Associazione Pancrazio: la voce del malato oncologico e la passione per la medicina

Hanno iniziato a collaborare insieme con un sogno, “promuovere la cultura, l’informazione e la comunicazione in particolar modo nell’ambito della salute, della prevenzione e del benessere” con lo scopo di “sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti irrinunciabili dei malati oncologici, dare voce a chi è stato colpito da questa terribile malattia, testimoniare la forza, il dolore, l’energia vitale necessaria per affrontarla”.

Sono i ragazzi dell’associazione Pancrazio del presidente Francesco Bugamelli, studente di medicina. Di fatto, il gruppo (nato a Roma nel 2017), è composto da studenti universitari di medicina, biologia, farmacia e affini per realizzare campagne di comunicazione integrata, specializzate in particolare nel settore della medicina, salute e benessere.

Proprio con questo scopo è nata “I Fuori sede”. Si tratta di un’opera teatrale liberamente ispirata alla storia di Giacomo Perini, ragazzo colpito a soli 18 anni da un osteosarcoma che, sul palco, interpreta se stesso (domani su Sguardi di Confine la sua intervista). Insieme a lui, sui palchi di mezza Italia, sono già saliti studenti e pazienti oncologici, portando in tournée l’importante tematica del cancro e della prevenzione. Lo spettacolo – realizzato grazie al supporto della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) – rientra nel progetto “I racconti di vita”, una campagna informativa di sensibilizzazione sulle gravi patologie oncologiche attraverso la formula del teatro.

E da tanta passione è stata realizzata anche la prima produzione cinematografica del team: “Tu Come Me”, presentata in anteprima assoluta alla Biennale di Venezia il 31 agosto scorso. Il cortometraggio riprende la narrazione de “I Fuori sede” raccontando la storia di Giacomo, Francesco e i ragazzi dell’Associazione Pancrazio.

Come spiega il team, “Tu Come Me” è un progetto di “sensibilizzazione verso tutti coloro che nel percorso della loro vita si trovano a dover combattere contro il cancro”. E per dare voce a tanta sensibilità abbiamo voluto intervistare, innanzitutto, il presidente Francesco Bugamelli.

Come nasce Pancrazio?

«L’associazione Pancrazio è nata due anni fa (ottobre 2017) dall’idea di alcuni amici, studenti di medicina e non solo. Abbiamo deciso di cercare di impegnarci nel sociale trattando tematiche vicine a quello che sarebbe stato il nostro lavoro».

Il vostro obiettivo primario è la prevenzione, come scrivete nel vostro sito…

«Sì, siamo partiti con un evento al teatro Eliseo di Roma con uno spettacolo incentrato sui diritti dei pazienti in ospedale. Lì abbiamo conosciuto Giacomo Perini. Il giorno dopo l’evento, mi ha scritto su Facebook dicendo che era entusiasta della nostra associazione. Così è nato il progetto “I Fuori Sede” che stiamo portando avanti ancora oggi».

Quali sono i tuoi compiti all’interno dell’associazione?

«Mi occupo in particolare del progetto “I Fuori sede”. Nato come spettacolo teatrale, è stato di recente trasformato in un cortometraggio e ora speriamo che possa diventare qualcosa di più.

Questo progetto ha preso il via quando abbiamo conosciuto Giacomo, è lui ad averci spinto verso questo obiettivo. Ha deciso di mettersi in gioco, raccontando la sua storia per poter coinvolgere ancora più pazienti e trasmettere loro la voglia di poter salite su un palcoscenico raccontando tutto ciò che hanno passato per la malattia e che stanno tutt’ora passando. Alcuni dei ragazzi che partecipano all’opera teatrale, infatti, hanno già superato la malattia, altri stanno ancora lottando contro il cancro.

Quello che vogliamo è suscitare emozioni nel pubblico. Rappresentiamo temi non molto leggeri cercando di trattarli con leggerezza».

Nel vostro sito citate Nanni Moretti: “Una cosa però l’ho imparata da tutta questa vicenda. No, anzi, due. La prima è che i medici sanno parlare però non sanno ascoltare”…

«Abbiamo preso questa citazione dalla testimonianza di un paziente, Andrea Girali. Anche lui racconta la sua storia ne I Fuori Sede intervallando la sua testimonianza con questa frase di Nanni Moretti. Ci è piaciuta molto perché è proprio la base di ciò che vogliamo comunicare.

Anche “Tu come me”, il corto, vuole trasmettere non solo la malattia ma anche il valore dell’amicizia, il valore delle relazioni umane, e quanto è importante, per un paziente, avere accanto delle persone e non sentirsi mai solo. Gli stessi medici devono essere presenti per ascoltare il paziente e cercare di non farlo sentire solo».

Riassumendo, chi è il malato oncologico? Qual è il vostro messaggio?

«Il malato oncologico è una persona e va trattata come chiunque altro. Come ci ha insegnato anche Giacomo, nel momento in cui vieni a sapere che un tuo caro amico è affetto da un cancro, la tua reazione può farti allontanare perché non sai cosa dire, non sai come comportarti. Invece, vogliamo far capire che il malato oncologico va trattato sì con empatia ma prima di tutto come una persona come tutte le altre».

Prossimi progetti dell’Associazione Pancrazio?

«A fine ottobre siamo stati a New York alla 19esima edizione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, “L’Italiano sul Palcoscenico”. Per il resto stiamo lavorando sul cortometraggio per fare in modo che possa diventare un film o una serie tv».

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