10 anni fa, ho iniziato ad avere schiavetti che mi facevano degli aiuti in casa, che mi lavavano la macchina… e poi sono arrivata a fare dei tour itineranti in tutta Italia partendo da Cagliari che è la mia sede”.

Per tour cosa si intende?

“Sono dei weekend o qualche giorno nell’arco della settimana in cui pubblicizzi il tuo sposamento in una città come Milano o Verona, nei vari siti che sono di annunci o Facebook o se hai un sito personale. Così slave e feticisti ti contattano per fare sessioni a pagamento”.

Cosa ti chiedono solitamente le persone e perché, secondo te, hanno questi bisogni?

“La maggior parte chiede l’adorazione del piede. È molto comune trovare uno slave anche feticista. Però capita anche di trovare un feticista che non è sottomesso quindi c’è solo l’adorazione dei piedi e quella è la pratica che mi chiedono per la maggiore. Io ho una mia idea, che ci sia un legame molto forte con la genetica. È come nascere gay: hai proprio un istinto, un impulso che avverti già dall’adolescenza, escludendo ovviamente situazioni in cui ci siano delle patologie fisiche o ci siano stati dei traumi adolescenziali.

La maggior parte vedi che è un’indole che hai dentro senza nessuna spiegazione, io penso sia proprio questione di genetica. Perché è talmente forte… Iniziano dall’adolescenza a capire che hanno qualcosa di diverso dai coetanei: magari passa una ragazza tutti le guardano il sedere o il seno mentre lui è attratto dai piedi. Allora lì si chiede qualcosa e inizia a capire di avere qualcosa di inusuale rispetto ai compagni. Quindi c’è la fase di negazione, negano questa attrazione nei confronti di parti del corpo diverse oppure l’idea di essere sottomessi. Spesso questa negazione li porta ad andare in analisi ma poi alla fine prevale la voglia di essere se stessi. Quindi, a prescindere dagli stereotipi in cui vivono, magari si fanno una famiglia, hanno una compagna, una moglie però la voglia di essere sottomessi o andare a leccare i piedi è talmente forte che mettono a rischio la loro situazione famigliare”.

Ma in generale si tratta di adorazione dei piedi o ci sono anche richieste più forti?

“Ci sono anche richieste come torture, sadomaso… io per esempio non faccio né clinical, né scatting, quelle sono pratiche con aghi che non mi interessano e non mi divertono, neppure i giochi con le feci mi interessano”.

Quindi tu in generale cosa preferisci?

“Io sono più che altro per una dominazione psicologica. A me piace dominare la mente. Quindi tutte le pratiche che faccio come fulcro devono avere la dominazione psicologica. Dominazione e umiliazione. Poi, in base a chi ho davanti, si crea una sorta di empatia. In base ai suoi limiti (che io richiedo prima e verso quali pratiche è più portato), poi curo la sessione e in base anche a quello che piace a me in quel momento”.

Allora ci sono dei limiti?

“I miei limiti li conosco già, sono decisa e so quello che voglio fare e non fare e stabilisco io. Chiedo a loro i loro limiti, c’è a chi non piace lo strap-on se sodomizzato, oppure lo spitting ovvero essere sputato. Allora io non vado oltre. In questo caso però si parla di schiavi da sessione. Se si parla di schiavi personali è diverso: sono io che decido qualsiasi cosa, non paghi le sessioni quindi mi devi servire e riverire in base alle mie esigenze”.

Gli schiavi personali non pagano?

“No, sono miei servi a prescindere. Li chiamo quando mi servono e vengono. Ho bisogno di un autista, ho bisogno che mi pulisca casa, ho bisogno che mi porti la spesa, che vada a prendere la mia amica e me la porti ad esempio”.

Insomma non ti sembra di sfruttarli o far loro del male…

“Sono loro che cercano me perché io, alla fin fine, faccio loro del bene. Io li faccio stare bene. Loro mi contattano perché hanno bisogno di stare bene e l’unica persona che li può fare stare bene sono io. Quindi, alla fine, io faccio del bene. Sembra un controsenso ma io do piacere a queste persone. Loro lo danno a me perché a me piace la sensazione del potere, di manipolare, interagire con la psicologia.

Mi è stato chiesto di fare la schiava per 15 minuti per 500 euro ma ho rifiutato. Mi sarei sentita sporca, vado contro il mio essere. A me piace essere servita e riverita e loro provano piacere nel vedere me compiaciuta quindi alla fine siamo tutti contenti”.

C’è equilibrio…

“Sì c’è equilibrio certo”.

