Antonio Kobler un artista a Ratisbona

Antonio Kobler è nato a Milano da madre italiana e padre tedesco, ma nella città del Duomo, del Castello Sforzesco e dei Navigli ci resta solo poche settimane. La famiglia si trasferisce in Baviera e lui cresce dove vive e lavora il padre medico. Sua madre era una brava pittrice milanese, il nonno disegnava molto bene. C’è un proverbio che dice “il frutto non cade mai lontano dall’albero” e questo proverbio calza a pennello per Antonio che eredita il talento artistico della sua famiglia italiana. Infatti, fin da piccolo ha le idee chiare sul suo futuro e dimostra uno spiccato interesse per il disegno, passione che seguirà più tardi, quando da giovane uomo vuole approfondire e migliorare le sue capacità artistiche e frequenta l’Università nella facoltà di Storia dell’Arte. Comincia da studente a lavorare come guida turistica al Duomo per i turisti tedeschi, poi un bel giorno la sua vita prende una svolta decisiva: partecipa a una festa cittadina come caricaturista e ha molto successo. La gente fa la fila davanti al suo banchetto per farsi ritrarre e portare a casa un bel ricordo. Questa attività, iniziata quasi per gioco, diventa una sua professione fissa per molti anni. Inoltre, Antonio lavora come insegnante di Storia dell’Arte in un liceo privato e come organizzatore di mostre ed eventi artistici nell’Associazione di Arti e Mestieri. 

Ora Antonio vive con la sua famiglia a Ratisbona, nella parte centrale della Baviera, e anche qui c’è un Duomo famoso, il Castello dei Thurn und Taxis e un canale artificiale. In fondo tutto il mondo è paese! E quando gli chiedo da dove viene il suo talento di disegnatore, sorridendo dice: “Penso che l’ho ricevuto durante l’allattamento, con il latte materno”. Ma vediamo cosa risponde alle altre domande. 

Foto apertura © Julia Knorr

Ciao Antonio, vuoi presentarti alle nostre lettrici e ai nostri lettori? 

Sono Antonio Kobler, sono nato nel 1957 a Milano, ma in quella vivace città ci sono rimasto solo 8 settimane, poi mia madre – che voleva che i suoi figli nascessero a Milano – è tornata a Monaco dove mio padre lavorava come medico internista in ospedale. Ora abito a Ratisbona con mia moglie Sabine e le mie due figlie, Sara e Lidia.  

Hai qualche ricordo d’infanzia a Milano? 

Sì. Durante la mia infanzia passavo quasi tutte le estati a Milano dai nonni che abitavano vicino ai giardini pubblici. Mi piaceva molto andare ai giardini pubblici con mia nonna. Mi ricordo che facevo le corse con i pattini a rotelle e dopo andavamo a comprare il “lattemiele”. Era un cono dentro al quale c’era la panna montata (con il miele) e sopra c’era una spolverata di cannella. Ricordo ancora il gusto, era buonissimo. Mi ricordo anche l’atmosfera di Milano d’estate, il caldo che faceva fondere l’asfalto nel quale sprofondavano i tavolini e le sedie di metallo davanti ai bar e un inconfondibile e sublime profumo di caffè nelle strade. 

Tua madre era italiana e tuo padre tedesco, parlaci un po’ di loro. Come si sono conosciuti? 

Mia madre era italiana, di Milano, mio padre era tedesco e veniva da una città vicino a Stoccarda. Si sono conosciuti attorno alla metà degli anni ’50 in vacanza all’Isola del Giglio. Mio padre aveva appena finito gli studi di medicina e come molti vacanzieri tedeschi incominciavano a fare, diresse anche lui la sua vecchia auto verso sud, verso l’Italia, felice di immergersi nel bellissimo mare mediterraneo. I miei genitori dopo il primo incontro si sono scritti molte lettere, poi si sono rivisti ancora durante le vacanze e così è nato l’amore. Dopo qualche anno si sono sposati a Milano. Io sono il figlio maggiore, ho un altro fratello, (Peter) Piero e avevo una sorella, Maria Cristina. 

