Marielle Franco e la sfumatura LGBT dimenticata dalla stampa

La realtà della legge e la realtà sociale non vanno sempre di pari passo. In Brasile i matrimoni gay sono diventati legali nel 2013, facendo un paragone con l’Italia che ancora non prevede questo diritto per le coppie dello stesso sesso, sembra un paese più avanzato e civile. In realtà, come riporta The Guardian il Brasile è uno dei luoghi più pericolosi per la comunità LGBT con un record di 62000 omicidi commessi contro persone omosessuali nel 2016. Nel 2017 c’è stato un aumento del 30% di questa violenza omofoba, circa 445 brasiliani appartenenti alla comunità LGBT sono morti per omicidio o suicidio.

L’intolleranza a sfondo religioso è dunque alla base di una propaganda fortemente anti LGBT che ha portato un giudice federale, sempre nel 2017, a riabilitare le terapie di conversione per i gay da parte degli psicologi, sebbene il Consiglio federale di psicologia avesse vietato questo tipo di terapie nel 1999.

Proprio in questi giorni è morta l’attivista e consigliera del Partido Socialismo e Libertade (Psol), Marielle Franco, le maggiori testate nazionali riportano la notizia in questo modo: parlando di lei come un’attivista per i diritti delle minoranze (Repubblica), paladina dei diritti umani, menzionando il suo essere femminista.

Marielle Franco Repubblica

Oppure, come riporta il Corriere della Sera, “consigliere comunale, morta ammazzata mercoledì sera a causa della lotta coraggiosa per i diritti della sua gente, povera e di colore come lei” con il tono da diario intimistico che sottolinea la sua appartenenza a una comunità.

Marielle Franco Corriere della Sera

Solo il Fatto Quotidiano, sebbene in modo eccessivamente marcato (“nera, lesbica“), fa menzione delle etichette identitarie che più la rappresentano, includendo anche l’aspetto LGBT.

Marielle Franco Il Fatto Quotidiano

Ora, la comunità che ha perso Marielle Franco, oltre alla sua compagna e alla figlia, era probabilmente anche la comunità LGBT nella quale l’attivista dei diritti umani si identificava. Peccato che questo aspetto sia stato negligentemente epurato dai giornali che tra tutte le etichette identitarie tramite le quali hanno cercato di dare la notizia nel modo più neutrale possibile, ne hanno dimenticata una che è tuttavia importante.

La morte di questa attivista poteva essere un modo per sottolineare anche il problema che la comunità LGBT affronta in Brasile, sarebbe bastata una sola etichetta identitaria aggiunta alle altre per informare dovutamente i lettori che Marielle Franco era anche un’attivista per i diritti della comunità LGBT.

Sotto la dicitura diritti umani e diritti delle minoranze, vengono occultate delle cause che sono cause umane, appunto, ma nella realtà dei fatti ancora divise. Ricordiamo che fino a poco tempo fa una falange del femminismo radicale rifiutava le donne lesbiche oppure ancora che il movimento LGBT escludeva le persone transgender.

I giornali internazionali come Le Monde e la BBC questa accortezza di inserire un breve accenno all’identità LGBT di Marielle Franco l’hanno avuta, mentre non ne fa menzione il New York Times.

Fortunatamente, alcuni giornalisti riassumono in un Tweet ciò che i giornali inspiegabilmente faticano ad ammettere, come il giornalista Glenn Greenwald che scrive:

Marielle era una donna di colore, LGBT e cresciuta in una delle più povere favelas di Rio, diventata un’attivista per i diritti umani, si è unita al partito socialista PSOL ed è stata eletta nel 2016 con una netta maggioranza di voti a consigliera comunale della città di Rio. Tra i suoi primi punti di azione c’era la lotta alla violenza e agli omicidi extra-giudiziari.

Marielle Franco Glenn GreenwaldAnche la presidente della camera Laura Boldrini, in un Tweet ricorda l’impegno femminista di Marielle Franco, ricordando nello specifico quali fossero questi “diritti umani” alla quale la vita dell’attivista sembrava esser votata.

Marielle Franco Laura Boldrini

Forse è sbagliato strumentalizzare la morte di una persona ma quella di Marielle Franco, così come quella di Harvey Milk, assassinato nel 1978, hanno un significato profondo e politico che è inevitabile dimenticare. Primo, perché queste persone si sono messe in gioco, totalmente, per difendere i diritti altrui e secondo, perché stavano lottando contro delle gravi ed evidenti ingiustizie.

Chi lotta con le armi della democrazia e ci crede, si mette in gioco per ispirare gli altri e motivarli al cambiamento, tuttavia, vedendo il modo in cui i giornali hanno trattato questo fatto di cronaca senza spendere due parole in più, non sulla morte, ma sulla vita di Marielle Franco, forse hanno “inconsapevolmente” mancato di rispetto a ciò che lei avrebbe voluto rappresentare.

Leggi anche: Sara e Stefania raccontano il loro matrimonio

Copyright © 2016 Sguardi di Confine è un marchio di Beatmark Communication di Valentina Colombo – All rights Reserved – p. iva 03404200127

redazione@sguardidiconfine.com – Testata registrata presso il Tribunale di Busto Arsizio n. 447/2016 – Direttore Responsabile: Valentina Colombo