Angelo de Pascalis, il (vero) poeta di “Sei bella. E non per quel filo di trucco”

La viralità nell’epoca del web dà vita a episodi davvero singolari. Furti di idee, fake news, 15 minuti di celebrità. Ma cosa prova un autore che vede associare alle proprie parole il nome di un altro “grande” defunto? Questo è ciò che Angelo de Pascalis ha vissuto, l’espropriazione delle sue parole, non da parte di Alda Merini, ma del web.

Non tutto il web tuttavia è un luogo di falsità, ci sono anche sguardi che, attraverso questo strumento, cercano di raggiungere la verità delle persone per dare voce alla loro esperienza.

Abbiamo finalmente conosciuto l’autore di “Sei bella. E non per quel filo di trucco”, una poesia di grande successo perché diretta e parla a tutti coloro che sanno guardare la bellezza delle donne, riconoscendo, come fa Angelo, la loro forza e il loro coraggio. Soprattutto in questo periodo dominato da una cronaca che sempre più spesso riporta episodi agghiaccianti. Quindi, in occasione anche della giornata contro la violenza sulle donne ( il 25 novembre scorso), pubblichiamo l’intervista di Angelo che con speranza, bellezza e le sue poesie, fa riflettere tutti noi su quanto l’anima si debba allenare.

Chi è Angelo de Pascalis?

« Nella vita mi sono occupato di assicurazioni e lavoro da 30 anni per Generali Italia, adesso ho 50 anni. Da quando avevo 9 anni ho abbracciato la passione per la radio e ho fatto lo speaker radiofonico. Mi piaceva tantissimo l’idea di comunicare.

Mi sono appassionato di scrittura, inizialmente scrivevo cronaca per la Gazzetta del Mezzogiorno, l’ho fatto per 8 anni. Mentre la mia vita lavorativa procedeva nel settore dell’economia e della finanza, coltivavo l’hobby della radio. In seguito ho abbracciato quasi per gioco la scrittura, la saggistica, la poesia e la prosa, fino ad arrivare alla pubblicazione del mio libro “Sotto il vestito l’anima” (luglio 2019).

Ho cominciato quasi per gioco, leggevo poeti e scrittori famosi tra cui Márquez e Coelho e da lì mi è venuta l’idea di scrivere qualcosa di mio, da leggere e da recitare tra un disco e l’altro nel programma che andava in onda in radio, dalle 10 a mezzanotte. Ho capito che questo mi faceva stare bene.

Non potendo dedicarmi alla radio, a causa del tempo che mi mancava, mi sono impegnato nella scrittura, attività che potevo portare avanti anche da casa. Ne ho approfittato per dedicarmici ancora di più, avvantaggiato dal flusso dei social. Perché i social riescono a dare una maggiore visibilità rispetto a quanto non fosse possibile prima.

Quindi ho iniziato a scrivere dei pezzi, degli aforismi, il romanzo e diverse poesie. In quel momento ho capito che la poesia riusciva a sposare la mia voglia di musica – una voglia che conserverò sempre – con l’esigenza di comunicare. La mia poesia “Sei bella” è stata anche presa da alcuni musicisti, ci stanno lavorando per musicarla».

Da dove è nata l’idea di “Sei bella. E non per quel filo di trucco” ?

«”Sei bella” nasce come tutte le mie creazioni, così all’improvviso. Non c’è stato un momento in cui ho deciso di scrivere qualcosa riguardo alla donna. La donna per me è sempre il soggetto preferito perché amo la bellezza femminile a tutto tondo, a 360 gradi. Mi piace soprattutto studiarne le particolarità.

Molti mi chiedono come faccio a capire così profondamente l’animo femminile e magari sospettano che questo possa derivare dal fatto che ho avuto molte “conoscenze”. In realtà questo in parte è vero ma non è il motivo. Avendo io una spiccata sensibilità molto vicina a quella femminile, mi basta semplicemente parlare di me in prima persona e capire quali sono i miei punti deboli e di forza, per poi metterci il femminile solo “di fatto”. Posso parlare di me come se stessi parlando di una donna.

Quando l’ho scritta? In un pomeriggio in cui avevo voglia di dedicare qualcosa di bello. Io sono sempre per le cose belle… l’anno scorso, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, ho partecipato a un incontro organizzato da un centro al quale mi avevano invitato. Ci sono andato volentieri e sono stati felici di potermi dire: “Basta con i messaggi negativi”.

Sicuramente bisogna prendere coscienza di quanto avviene attorno alla donna, ma per quello c’è la cronaca. Noi poeti e scrittori abbiamo un ruolo importante, dobbiamo essere portatori di bene, positività e bellezza.

