Le donne del Bauhaus: tra presente e passato

Oggi il doodle di Google ci ricorda che è trascorso ormai un secolo dalla fondazione, da parte di Walter Gropius, della scuola Bauhaus a Weimar. In occasione della ricorrenza la Germania ha deciso di festeggiare, con oltre 600 manifestazioni in tutto il territorio, di cui 45 nella sola capitale nei primi sei mesi dell’anno. Come spiega la direttrice artistica della manifestazione berlinese, Bettina Wagner-Bergelt: “Il festival è qualcosa di vivo”. Questo intervento sottolinea la volontà di riportare alla luce l’anima del movimento che ebbe una profonda influenza socioculturale.

Dopotutto, gli anniversari sono occasioni che servono a ricordare, ma allo stesso tempo, se si ignora la ricorrenza storica che viene commemorata si ha la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo oppure approfondirlo. Bauhaus, infatti, indica sia la scuola di design, arte e architettura fondata nel 1919 sia un movimento. La scuola fu attiva a Weimar dal 1919 al 1925, successivamente a Dessau fino al 32 e a Berlino fino al 1933, quando venne chiusa dalle autorità naziste, sebbene quest’ultimo motivo non fu l’’unico a contribuire al termine dell’esperienza di un istituto che durò soltanto 14 anni sotto direttori diversi.

Alla base del suo sviluppo si trovava l’idea di Gropius di superare l’antinomia arte-artigianato, quindi riunificare la creatività artistica con il lavoro manifatturiero, precedentemente divisi a causa della Rivoluzione Industriale. Il termine Bauhaus richiama infatti il medioevale Bauhütten, la loggia dei muratori. Le influenze della scuola includevano John Ruskin e William Morris (fondatore del movimento inglese Arts and Crafts), ma anche Henry Van de Velde e Peter Behrens, mentre il lascito della scuola a livello di influenza è direttamente collegato al funzionalismo in architettura.

Un aspetto interessante che fa notare Stella Minhan riguarda il fatto che la legittimità organizzativa della scuola venne ripetutamente minata sia da fattori esterni che interni. Per esempio un primo elemento che venne visto negativamente dai cittadini conservatori di Weimar fu il cambio del nome da Scuola di arti e mestieri di Weimar a Bauhaus. In un clima politico di tensione nel quale Gropius dovette scrivere al consiglio comunale per giustificare il fatto che nessuno studente ebreo fosse stato ammesso, la scuola Bauhaus cambiò più volte direzione e iniziò a essere considerata positivamente solo dopo la sua chiusura, quando studenti e insegnanti emigrarono in Europa e negli Stati Uniti, esportando il modello organizzativo e il design che iniziò a essere riconosciuto come tipicamente Bauhaus.

Bauhaus e l’esclusione delle donne

Sebbene risulti difficile definire cosa indicasse al tempo il movimento e cosa indichi oggi, è possibile, per quanto riguarda la scuola, risalire a un aspetto storicamente interessante: l’inclusione delle donne. Infatti, secondo alcune critiche mosse dal New York Times e dal Guardian, sebbene la scuola si professasse aperta rispetto all’uguaglianza di genere, in realtà celava una visione misogina e arretrata.

Nella breve esistenza della scuola, poche donne riuscirono a farsi un nome come nel caso di Marianne Brandt, mentre per altre come Anni Albers il successo fu postumo. Alcune, tuttavia, vennero ostacolate. Nel caso di Gertrud Arndt che voleva studiare architettura, il suo interesse venne reindirizzato nel più femminile ambito della tessitura con la scusa di un’assenza di posti per le classi di architettura. Anche nel caso di Benita Koch-Otte, l’amministrazione la incoraggiò a lasciare alcune lezioni per dedicarsi al giardinaggio.

Buller spiega come soltanto 6 di 45 membri della facoltà erano donne al tempo di Gropius e il rapporto sbilanciato tra donne e membri della facoltà di sesso maschile, coincise parallelamente con una decrescita nel numero di iscrizioni femminili. Successivamente la scusa che venne addotta per giustificare il numero inferiore di iscrizioni riguardò il talento: solo le donne di straordinario talento sarebbero state accettate. Inoltre, un’ultima critica riguardava il fatto che la maggior parte delle donne presso la scuola si specializzasse in tessitura, disciplina che non era ufficialmente certificata e quindi non consentiva loro di registrarsi presso la camera di commercio, limitando quindi prospettive future di carriera.  

Female Bauhaus”, il riscatto del contributo femminile

Per fare ammenda dell’esclusione femminile, il museo del Bauhaus Archive a Berlino ha presentato una serie di esibizioni intitolate “Female Bauhaus” nelle quali il lavoro prodotto dalle donne del Bauhaus è presentato e celebrato.

Dopo cento anni dalla fondazione della scuola Bauhaus si spera quindi che nelle varie manifestazioni commemorative, della sua anima catturata tra tensioni politiche, la guerra e una società in continuo mutamento possa emergere anche la dimensione storica che permette di ricordare come anche nell’avanguardia si possano insediare elementi di misoginia, come nell’arte si celi la strumentalizzazione ideologica e come ciò che sembra essere sovversivo in una determinata epoca lo è a causa di fattori interni ed esterni che si devono volutamente rivisitare oggi per impedire che il passato si ripeta domani.

Nella foto: lavoro tessitura Gunta Stölzl

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