Raccontaci qualcosa di tua madre e della sua famiglia

Mia madre si chiamava Lidia e aveva una sorella di nome Jole, la nonna si chiamava Ida e il nonno era il ragionier Carlo, nativo di Oggiono (Lecco). Era un signore molto bravo e intraprendente che nel primo dopoguerra era riuscito a mettersi in proprio, ad aprire una ditta di importazione e ad avere molto successo negli affari. La maggior parte dei suoi fornitori era tedesca, la ditta aveva una vastissima offerta di prodotti tedeschi, da lui si poteva comprare di tutto, da un pianoforte a una matita. Non faceva mancare niente alla famiglia, figurati che anche in tempo di guerra loro avevano il caffè. Nonno Carlo andava regolarmente alla Fiera di Lipsia, che già allora era un punto di incontro degli uomini d’affari di tutto il mondo. Conosceva molti fornitori tedeschi che con il tempo sono diventati anche buoni amici e grazie a loro alcune tradizioni tedesche sono entrate anche nella sua famiglia. Il Natale, per esempio, a casa loro veniva festeggiato con la corona dell’Avvento. Io ho ancora alcuni degli articoli di cancelleria che lui vendeva, delle matite, al giorno d’oggi sono pezzi di antiquariato. 

Da sinistra: la moglie Sabine, la figlia Sara, Antonio, la figlia Lidia, di ritorno da un viaggio in Italia
Da sinistra: la moglie Sabine, la figlia Sara, Antonio, la figlia Lidia, di ritorno da un viaggio in Italia

Quindi il nonno poteva esaudire ogni desiderio sia dei suoi clienti che della sua famiglia. Giusto? 

No, purtroppo non ogni desiderio. Senza dubbio la mamma è cresciuta in una famiglia benestante, ma seguiva dei severi principi di vita. Vivevano piuttosto ritirati, uscivano solo per andare a teatro o all’opera. Nonno Carlo era il classico capofamiglia italiano che prendeva le decisioni per tutta la famiglia. Infatti, non diede la sua approvazione a un grande desiderio di sua figlia Lidia, quello di frequentare l’Accademia di Belle Arti di Brera. Diceva che quelli erano tempi difficili per le donne. Mia madre ha avuto senza dubbio una vita agiata, penso però vivesse in una gabbia, era una gabbia d’oro, ma era pur sempre condizionata da questa gabbia. 

A mio nonno piacevano l’arte e la cultura, tanto che sovvenzionava alcuni pittori, comprando i loro quadri, fra l’altro anche di qualità. Però riteneva che, in un ambiente così libero come secondo lui era la bohème artistica milanese e consapevole dei problemi economici della vita dei pittori, mia madre dovesse entrare nell’insegnamento, come aveva fatto la sorella Jole. La sorella però era portata fin da giovane più alle lettere che alle arti figurative. 

C’era in famiglia qualcuno che si interessava di arte? 

Mio nonno amava molto il disegno, ma era molto preso dal suo commercio e dai suoi affari. Io fin da bambino guardavo con ammirazione un suo grandissimo disegno fatto con il pennino e l’inchiostro, era la copia di un quadro di Francesco Albani esposto alla Pinacoteca di Brera. Aveva cominciato il disegno da giovane, quando non era ancora sposato e lo ha quasi finito. Poi è stato incorniciato e appeso nella sala da pranzo dei nonni a Milano, adesso è nella casa dei miei genitori. La passione per l’arte l’aveva anche mia madre che secondo me era una bravissima pittrice.  

È andata a San Pellegrino da un pittore abbastanza conosciuto, Adriano Bogoni e frequentava la sua Accademia del paesaggio a Malcesine. 

Quando è nata in te la passione per il disegno?

Beh, penso sia nata dal momento in cui sono riuscito a tenere in mano una matita. Quando facevo la prima elementare oltre a scrivere delle brevi frasi volevo anche disegnare quello che scrivevo. Per esempio: “Siamo in autunno e cadono le foglie. Sotto l’albero ci sono le castagne”. Ho chiesto a mia mamma di fare anche il disegno di quello che avevo scritto. E lei mi ha aiutato. Così ogni volta che facevo i compiti a casa mi piaceva concluderli con un bel disegno. Mia madre mi ha insegnato a fare dei disegni molto semplici, poi ho iniziato a osservare le cose e a copiarle in modo sempre più realistico. In questo modo ho cominciato a scoprire il mondo e poi mi sono orientato verso vari stili figurativi partendo dal Rinascimento. Mi ricordo che copiavo continuamente gli studi di pieghe di Leonardo da Vinci. 

