Firenze, se una buca basta per morire in carrozzina: «Ripensare le città per l’inclusione e la sicurezza»

Nel 2020, in Italia, si muore ancora a causa di una buca stradale. Nel 2020, in Italia, le persone con disabilità devono affrontare una miriade di percorsi impervi semplicemente per spostarsi da un posto ad un altro. Perché le barriere architettoniche sono ancora grandi ostacoli da risolvere. E a pagare questa grande lacuna è stato Niccolò Bizzarri.

21 anni, affetto dalla distrofia di Duchenne, lunedì 13 gennaio è morto in seguito ad una caduta in carrozzina, incastrato in una buca nella centrale piazza Brunelleschi di Firenze, dove frequentava la Facoltà di Lettere e a luglio si sarebbe laureato. E sabato, ai funerali celebrati da don Elia Carrai nella basilica di Santissima Annunziata, sono arrivate 1500 persone per dirgli addio.

Tra loro anche il rettore dell’Università, Luigi Dei, che ha proposto di realizzare “una pergamena che è del tutto simile ad un certificato di laurea, in cui certifichiamo il suo stato al momento della scomparsa. E’ un simbolo di riconoscenza. E’ una proposta che faremo ai genitori. Vedremo se poi è il caso di fare qualche iniziativa, naturalmente tutto questo va concordato coi familiari. Abbiamo voluto portare come segno di commozione e riconoscimento il ‘tocco’ universitario, al padre e alla madre ha fatto molto piacere”.

“Nell’esprimere la nostra vicinanza alla famiglia – ha commentato invece Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – vogliamo manifestare la nostra preoccupazione per le condizioni di vita di tante persone con disabilità. Il diritto all’inclusione e alla vita indipendente transita attraverso molti requisti fra loro intrecciati.

Uno di questi è poter circolare liberamente e in sicurezza, senza timore per la propria incolumità, nelle nostre città, nei luoghi delle nostre collettività. Al contrario troppo spesso le nostre città non sono solo percorsi ad ostacoli, spesso punteggiati da barriere e impedimenti, ma diventano anche occasioni di maggior pericolo per i pedoni più fragili, per gli anziani, per le persone con disabilità.

Gli interventi di manutenzione e di recupero non vanno ricondotti solo alle grandi opere, alle infrastrutture imponenti, ma anche a tutti i percorsi che abbiamo attorno a casa, che ci sono più familiari, che sono alla base delle nostre relazioni umane, di studio, di lavoro, di salute, di tempo libero. Sono interventi di civiltà, che prevengono drammi come quello di Firenze e che sono occasione di inclusione”.

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