Pro Ana e Pro Mia Stop: una legge per mettere al bando chi inneggia l’anoressia

Sì, di anoressia e bulimia si muore e gli oltre 3mila decessi all’anno tra i giovani in Italia lo dimostrano. Ad amplificare la trappola mortale dei disturbi alimentari, però, sono siti web, blog, chat whatsApp e gruppi sui social media “Pro Ana” e “Pro Mia” nei quali circolano informazioni che, invece di portare alla guarigione, inneggiano la malattia. La situazione è nota da molto tempo ma finalmente ora la questione è approdata anche in Senato grazie a un disegno di legge sui disturbi alimentari, problema di cui soffrono 2 milioni di italiani.

«Online si trovano oltre 300mila siti “Pro Ana” e “Pro Mia”, che danno consigli pratici su come perdere peso ricorrendo a pratiche di restrizione alimentare prolungata e ossessiva», ha spiegato Maria Rizzotti (FI), promotrice del ddl adottato come testo base del provvedimento all’esame della Commissione Igiene Sanità del Senato.

Come ha sottolineato la Senatrice, di fatto, si tratta «di veri e propri manuali di istruzione per eliminare l’appetito o procurarsi il vomito. Ma anche strategie per ingannare i familiari, evitare di attirare l’attenzione sulla propria magrezza, o fingere intolleranze per motivare il rifiuto del cibo».

Fortunatamente, blog e siti, così come i post che utilizzano hashtag come #thinspirathion e #boneinspiration, «sono relativamente facili da identificare da parte della polizia postale». Lo conferma Lisa Guidi, presidente della Società italiana per lo studio dei disturbi alimentari Toscana Umbria Marche.

Più complessa, invece, «è la ricerca sui gruppi Facebook e sulle chat via telefono, che possono essere individuati solo con la collaborazione di pazienti e familiari».

A fronte di questo problema, che riguarda ragazzi e ragazze sempre più giovani, anche di 9 o 10 anni, scarseggiano sul territorio i percorsi di cura: «Mia figlia era anoressica – ha ricordato Stefano Tavilla, presidente dell’associazione “Mi nutro di vita” – ed è morta 7 anni fa mentre era in lista d’attesa per essere ricoverata in struttura. Pochi mesi fa è stata la volta di una ragazza deceduta dopo che le era stata rifiutata la proroga del ricovero. Questo mostra che c’è ancora molto da fare».

I numeri, intanto, dimostrano come anoressia e bulimia siano un fenomeno in aumento: si registrano 8.500 nuovi casi ogni anno e rappresentano la seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali, tra i giovani.

Disturbi alimentari, verso ddl condiviso FI-PD-M5s

Fortunatamente, la problematica va oltre ai colori politici. L’obiettivo, condiviso da Forza Italia, PD e M5s, è quello di raggiungere un accordo politico tra i gruppi parlamentari per approvare, entro gennaio 2019, in Commissione Sanità del Senato, il disegno di legge sui disturbi alimentari.

L’iter del provvedimento è già iniziato e sono 2 i ddl in discussione in Commissione, quello della senatrice Maria Rizzotti (FI), adottato come testo base, e quello della senatrice Caterina Bini (PD).

Come precisa Rizzotti, l’elemento qualificante è l’introduzione del reato di istigazione a pratiche che provocano anoressia e bulimia «così da mettere a tacere blog e siti che fanno propaganda online ai disturbi alimentari. Riconoscerlo come reato è come imbavagliare chi cerca proseliti attraverso la rete».

Prevenzione e formazione sono gli altri punti cardine del testo. Avere medici di base, pediatri e insegnanti qualificati per riconoscere e affrontare i disturbi alimentari è fondamentale, tanto quanto l’informazione di genitori e giovani. Di fatto, le associazioni dei pazienti hanno avuto un ruolo di primo piano nella stesura del testo. La promessa, ora, è di licenziare il testo entro gennaio 2019.

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