Ci hai detto che la tua famiglia si è trasferita a Monaco. Hai trascorso lì tutta la tua infanzia?

No, ci siamo trasferiti alcune volte per motivi di lavoro di mio padre. All’inizio abitavamo in centro a Monaco, lì ho fatto i miei primi passi, poi ci siamo trasferiti in periferia in una casa con un grande giardino e vicino c’era anche un bosco. All’età di 8 anni ci siamo trasferiti a Neuburg an der Donau, è una città a circa 80 km a nord di Monaco, lì ci sono rimasto fino a quando avevo 20 anni. Ho frequentato il liceo classico, perché ho seguito il consiglio di mio padre che mi ha detto che il greco è la radice linguistica di molte lingue europee, ed effettivamente aveva ragione. Già da ragazzo ero molto interessato ai temi filosofici e artistici. Poi mi sono trasferito a Ratisbona dove ho frequentato l’Università nella facoltà di Storia dell’Arte e Filosofia, in questa città vivo ancora adesso con la mia famiglia, con mia moglie Sabine e le nostre figlie Sara e Lidia (Lilli).  

Lidia e Sara Kobler imitano il famoso quadro di Friedrich Oberbeck – Italia e Germania.
Lidia e Sara Kobler imitano il famoso quadro di Friedrich Oberbeck – Italia e Germania.

Com’è stata la tua vita con una madre molto legata all’Italia e un padre tedesco?

Era una situazione interessante per me e anche coinvolgente, anche se più tardi da adulto ho pensato che il comportamento dei miei genitori fosse un po’ esotico. Quando parlavano tra di loro si capivano, anche se c’era qualche malinteso: mia madre si esprimeva in italiano e mio padre in tedesco. Alle elementari inizialmente ho avuto dei problemi. Alcuni miei compagni si credevano superiori solo perché io avevo una madre italiana e parlavo una lingua per loro strana, quindi ho ricevuto i soliti insulti che si usano contro i figli degli immigrati. Però devo dire che queste situazioni erano molto rare e, appena entrato al liceo, non sono più successe. Negli anni sessanta nella nostra cittadina le famiglie bilingue erano poche. 

Dopo il liceo ti sei iscritto all’Università di Ratisbona. In quale facoltà ti sei laureato?

Ho una laurea magistrale in Storia dell’Arte e Filosofia. Dopo la laurea ho cominciato a lavorare come caricaturista e, sembra incredibile, ma guadagnavo bene, sono riuscito addirittura a pagare il mutuo per l’appartamento.  

Purtroppo però in questo periodo c’è stato un lutto nella tua famiglia. Tua sorella ha avuto un brutto incidente stradale. Come sei riuscito a uscire da questo tunnel buio? 

Sì, mia sorella è morta in un incidente stradale a soli 19 anni. Questo lutto ha creato molti problemi in famiglia, mio padre – anche logorato dalla guerra – è morto di dispiacere due anni dopo e mia madre è stata avvilita e depressa per un lungo periodo e non si è ripresa mai del tutto da questo grave colpo. 

Cosa significa per te disegnare?  

Significa esprimermi in modo unico, esprimere in modo più concreto delle parole quello che vedo nelle persone. Mentre ritraggo le persone cerco di capire la loro parte psicologica osservando il loro viso. Per me la caricatura non è un modo di far vedere le parti negative della persona ma far vedere il suo carattere. Prima di disegnare parlo qualche minuto con i miei modelli e vedo se sono introversi, esuberanti, se sono contenti di sé o se sono un po’ insicuri. Nelle caricature cerco di esprimere il loro carattere nel rispetto della loro personalità anche nei confronti degli altri. 

 Caricature fatte da Antonio di Donald Trump e Markus Söder (Presidente della Baviera)
Caricature fatte da Antonio di Donald Trump e Markus Söder (Presidente della Baviera)

Hai lavorato anche come insegnante?

Sì, quasi per caso ho scoperto che con la mia laurea – Magister Artium – potevo insegnare anche alle medie, ho fatto domanda di lavoro e mi hanno assunto subito, il giorno dopo già insegnavo arte in classi di allievi dagli 11 ai 16 anni in un liceo privato. 

Cosa significa per te essere marito e padre di due figlie?