Anche donne?

“No, io sono una fautrice del femdom quindi della supremazia femminile nei confronti del sottomesso, dell’uomo. Quindi non ho mai voluto una schiava donna, non riuscirei nemmeno a sottometterla, non mi interessa”.

A quale fascia di età appartengono le persone che ti contattano?

Dai 15 anni su anche se io giustamente non li accetto però a quell’età iniziano i primi approcci. E poi fino ai 60. Non c’è fascia di età, non c’è ceto sociale, non c’è ubicazione territoriale. Per quello dico che è questione di genetica.

Considera che i musulmani hanno un approccio di sottomissione verso la donna: ho anche dei musulmani che mi contattano per essere sottomessi da me. Vanno contro la loro religione, il loro stile di vita perché è talmente forte questo bisogno che devono sentire il piacere”.

Quindi puoi avere dei rapporti con delle persone per anni oppure ti contattano per un incontro…

“Ho rapporti con i miei slave da anni e addirittura è capitato che sia nata un’amicizia talmente forte che ora sono dei miei migliori amici anche perché si è instaurata un’imtimità forte, io conosco i suoi segreti più intimi quindi ci lega questo contatto che abbiamo avuto. Mi è capitato varie volte che la situazione evolvesse così”.

Però rimane sempre il rapporto di sottomissione?

“No, in quel caso lo vedo come un amico e basta. Infatti per me è difficile sottomettere gli amici, non devo conoscerli. Se è un amico con cui vado a mangiare, a bere, faccio le vacanze… non ci riesco. Domino chi vuole essere dominato, chi non vuole essere dominato non lo domino altrimenti sarebbe una violenza”.

Mistress

Chi sa di te, giudica?

“No, molti mi invidiano”.

Ma nella vita di tutti i giorni cosa fai?

“Faccio una vita, tra virgolette, normale. Lavoro in un asilo, non come maestra. Ho una figlia di 11 anni, sono single da quando lei aveva un anno e quando sta con il papà posso organizzare le mie sessioni, i miei tour, la mia vita privata”.

Tua figlia sa di te?

“No, ma percepisce che c’è qualcosa. Magari mi sente parlare al telefono in maniera aggressiva e pensa che siano gli spasimanti. Oppure mi dice ‘vorrei le cotolette di pollo’. Io le dico ‘vedrai che tra mezz’ora arrivano, viene il garzone’. Dopo mezz’ora vado ad aprire, me le lasciano sul pianerottolo così la bambina non li vede. E io faccio vedere a mia figlia che è arrivato quello che ha chiesto e le dico ‘ti auguro di avere anche tu questi garzoni quando sarai grande’”.

La tua famiglia lo sa?

“Mia madre sì. Le ho spiegato bene: molti pensano che le mistress siano escort ma noi non facciamo sesso, assolutamente. Dominiamo mentalmente. L’unica cosa fisica che concediamo è l’adorazione dei piedi e li facciamo spogliare nudi, così si sentono molto più umiliati e giochi su quello ma loro sono felici. Li fai stare nudi, a 4 zampe e quindi io li vedo nudi ma loro non vedono nuda me”.

Quindi non ti hanno mai fatto richieste sessuali?

“Qualcuno sì ma era un novizio che ancora non conosceva bene come funzionasse. Alcuni hanno anche l’istinto di volerti avere… Lì dipende dalle richieste (ride ndr.)”.

Non hai paura che qualcuno ti faccia del male?

“No, hanno paura loro. Lo faccio da tanti anni e mi accorgo subito. Li testo a livello di chat, a livello telefonico. Li esaspero. O hai veramente l’indole e devi sottostare a un certo tipo di provocazioni. Se non ce l’hai l’indole allora vieni fuori e io capisco subito che tu non sei da prendere in considerazione. Faccio giochi in questo senso per capire se è il caso di farlo venire o meno”.

Insomma non rischi di trovarti sola con un pazzo che ti accoltella?

“No infatti. So già, lo faccio dal 2007 quindi ho imparato a tarare. Poi non si sa mai… spero non mi capiti mai una situazione di pericolo però la maggior parte delle volte sono loro che tremano”.

Fino a dove arriveresti?

“Qualcuno mi ha chiesto anche la castrazione definitiva e non lo farei mai. Con tanto di contratto di avvocato con esoneri da ogni tipo di responsabilità ma non lo farei mai… così ti rovino a vita. E poi non mi piacciono le fuoriuscite ematiche come non mi piacciono gli odori nauseabondi”.

 Li ricevi in casa tua?

