Adolescenti omosessuali e transessuali più a rischio suicidio. Lo dimostra uno studio

Il rischio di suicidio e di comportamenti pericolosi per la vita è più elevato tra gli adolescenti appartenenti alle minoranze sessuali. Tre volte e mezzo di più. Questo a causa di un maggior rischio di isolamento, esposizione alla violenza e stigmatizzazione.

Lo dimostra lo studio “Estimating the risk of attempted suicide among sexual minority youths” dell’Università di Milano-Bicocca pubblicato sulla rivista JAMA Pediatrics.

Per la prima volta, infatti, gli studiosi hanno voluto valutare la percentuale di suicidio tra adolescenti omosessuali, bisessuali e transessuali o, meglio, tra i giovani LGBT. Mentre il dato di partenza, a tutti già noto, è che il suicidio è la seconda causa di morte tra gli adolescenti, a livello mondiale.

A realizzare lo studio è stata Ester di Giacomo, psichiatra e dottoranda in Neuroscienze del gruppo di ricerca guidato da Massimo Clerici, docente di Psichiatria e direttore della scuola di specializzazione in Psichiatria dell’Università di Milano-Bicocca.

Per procedere, i ricercatori hanno preso in esame 35 studi accademici sul tema e un campione di quasi due milioni e mezzo di adolescenti tra i 12 e 20 anni, di dieci nazionalità diverse. Dall’analisi è risultato che gli adolescenti appartenenti al gruppo complessivo delle minoranze sessuali mostrano un tasso di rischio di suicidio (OR=3.50) superiore alle tre volte e mezzo rispetto ai loro coetanei eterosessuali.

La valutazione del rischio di tentato suicidio è stata analizzata anche all’interno di ogni gruppo di minoranza sessuale. I dati dimostrano che gli adolescenti transgender sembrano i più afflitti dal fenomeno (OR=5.77), seguiti dai bisessuali (OR=4.87) e dagli omosessuali (OR=3.71).

Diversi i motivi che portano i ragazzi al suicidio. Tra i più frequenti: tentativi di suicidio precedenti, una storia di malattia psichiatrica, specialmente depressione, psicosi e alcuni disturbi di personalità, ed essere vittime di bullismo, abuso e trauma infantile.

Come spiega Di Giacomo, tra questi fattori di rischio: «La sessualità e le problematiche legate sono state indagate, in particolare, in relazione ad abuso e identità di genere. Quest’ultima fa parte dell’“io” e contribuisce al pieno sviluppo di un essere umano adulto. Anche se le sue radici affondano nell’infanzia, l’orientamento di genere si esprime pienamente durante l’adolescenza, soprattutto a causa dell’inizio del desiderio sessuale. Gli adolescenti omosessuali, bisessuali e transgender sono generalmente a più alto rischio di isolamento, esposizione alla violenza, e stigmatizzazione, sia autoinflitta che inflitta da pari o familiari».

Insomma, parlare di diritti civili, di rispetto del diverso, di accettazione delle minoranze sessuali non è una moda. Piuttosto una necessità viva e presente. E così gli studiosi della Bicocca accompagnano il loro studio con una riflessione che sia da stimolo positivo verso la società: «Dati tali risultati, una maggiore consapevolezza ad opera dell’opinione pubblica e un adeguato sostegno centrato su sforzi di inclusione e de-stigmatizzazione dovrebbero essere obiettivi dei Piani progettuali nelle aree della Pubblica istruzione e della Sanità».

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