Per me i ricordi più intensi sono quelli della nascita delle mie due figlie, nel 1994 e nel 2000, ero presente al loro parto. Ho vissuto ogni secondo dei loro primi respiri, le ho subito tenute in braccio. A una ho fatto anche il bagnetto. Sono stato molto coinvolto emotivamente durante il parto, ho vissuto quella situazione come se si trattasse di un miracolo, mi ha fatto capire che nella nascita c’è un segreto molto più profondo di ogni altra cosa al mondo. 

Come si vive a Ratisbona, l’ex capitale della Baviera che sorge sul Danubio?

Personalmente vivo bene qui, preferisco vivere in una città tranquilla come Ratisbona che in una grande metropoli piena di macchine e di gente che gira in modo perpetuo. 

Sono molto interessato all’arte, all’archeologia e alle tradizioni del territorio in cui vivo. Ratisbona – Castra Regina per gli antichi romani – è una bella cittadina che sorge sulle sponde del Danubio. Nel 179 d.C. i soldati romani della Terza Legione Italica ricostruirono in muratura l’originario accampamento romano del I secolo d.C. Erano circa 6000 soldati che provenivano soprattutto dalla penisola italiana, come dice il nome della legione. Successivamente quando lasciarono l’accampamento la popolazione che viveva nei dintorni si trasferì in quel rettangolo di terreno protetto dalle mura, con il passare degli anni il villaggio è cresciuto fino a diventare la città di Ratisbona. 

 Veduta panoramica di Ratisbona. Al centro si vede il Duomo e il Ponte di Pietra sul Danubio
Veduta panoramica di Ratisbona. Al centro si vede il Duomo e il Ponte di Pietra sul Danubio

La città vecchia ha una costruzione tipicamente medievale, ci sono strade strette che hanno la pavimentazione originale di molti secoli fa. Sono visibili ancora oggi le tracce del suo importante passato in età romana: la Porta Praetoria (179 d.C.), in età medievale: il Ponte di Pietra (1135) e il Duomo in stile gotico (1275), le Torri Patrizie (XI-XV sec.). Qui c’è una grande varietà di testimonianze storiche, ci sono monumenti che vanno dal 2° al 21° secolo, storia antica, arte moderna, tradizioni bavaresi ed è anche la sede di grandi imprese del settore automobilistico ed elettronico. 

Inoltre la vita artistica di Ratisbona è molto variopinta e vivace. Abbiamo parecchi musei, il Leere Beutel, la Ostdeutsche Galerie, il Neuer Kunstverein, l’Historisches Museum, la Haus der Bayerischen Geschichte, il Kunst – und Gewerbeverein con il quale collaboro organizzando mostre ed eventi artistici (corona permettendo). In genere si può dire che i cittadini di Ratisbona sono molto interessati alle attività culturali e alle iniziative artistiche delle gallerie d’arte e soffrono della radicale chiusura dei musei e delle mostre. 

Ogni 2 anni la città ospita la Bürgerfest, che avrebbe dovuto aver luogo quest’anno ma è stata annullata a causa del coronavirus. Durante i 3 giorni di festa tutto il centro storico è chiuso al traffico, sulle piazze e sulle strade ci sono spettacoli teatrali, giocolieri, acrobati, molti banchetti con cibo e bevande. La mia attività di caricaturista l’ho iniziata alla Bürgerfest del 1982 lavorando per la prima volta in pubblico, è stata una bella esperienza. 

Salzstadel (Magazzino del sale)
Salzstadel (Magazzino del sale)
Porta Praetoria
Porta Praetoria

Cos’è per te la vita?

La vita per me è un’occasione unica ed eccezionale di capire e sentire il mondo. Noi siamo qui per scoprire il mondo in cui siamo nati, è un po’ un’avventura. Naturalmente ci sono anche i lati difficili della vita, ma si dovrebbe riuscire a prendere distanza da essi ed entrare nello spazio fondamentale che permette di vivere tutte le realtà della vita. In questo mi ha aiutato e mi aiuta molto la filosofia che per me è una materia molto affascinante. Per me filosofia e arte vanno a braccetto.  

Qual è la tua canzone preferita? 

Attualmente ascolto volentieri “Milano” di Lucio Dalla. Mi ricorda non solo la mia infanzia con i nonni materni ma caratterizza in modo unico lo spirito di questa città che ho sempre frequentato, dall’adolescenza fino a pochi anni fa. 

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