Filo Spinato

Non voglio più guardare
i miei occhi sono saturi
Sono davvero io, aggrappato
sospeso nel vuoto,
mentre la carne mi si lacera…

Filo spinato per non farmi entrare
Ma quanti muri ancora
dovrete costruire
nel cuore della notte
Berlino!! Un pezzo di muro
portato a casa come souvenir
Tagliate questo filo spinato,
prendetene un pezzo
un giorno, chissà potrete venderlo
e ricavarne guadagni
Tagliatelo, ergetelo nelle vostre case
affinché non passino i vostri piccoli
quando piangono
e non avete voglia di ascoltarli,
quando chiedono la vostra attenzione
ma non avete tempo…
Ma il tempo è guadagno
E noi siamo venuti a rubarvi il tempo
la vostra placida quiete
siamo venuti a dirvi che il cielo
il cielo, capite? il cielo
è di tutti!!
Ergete altri muri
portateci ad Auschwitz
sentiremo le urla dei morti
e vivremo con i morti
perché è lì che volete portarci
Forse espianterete organi,
gli organi dei nostri figli
i figli di nessuno
scompariranno ad uno ad uno
i nostri figli, sotto i nostri occhi
e ancora una volta direte: “Io non c’ero!”
“Cosa potevo fare!!”
No, non voglio più guardare,
i miei occhi sono saturi d’orrore..
Com’è possibile questa carneficina
con quale cuore vi mettete a tavola
e brindate mentre fuori è morte.
Filo spinato, tanto, mettetene ancora
nel cuore della notte
riaprite i campi di sterminio
per una buona causa!
Che beffa! Dormireste voi
ditemi, dormireste, dove l’agonia
è ancora viva
e l’acre puzzo di morte
non è scomparso
Sento crepitare le fiamme
e vedo gli occhi smarriti
di chi aspetta il turno
il suo turno per morire…
Sì, portateci lì,
dove la colpa ancora pesa
sul cuore dell’umanità..
Fate presto a girare un film
perché domani
noi non ci saremo…
Giusy Tolomeo (“Dipthycha 3” Poetikanten Edizioni)
 
Foto Flickr: © Tommaso Perusini – The Death Of The Day

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