Quella è la cura che può servire alla donna per rialzarsi: credere in se stessa, nella sua bellezza, nella sua forza e nel suo coraggio, soprattutto. Le donne hanno il coraggio di fare tutto e poi la forza viene. Insomma, per scrivere “Sei bella” ho iniziato quasi per gioco, come tutte le cose. Ho cercato un attacco e poi le parole sono venute naturalmente.

Ho pensato a mia moglie, cercavo di studiarla, interrogando questa donna che non ama truccarsi più di tanto. È molto semplice e quasi schiva, tranne in alcune occasioni, quindi la sua bellezza nella vita di ogni giorno, è quella che abbiamo scritto insieme. È una poesia maturata un po’ tra le mura domestiche, un po’ ispirandomi alla figura di mia moglie, un po’ a quella di mia madre, che ritengo una donna di una certa bellezza. Tutti sanno che la mamma è di una bellezza sovrumana. L’ispirazione è venuta quindi da queste due figure femminili che mi sono accanto».

Come ti ha influenzato la fake news sull’attribuzione ad Alda Merini della tua poesia? Cosa ne pensi?

«Questa è una domanda molto interessante e ti spiegherò tutto ciò che è successo dentro di me. Non mi piace ostentare umiltà perché, chi si mostra umile, magari non lo è realmente. Io invece sono una persona umile e semplice. Nel momento in cui mi sono visto piombare addosso il nome di Alda Merini, associato a qualcosa realizzato da me, è stato tutto irreale e ho pensato: “Che bello!”.

Alda Merini è un punto di riferimento, mi dà un po’ fastidio che all’epoca nessuno la comprendesse mentre oggi tutti la citano. Quindi, quando “Sei bella” è stata attribuita a lei, ho scherzato e ho detto: “Vabbè, quando non ci sarò più, diventerò famoso” (ride n.d.r).

Poi questa vicenda ha iniziato a prendere piede e ho visto l’attaccamento morboso per la poesia da parte di tutti. Bisogna specificare che la poesia non è più mia: nel momento in cui la scrivo e la pubblico, se ne va e non mi appartiene più. Appartiene alla gente che la legge e si emoziona.

Però, nel momento in cui ho visto che la poesia circolava e coinvolgeva molto, quando ho ricevuto chiamate da critici letterari e da persone che mi dicevano “impossibile, quella è tua? Bellissima“, mi sono interrogato: “Se sono solo capace di scrivere queste rime, perché perderne la paternità?“. E tra l’altro, chiaramente, nessuno degli eredi di Alda Merini l’ha rivendicata.

Dopotutto non avrebbero potuto, anche vedendo lo stile… è molto più simile a quello di Neruda. Alda Merini è più cruda, a volte, quando scrive. Chi la conosce e la studia lo sa. Ma per la massa, il fatto che si pensi ad Alda Merini fa figo… far girare il messaggio Whatsapp con il nome Alda Merini è diverso. Angelo de Pascalis chi lo conosce?

Ecco, dopo queste riflessioni ho iniziato a provare un po’ di rabbia, sempre moderata comunque. Vero, oggi ho la possibilità di arrivare agli altri attraverso le mie parole, pur stando in un paesino di 10mila abitanti in provincia di Lecce, sperduto, dove non passa nemmeno la diligenza. Però c’è anche questo inconveniente dell’errata attribuzione della mia poesia che guasta un po’ la gioia.

Altri partner importanti, sui social, mi hanno dato una mano perché mi conoscevano e sapevano che la poesia era mia. Però non ho fatto altre mosse, non mi piaceva l’idea di andare per vie legali è una cosa che trovo aberrante.

Alcuni invece mi hanno chiesto perché me la prendo. “Non importa se è della Merini o tua“, hanno detto. Ma in realtà è brutta questa situazione: quelle parole le hai scritte tu, a casa. Era il marzo 2017 quando l’ho scritta. Io mi ritengo un ritrattista d’anime e lo faccio con le parole ed è come se avessi fatto la fotografia di un’immagine, poi si scopre che quell’immagine è stata fotografata da Alda Merini. 

Per carità, resto sempre con i piedi per terra. Sono cose che possono succedere, non mi sono mai arrabbiato più di tanto. Se è possibile ristabilire un po’ di verità, mi fa piacere».

Dal punto di vista di un uomo sensibile, come ti definisci tu: perché, secondo te, molti uomini sono violenti?

«Secondo me è una questione di allenamento. Noi nasciamo tutti con delle qualità. Io per esempio sono una persona molto magra e sono nato così, senza muscoli. Se invece di chiudermi per 40 anni in una radio avessi coltivato la passione per uno sport, avrei avuto un fisico migliore. Con qualche muscoletto o senza la curvatura della schiena così accentuata. Questo mi ha portato degli acciacchi, come il mal di schiena. Se devo pagare le conseguenze, sono queste. Se vado in spiaggia, dicono: “Guarda quello quant’è magro”.

