Omertà non è educare: giusta la segnalazione dei presidi per la vendita di droga nelle scuole

Liceo Candiani di Busto Arsizio (VA): con la collaborazione della dirigenza scolastica, che aveva segnalato i sospetti che qualcuno vendesse droga dentro o davanti alla scuola, martedì 11 febbraio sono stati effettuati tre arresti. Per questo, una cinquantina di studenti esponendo lo striscione “La scuola educa, non arresta” ha manifestato il suo disaccordo verso tale avvenimento.

Ma siamo sicuri che proprio questa segnalazione non sia in realtà un chiaro segnale che la scuole educa?

Nella cittadina lombarda di Busto Arsizio, già da tempo le forze dell’ordine  hanno chiesto ai dirigenti degli istituti scolastici di monitorare e segnalare eventuali casi di bullismo, abusi di vario genere, spaccio di droghe e forme di violenza dei quali possono rimanere vittime gli studenti.

Così è  stato. In seguito a una segnalazione di una possibile attività di spaccio e consumo di droga e a relative indagini, l’11 febbraio ­è stato perquisito un ragazzo che, per sua stessa ammissione – come riporta la stampa locale – “in casa teneva un quantitativo di marijuana che, benché modesto, non consentiva di ritenerla destinata all’uso esclusivamente personale. In effetti, raggiunta l’abitazione del giovane, gli agenti hanno sequestrato circa 12 grammi di erba e acquisito elementi che confermano l’ipotesi che la droga fosse venduta ad altri compagni all’interno o nelle vicinanze dell’istituto scolastico. Questo blitz ha portato anche all’individuazione e all’arresto di altre due persone che, a loro volta, rifornivano lo studente con la droga pronta per essere rivenduta”.

A far partire queste indagine è stata la segnalazione della preside della scuola superiore che non si è girata dall’altra parte ma, anzi, ha dato il buon esempio affinché ci sia sempre più collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine nel far emergere casi di “male di vivere”.

La mente corre alla statua delle Tre Scimmiette Sagge che si chiudono gli occhi, le orecchie e la bocca che in origine significava il non concentrarsi su ciò che è negativo ma volgersi a vedere, sentire e dire il bello della vita. Le Tre Scimmiette Sagge sono le guardiane del Santuario di Toshogu a Nikko in Giappone, col tempo il loro significato originale è stato distorto e mescolato ad altri concetti: da molti viene oggi interpretato come un’esortazione a non intromettersi negli affari altrui.

La scuola educa, non arresta”: ma siamo sicuri?

Forse è questo quello che si aspettavano una cinquantina di studenti appartenenti al collettivo studentesco del liceo artistico bustocco che ha manifestato contro la dirigente scolastica colpevole di aver coinvolto la polizia nella vicenda illecita che avrebbe potuto coinvolgere l’istituto. Essi con uno striscione con scritto “La scuola educa, non arresta” volevano esprimere eloquentemente la loro contrarietà all’intromissione della preside: «Non si discute dell’uso della droga, si discute dell’operato della preside» hanno detto gli studenti coinvolti nel presidio. La protesta, che è iniziata al momento dell’ingresso a scuola per  poi spostarsi in una vicina area verde, ha riscontrato il dissenso della maggior parte degli studenti dell’istituto stesso che è regolarmente entrata nelle classi per partecipare come sempre alle rispettive lezioni scolastiche.

Paolo, educatore professionale: «Tanti genitori non sanno, che si educa più con i “no” che con i “si”»

Eppure proprio questa segnalazione a me sembra un evidente segnale che la scuola educa proprio dove non sempre arrivano le famiglie. Ma essendo questa solo una mia opinione, ho chiesto a Paolo – educatore di professione che tutti i giorni è a contatto con i ragazzi e le loro famiglie – di darmi un suo parere su questa vicenda: «Si parla tante volte di educazione, questa parola che tutti abbiamo sulla bocca ma che in pochi conosciamo.
Anche in oratorio, dove lavoro, alcuni genitori si aspettano che tu educhi il loro figlio, ma alzano e puntano subito il dito contro di te quando costui viene richiamato, poiché pensano che essendo il “migliore” non può commettere errori. E si lamentano. E si arriva a un problema come quello capitato proprio in questa scuola dove si arriva addirittura a contestare un arresto (legittimo, per spaccio di droga), accusando la preside per aver fatto il suo dovere, tutelando anche gli altri alunni della scuola. Tanti genitori non sanno, che si educa più con i “no” che con i “si”. Che la famiglia educa e la scuola insegna. E tanti genitori non sanno che, il 95% dell’educazione viene fatta nelle case e non nelle scuole o negli oratori. E non sanno che invece, proprio in carcere (dove ho avuto la fortuna di educare 4 anni), non ci sono figli cattivi, ma (anche) figli di cattivi genitori».

Mi viene in mente la frase del pedagogista ed educatore statunitense Robert Maynard Hutchins: Lo scopo della scuola è quello di formare i giovani a educare se stessi per tutta la vita”. Che secondo me significa che la  scuola educa, ed è per questo che per educare i suoi alunni deve denunciare colpevole di un’errata condotta per tutelare e dare il buon esempio agli altri studenti di cui è responsabile come educatrice. E poi denunciando il ragazzo colpevole probabilmente la preside lo ha salvato da conseguenze più gravi e proprio per questo lo ha educato, fermandolo e dandogli la possibilità di un futuro che poi sarà compito del ragazzo seguire o meno, ma la strada giusta è tracciata.

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