«I tuoi figli non sono figli tuoi». Le rime di Gibran che parlano al cuore dei genitori

Khalil Gibran, artista e intellettuale poliedrico, di origini libanesi, si trasferì in America coi genitori dove ebbe successo come pittore fin da giovane.

I suoi incontri europei e l’approccio alla filosofia e alle religioni mondiali furono per lui fonte di stimolo poetico e di riflessioni. Da questi spunti nacquero i suoi capolavori di letteratura. Il suo più noto lavoro è Il Profeta, raccolta di poesie pubblicata nel 1923 a New York dall’editore Knopf.

All’interno di questa raccolta spiccano i versi de “I tuoi figli“, un brano che vuole sottolineare come i figli non siano una proprietà di chi li mette al mondo ma costituiscono altro da noi, in modo univoco e radicale. Perché, ricorda Gibran, i genitori sono solo “l’arco che lancia i figli verso il domani”.

Testo poesia I tuoi figli di Gibran

I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore,
ma non le tue idee.
Perché loro hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo,
non alla loro anima.
Perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire,
dove a te non è dato di entrare,
neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro
ma non volere che essi somiglino a te.
Perché la vita non ritorna indietro,
e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.

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