L’allenamento è sicuramente importante ma ne esiste un altro tipo. L’allenamento dell’anima. Se gli uomini credono di poterselo risparmiare, sbagliano.

Una volta, per esempio, una persona del mio paese mi fermò e mi disse: “Devo farti i complimenti per quello che scrivi, sono veramente cose bellissime. Ma io non metto mai i like e non commento perché ti commentano solo le donne. Mi vergogno”.

Devi vergognarti? L’unico sport che ho fatto io è stato la danza. Non ci andavo perché c’erano donne e volevo “cuccare”, ci andavo perché l’unico movimento che potevo fare è con la musica.

Non approvo, ma capisco: gli uomini non hanno questo allenamento e pensano che queste siano “cose da femmine“. Io da piccolo giocavo tranquillamente a cucinare con la macchinetta del caffè, preparavo da mangiare e tanto altro, invece oggi sento persone preoccuparsi per i giochi dei propri figli: “Vorrebbe la cucina, ma è un maschietto quindi gli compro i dinosauri“. C’è un po’ di ignoranza da questo punto di vista. 

Non ho neppure mai giocato con un fucile perché sono obiettore di coscienza. E mi piacciono le donne. I tipi di gioco, gli interessi personali, gli hobbies, non hanno nulla a che fare con l’orientamento sessuale ma nella cultura popolare ci sono schemi molto rigidi. Io invece sono sempre stato abituato a non vergognarmi mai di allenare la mia sensibilità, mi sono spinto in avanti e mi sono allenato.

Per un anno e mezzo, fino a un anno fa, andavo tutti i giorni, all’alba, a fare una lunga camminata al mare (vivo a 15 km dalla costa adriatica del Salento). Non per camminare ma per riprendere energia. Respiravo l’aria di mare per allenare la mia sensibilità, dovevo portare la mia anima a fare allenamento.

Alcuni vanno a correre per perdere un po’ di chili e non pensano a questo. Quindi è solo una questione di allenamento, se uno prende una strada designata, è difficile che poi abbia con sé la possibilità di gestire la rabbia. Perché è di quello che si tratta: tutti abbiamo delle emozioni, ma saperle gestire è un’altra questione. Io non mantengo sempre la calma, sono umano e a volte mi arrabbio, oppure sono critico, ma certi comportamenti (come alzare le mani) non li assumo. Dipende da quanto si è investito sulla propria possibilità di gestire ciò che si ha dentro. Ce l’abbiamo tutti. Alcuni imparano a gestire i pesi e sollevarli, io probabilmente no, mi romperei la schiena. Ma per quanto riguarda la gestione della rabbia, conto fino a 150 per calmarmi. Non si nasce violenti, né la responsabilità potremmo attribuirla ai genitori».

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

«Dato che gli aforismi venivano bene, ma volevo cimentarmi con un racconto, ho composto un libro di 239 pagine di cui 100 circa di romanzo e 100 di poesie e aforismi. Ho cercato una via di mezzo. Il libro sta avendo dei buoni riscontri e sto cercando di capire se la storia contenuta nel romanzo piace e… sta piacendo. Quindi cercherei di mantenermi nel mezzo, di inserire delle poesie anche nella continuazione del libro.

Mi piacerebbe continuare su questa strada della descrizione della vita femminile e ho pensato anche di scrivere un romanzo in cui si raccontano quattro o cinque storie di donne. Pensavo ad esempio a “La rivolta dei sogni“: metterei un po’ di storie di donne, sto lavorando su quello. La rivolta dei sogni si riferisce a una rivincita ottenuta da ogni protagonista, come riuscire a conquistarsi una posizione lavorativa o un’indipendenza nella vita sentimentale. Insomma, donne in rivoluzione. Storie di rinascita sotto diversi aspetti. Le poesie si riscrivono ma, quando parto con romanzare, so quando inizio ma non quando mi fermo…».

La canzone che associ a sei bella? 

«Se devo associare una canzone a sei bella direi “Tu sei Bella” di Biagio Antonacci. Mi piace molto perché ritengo che lui sia molto vicino al mio modo di scrivere. Tra l’altro siamo anche in contatto e lui, più volte, ha condiviso delle mie frasi sui suoi social. Quindi mi ritengo vicino a lui, anche se all’inizio ero più coinvolto da Claudio Baglioni. La prima cosa che ho pensato quando ho scritto la poesia è stato il suo pezzo».

Leggi qui la poesia “Sei Bella. E non per quel filo di trucco

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