“No, in casa faccio venire solo due schiavi. Uno è il mio schiavo sardo che mi sistema gli abiti e fa un po’ di tutto e poi un altro schiavo personale. Per gli altri ho un appartamento esterno in affitto perché non voglio mischiare la mia vita privata, mia figlia, con loro. Ci sono schiavi che vengono anche da 300 km di distanza”.

Ci sono anche dei locali però…

“Sì, ad esempio a Milano ho un’amica che ha un Dungeon. Sono delle stanze attrezzate per fare delle sessioni Bdsm come con gabbia, gogna, fruste, strumenti di torture varie. È un ambiente un po’ austero. Quindi a Milano questa amica mi presta il suo Dungeon. Ho incontrato delle persone fantastiche in questo mondo. Non è tanto il fatto di dominare, è proprio il fatto che conosci persone belle che a me hanno dato tanto. Ho fatto talmente tanti incontri e sono nate bellissime amicizie”.

Quindi non hai mai avuto giudizi negativi da nessuno?

“No, solo in chat, o qualcuno su Facebook fa qualche battuta. Alla fine i miei amici sanno, mia mamma lo sa e le ho spiegato bene come funziona. Poi magari ne parlano dietro, non so ma le persone con cui ne parlo rimangono affascinati. Molte volte coinvolgo anche le mie amiche, è capitato di fare sessioni con le mie amiche. All’inizio erano restie… poi hanno iniziato a chiedermi quando sarebbe stata la prossima sessione. Quando ne parlo con gli amici maschi, mi chiedono se cerco loro delle schiave. In quel caso si chiama di master, versione femminile delle mistress”.

Il prezzo come lo decidi?

“Nella mia sede a Cagliari visto che non devo prendere aereo, pagarmi hotel e balle varie (anche se quando mi sposto c’è sempre uno schiavo che si occupa dei miei spostamenti come location e tutto il resto) ho un altro prezzo. Se vogliono pagare quanto pagano a Cagliari, vengono loro a Cagliari… Il prezzo però non posso dirtelo. Posso dirti l’età delle persone che vengono da me ma non le tariffe”.

La cosa più strana che ti hanno chiesto di fare?

“Per me ormai è diventato tutto usuale, non c’è più niente di strano. Lo faccio da tanti anni e ormai è diventato tutto normalità”.

E in futuro come ti vedi?

“Lo farò fino a che ne ho voglia… poi la vita ti riserva tante situazioni. Sono una che si vive i momenti in base a quando voglio. Non programmo molto. Questo stile di vita di certo mi accompagnerà per tutta la vita. Magari smetterò di fare le sessioni, questo sì. Però sono sicura che la mia vita sarà sempre circondata da sottomessi che mi accudiscono e servono”.

Insomma questo vuol dire che è anche una tua indole

“Sì. Io da piccola avevo un padre molto dominante e mia sorella maggiore era più sottomessa di me. Quando mio padre doveva rimproverarla, io mi mettevo in mezzo da scudo. Penso sia per merito o colpa sua che era molto forte caratterialmente: io lo contrastavo. Questa cosa la percepiva e lui la rispettava. Più io facevo così, più lui mi rispettava. Quindi al posto magari di mettermi in riga ha fatto in modo che questo mio modo di fare da bambina sia cresciuto e mi abbia dato soddisfazioni”.

Invece tua mamma come si comportava con te da bambina?

“Mia madre era adorabile…”.

Come fai a gestire i tuoi spostamenti per l’Italia con il tuo lavoro all’asilo?

“A scuola tra ponti, ferie, vacanze, riesco sempre ad organizzarmi. Di solito mi sposto nei weekend, parto magari il giovedì sera e torno domenica o lunedì mattina andando direttamente a lavoro. Riesco ad incastrare bene”.

Tua figlia cosa sa mentre sei via?

“È abituata ai miei spostamenti, lei sa che alla mamma piace molto viaggiare e voglio che anche lei, da grande, viaggi molto e si faccia esperienze all’estero e che esca dal mondo chiuso della Sardegna. Il papà cerca di ostacolarla in questo, è molto chiuso e non sa nemmeno di me, non ne abbiamo mai parlato e mai ne parleremo. Potrebbe usare questa cosa contro di me, meglio evitare.

Questo giornale è una bella iniziativa, è giusto cercare di fare capire alla gente. Meno ne parli, più tabù ci sono. Basta nascondersi. Ci nascondiamo perché non siamo capiti, specialmente i sottomessi. I miei amici lo sanno ma non posso dirlo così tanto facilmente”.

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