Mosaic, musica per l’integrazione grazie a un bando Europeo. Italia capofila

La musica per superare le barriere culturali e promuovere l’integrazione. È il progetto MosaicMusic for Sound Integration in the Creative sector” promosso e cofinanziato da un bando dell’Unione Europea con oltre 190 mila euro. Ad averlo vinto sono 4 orchestre tra Italia, Danimarca, Romania, Belgio. Capofila è proprio il Bel Paese con l’Enslemble Amadeus di Rescaldina (MI), al suo fianco ci sono l’orchestra Koor&Stem di Anversa (Belgio), la Swinging Europe di Herning (Danimarca) e la Sound Cultural Foundation con sede a Bucarest (Romania).

A mettere in campo la propria musica saranno invece 36 musicisti di altrettante nazionalità, europee ed extraeuropee, con l’obiettivo di stringere legami e alleanze e superare i pregiudizi culturali e razziali. Di fatti, come si legge nel bando, il progetto «mira a coinvolgere giovani immigrati e cittadini europei, sia musicisti professionisti che dilettanti, in un percorso di reciproca conoscenza e collaborazione, dando la possibilità agli immigrati di condividere le loro tradizioni e abilità musicali ed esplorando, nello stesso tempo, vari generi musicali tipicamente europei (come la musica classica, moderna, il pop, il jazz, la musica corale, ecc.)».

Intanto, per avviare l’iniziativa, che vede la supervisione di Marco Raimondi, direttore d’orchestra e manager di Amadeus, sono in corso le selezioni. In tutto, tra musicisti e coristi, si potranno superare le 100 persone. L’importante è che ci siano 36 strumentisti, ognuno di nazionalità diversa. Di questi, 12 saranno selezionati tra i migranti e i richiedenti asilo che vivono e lavorano nei Paesi aderenti al progetto.

Ognuna delle 4 orchestre potrà proporre 9 musicisti: 6 europei e 3 extra europei. In seguito, si passerà alla selezione degli artisti che completeranno l’ensemble. La partecipazione alle selezioni è riservata a cantanti, coristi e strumentisti di flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno, tromba, trombone, tuba, arpa, violino, viola, violoncello, contrabbasso, strumenti a percussione e strumenti etnici.

Il gruppo avrà sede a Milano e sarà formato entro la prima metà di quest’anno. Da settembre, darà luogo a workshop, seminari e incontri per studenti. Nel frattempo le orchestre promotrici di Mosaic comporranno brani inediti che saranno eseguiti in Italia e all’estero, in vista della prima edizione del World Music Festival (a Milano nel 2020). Il sogno già nel cassetto è invece quello di suonare l’Inno alla Gioia nella sede del Parlamento europeo con un testo nuovo e comprensibile da tutti.

Musica per l’integrazione, quindi. Con l’obiettivo di includere, davvero, anche gli immigrati nella cultura e nella quotidianità europea e costruire così una nuova cultura. Le influenze delle più lontane culture musicali potranno creare insomma un nuovo genere, proprio come avviene, ad esempio, con il progetto di Talking Hands nel campo della sartoria. Qui un gruppo di richiedenti asilo, insieme a un team composto da designer locali di fama internazionale, ha realizzato la collezione di moda Mixité (guarda qui  le creazioni).

Come si legge ancora nel bando di Mosaic, infatti, «la musica rappresenterà il centro vitale di tutte le attività del progetto, in quanto verrà intesa come lo strumento per consentire ai giovani immigrati di diffondere il loro patrimonio personale, il patrimonio culturale, nonché il loro contesto sociale di provenienza ed allo stesso tempo li introdurrà alla storia della musica europea, costruendo un senso comune di appartenenza, attraverso la creazione di un gruppo misto di musicisti immigrati e cittadini dell’UE e l’elaborazione di un brano musicale condiviso, da diffondere in tutti i paesi partner del progetto».

In questo modo – conclude il bando – «verrà valorizzato il patrimonio culturale immateriale dei giovani immigrati e dei paesi di origine dei richiedenti asilo, attraverso la sua diffusione ad un pubblico più ampio ed in particolare ai giovani studenti. Lo scambio di musica e tradizione tra musicisti favorirà la fusione di generi musicali e l’arricchimento del patrimonio culturale immateriale in termini di contaminazione e integrazione delle diversità in uno scenario musicale e culturale europeo inclusivo».

Insomma, mentre alcuni politici “locali” mirano a chiudere i porti e “aiutarli a casa loro”, l’Unione Europea guarda in faccia alla realtà e presenta progetti di inclusione concreta e profonda. Un passo alla volta ma guardando avanti, perché indietro non si può tornare.

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