Bielorussia, repressione in aumento: “Scena culturale in pericolo”, denuncia Amnesty International

Amnesty International ha denunciato che la vivace scena culturale della Bielorussia sta finendo soffocata dalla brutale repressione in corso: le autorità stanno arrestando arbitrariamente e torturando artisti, musicisti, scrittori e attori e costringono altri ad abbandonare il lavoro.

Un crescente numero di rappresentanti della cultura bielorussa sta subendo procedimenti penali per accuse infondate: alcuni degli indagati sono già in carcere e rischiano condanne pesanti.

La dimensione della repressione nei confronti della scena cultura della Bielorussia non va sottostimata. Le autorità stanno sistematicamente distruggendo la vivace vita culturale del paese e buona parte dei suoi esponenti creativi con l’obiettivo di sopprimere ogni vestigia della libera espressione e del dissenso”, ha dichiarato Aisha Jung, campaigner di Amnesty International sulla Bielorussia.

Dall’ottobre 2020 Vola Semchanka, cantante folk e ballerina amatoriale, assistente alla comunicazione del teatro di stato della città di Mahilyou, va incontro ad arresti e multe per partecipazione a manifestazioni non autorizzate e a intimidazioni sul posto di lavoro. Il direttore del teatro dell’epoca ha rifiutato di licenziare lei e altri artisti dissidenti ed è stato licenziato a sua volta. A Vola è stata tolta la maggior parte delle mansioni e, alla fine, il 18 febbraio è stata licenziata.

Dopo il primo arresto, avevo paura di stare a casa. Ho trascorso la maggior parte delle notti a casa di amici. Ora vivo con una costante sensazione di pericolo. Siamo tutti preparati a diventare, da un momento all’altro, vittime della persecuzione dello stato”, ha detto Vola.

Non solo i singoli artisti ma intere istituzioni culturali finiscono nelle maglie della repressione governativa: è il caso dell’importante Accademia teatrale Yanka Kupala. Nell’agosto 2020 il direttore Pavel Latushka, dopo essersi espresso in favore dei manifestanti, è stato licenziato. Oltre 60 dipendenti, compresi quasi tutti gli attori, hanno dato le dimissioni in segno di protesta.

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