Le Fantasie di Lory: la rinascita in un laboratorio casalingo

Perdere il lavoro all’alba dei cinquant’anni è una tragedia. Lo sa bene Loredana Mecca che, insieme al marito, si è ritrovata disoccupata, con speranze di un nuovo lavoro pressoché inesistenti. Ma questa è una storia di speranza e di rinascita, dove un dramma ha spalancato le porte di nuove opportunità e di un futuro inaspettato, ma certamente migliore.

Loredana ora gestisce insieme al marito una pagina Facebook, Fantasie di Lory, dove pubblica le sue creazioni personalizzate fatte a mano (qui): dalle miniature ai gioielli, un piccolo laboratorio casalingo che racconta di passione e voglia di reinventarsi. L’abbiamo incontrata per raccontare una bella storia, una storia che ci strappi un po’ a tutti un sorriso e ci ricordi che le cose non vanno sempre così male.

Chi è Loredana? Raccontaci la tua storia

«Io e mio marito ci siamo trovati a cinquant’anni senza lavoro, a breve distanza l’uno dall’altro. Io ho sempre avuto una grande passione per il lavoro manuale: all’inizio avevo cominciato con i bijoux e i lavoretti con le perline e, malgrado si trattasse soltanto di un hobby, avevo riscontrato un discreto successo.

Poi quando ci siamo trovati entrambi a casa, senza lavoro, abbiamo chiesto a chi si occupa di dote lavoro, loro hanno capito il nostro entusiasmo per questo settore, e ci hanno consigliato di trasformalo in un lavoro vero e proprio. Le miniature sono poi nate un po’ per caso: una conoscente mi aveva chiesto di farle una riproduzione di una pasticceria e, da lì, abbiamo cominciato. Ci è stato subito chiara l’importanza di Facebook, per renderci visibili, e da lì sono cominciate ad arrivare le prime richieste; all’inizio in sordina, piano piano abbiamo cominciato con le riproduzioni fedeli in miniatura, e quello per noi è stato un grande sbocco.

Tutto il nostro lavoro è interamente fatto a mano: usiamo il legno e le paste polimeriche. Ora siamo decollati e il lavoro non è più solo inerente alle feste, ma è una cosa continuativa e questo ci rende infinitamente orgogliosi».

Sorprende sapere come tutto sia cominciato da un consiglio esterno, quindi la domanda spontanea che nasce è: com’è stata la reazione delle persone intorno a voi di fronte ad una decisione così importante e per certi versi “inusuale”?

«Ci hanno sempre appoggiato tutti, in primis i nostri parenti. Non solo perché evidentemente sapevano delle difficoltà di trovare lavoro per gente della nostra età, ma soprattutto perché hanno visto quanto amavamo, e tutt’ora amiamo, quello che facciamo.

Ci hanno incoraggiato tutti. Poi è vero che la soddisfazione dei clienti è impagabile, è qualcosa che gratifica immensamente ricevere l’entusiasmo e la soddisfazione delle persone quando ricevono uno dei nostri lavori. Inoltre si crea un rapporto stretto: generalmente chi compra da noi torna, e ci considera un po’ un punto di riferimento per fare regali e così via».

Essendo un’attività familiare ha influito nelle dinamiche tra di voi?

«Diciamo che adesso cominciamo a litigare tra noi (ridendo). All’inizio mio marito non sapeva di avere queste doti, le abbiamo un po’ scoperte piano piano; prima di perdere il lavoro era un disegnatore tecnico e si occupava di progettazione di ascensori, quindi qualcosa di completamente diverso. Possiamo dire che la sua passione sia nata un po’ così per caso. E ora è diventato bravissimo! All’inizio non faceva che complimentarsi per il mio lavoro, adesso è diventato più critico di me!».

In questo percorso c’è stata un’abilità, una qualità, qualcosa di vostro che vi abbia permesso di farcela?

«Io sono molto critica. Quando guardo un mio lavoro, se io per prima non sono soddisfatta, lo rifaccio d’accapo anche se magari il cliente era contento. Quindi sicuramente il mio senso critico, e poi il gusto per l’estetica, che un po’ ho scoperto facendo questo lavoro. Generalmente quando faccio qualcosa di mia iniziativa, e di mia invenzione, e poi la pubblico, ricevo sempre un sacco di richieste. Credo che sia anche la capacità di capire cosa potrebbe piacere, cosa sta cercando la gente».

Sbirciando sulla vostra pagina Facebook si trovano degli scorci molti intimi: riproduzioni di cucine dell’infanzia, del primo negozio… e magari anche le “reaction” dei clienti all’apertura del lavoro.

«Abbiamo ricevuto numerosi video dell’apertura di regali o quant’altro, e a meno che non ce lo chiedano non li pubblichiamo, ma mi fa sempre tanto effetto vedere le reazioni. Magari sono persone in pensione che si vedono riprodotti il negozio di barbiere dove hanno lavorato per quarant’anni, ed è bellissimo perché sono regali che toccano veramente le emozioni».

Un consiglio che ti sentiresti di dare a qualcuno che come voi vorrebbe imbarcarsi in un’impresa simile e reinventarsi il lavoro?

«Ci devono credere loro per primi. Io avevo già un buon giro con i bijoux e, vedendo che i miei lavori avevano successo, mi sono buttata. Dall’oggi al domani lanciarsi in una cosa che non si ha mai fatto e pensare di avere successo è un po’ azzardato, sarebbe meglio avere già delle buone basi; se le si ha, vale la pena buttarsi! Se si hanno potenzialità e passione perché non mettersi in gioco?».

Vi siete accorti di un miglioramento o peggioramento nella vostra qualità di vita?

«Ah sì! Se io di notte mi sveglio pensando a qualcosa che devo fare, non riesco più ad addormentarmi! Talmente tanta è l’adrenalina, che devo mettermi al lavoro. Spesso mi capita di non vedere l’ora di tornare a casa, perché io sto bene quando lavoro, mi dà tanta serenità. Sono arrivata a cinquant’anni e mi sono realizzata. Vorrei non smettere mai». 

C’è una canzone che amate ascoltare mentre lavorate, o che per voi ha un particolare significato?

«In realtà non una in particolare. Ti direi The Show Must Go On, perché adoro i Queen, ma in realtà amo tutta la musica, italiana e straniera. Quando lavoro la ascolto sempre». 

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