Il sogno di Iqbal: costruire una scuola. Dalla schiavitù infantile alla disuguaglianza scolastica oggi

Un bambino di nove anni di nome Iqbal Masih era riuscito a scappare dalla fabbrica di tappeti in cui lavorava. Era uno schiavo, lavorava per più di 12 ore al giorno, veniva picchiato, sgridato e incatenato. Questa storia è accaduta nel 1992 in Pakistan. Alcune volte, quando leggiamo questi avvenimenti ci sembrano lontani nel tempo e nello spazio. Proviamo a riscriverlo così: venticinque anni fa, in un paese a solo 7 ore e mezza di volo aereo, un bambino fugge dai suoi rapitori.

Iqbal Masih diventa così simbolo e portavoce dello sfruttamento minorile e lo ricordiamo oggi, 16 aprile, in occasione della Giornata mondiale contro la schiavitù infantile.

Quando era piccolo, Iqbal venne venduto dal padre per 12 dollari. Grazie alle sue piccole mani riusciva a tessere con meno fatica e con più velocità i tappeti. Per questo motivo, lui e altri suoi coetanei venivano comprati dai padroni delle fabbriche.

Una volta libero, partecipando a un evento contro il lavoro schiavizzato, comprese che anche lui era stato sfruttato e privato dei suoi diritti di bambino. In quest’occasione raccontò la sua esperienza, poi diffusa dai giornali locali. Insieme a Eshan Ullah Khan, una sindacalista di Fronte di Liberazione dal Lavoro Schiavizzato (BLLF), divenne così portavoce di tutti i bambini che vengono sfruttati per lavorare e inizia la sua lotta.

Iqbal Masih: “Non ho più paura di lui. È lui che ha paura di me, di noi, della nostra ribellione”

Da allora, la sua storia viene raccontata ai convegni e sui teleschermi di tutto il mondo. Iqbal è riuscito così a portare la sua testimonianza anche all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Ormai non aveva più paura del suo padrone. Il suo sogno era di diventare avvocato e lottare contro lo sfruttamento minorile. Per questo ritornò a studiare, ma continuò a difendere i diritti dei bambini.

Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite” è la sua celebre frase ricordata da tutti nel mondo.

Secondo gli articoli 35 e 36 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, ogni Stato dell’ONU deve essere protetto contro ogni sfruttamento e vendita dei minori. Iqbal, infatti, sognava che anche altri bambini come lui potessero tornare a frequentare la scuola. Nel 1994 ha ricevuto il Premio Reebok per la Gioventù in Azione. Con i 15mila dollari ricevuti voleva costruire una scuola per bambini ex schiavi. Il sogno di Iqbal però si è interrotto bruscamente: è morto assassinato il 16 Aprile del 1995 mentre giocava con la bicicletta. Si dice sia stato un complotto della mafia dei tappeti.

Il diritto di istruzione oggi, durante l’emergenza Coronavirus

Se spostiamo la nostra attenzione all’Italia di oggi, in piena emergenza Coronavirus, possiamo trovare ancora disuguaglianze da colmare. In questi giorni facciamo scuola a distanza con pc, tablet e telefonini. Solo chi può, chi ha questa fortuna. Fortuna? Sarebbe meglio scrivere a chi viene riconosciuto questo diritto.

I docenti stanno imparando a insegnare da remoto. Si stanno interrogando sui modi, sugli argomenti, sulle diverse possibilità di ogni minore e della sua famiglia. Qualcuno fatica ad accedere al web, perché mancano gli strumenti. Altri hanno i mezzi, ma i contenuti proposti sono inaccessibili perché richiedono delle personalizzazioni. La macchina è stata avviata. Ora si cerca di adeguarla al tragitto che deve percorrere e ai passeggeri che deve accogliere. È un modello fragile che si dimentica di chi è in difficoltà. A tal proposito è utile ricordare l’articolo 28 della Convenzione sui diritti dell’Infanzia che riconosce ai minori il diritto all’educazione e all’istruzione.

Save the Children lancia il programma “Non da soli”

Tra i vari aiuti per venire incontro a questo gap, c’è quello di Save The Children. L’organizzazione internazionale che opera a sostegno dei minori ha realizzato interventi a sostegno di 20.000 famiglie più vulnerabili attraverso una rete di 41 associazioni. L’obiettivo è quello di raggiungere i bambini e i ragazzi che sono rimasti disconnessi dalla loro classe con ogni sforzo possibile.

Così, oggi le scuole con creatività si impegnano ad aumentare il livello qualitativo della didattica a distanza giornalmente. Alcuni dirigenti scolastici stanno attuando misure per evitare la dispersione scolastica. In provincia di Napoli, ad esempio, la dirigente Eugenia Carfora chiama personalmente telefonicamente gli studenti e le famiglie. In un’intervista rilasciata al Corriere ha dichiarato, infatti, di aver paura che i ragazzi possano essere coinvolti come spacciatori o in attività mafiose.

In qualità di singoli cittadini, invece, possiamo offrire un aiuto concreto, rendendo pubblico l’accesso al nostro wi-fi così da permettere al nostro vicino di accedere alle lezioni online.

“Essere matita è segreta ambizione”

Più passano i giorni, più i bambini e i ragazzi sembrano ricercare negli adulti delle motivazioni per continuare a studiare. Spingendoci a pensare all’autentico significato di scuola. La poesia “Essere matita è segreta ambizione” di Valerio Magrelli è utile a spiegare quello che secondo me è ora il compito della scuola. Come una matita essa dovrebbe rinascere, dovrebbe lasciare un segno. Dovrebbe oggi più che mai stimolare nei bambini e nei ragazzi la curiosità per il nuovo. Attivando il desiderio di scoperta e di dialogo. Competenze necessarie per lo sviluppo e il passaggio dei giovani all’età adulta.

Essere matita è segreta ambizione.
Bruciare sulla carta lentamente
e nella carta restare
in altra nuova forma suscitato.
Diventare così da carne segno,
da strumento ossatura
esile del pensiero.
Ma questa dolce
eclissi della materia
non sempre è concessa.
C’è chi tramonta solo col suo corpo:
allora più doloroso ne è il distacco.

[Valerio Magrelli, da Ora serrata retinae, 1980]

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