Testimonianze dopo il Pride del terrore a Białystok (Polonia). Intervista multipla

I giornali l’hanno riportato, le violenze da parte di ultranazionalisti e neonazisti del Pride a Białystok (Polonia) di sabato 20 luglio sono note. Ma nelle notizie non c’è il terrore, la paura, lo stress e la sensazione di pericolo che i manifestanti hanno provato.

E perché è importante che anche questa sia una notizia? Perché uno stato d’animo non c’entra nulla con le credenze e le lotte d’opinioni. La violenza di chi arriva a scagliare petardi e terrorizzarti è la negazione della libertà. Quando ci si chiede il perché ci sia bisogno di quella che viene beceramente definita come “propaganda” LGBTI, Białystok è la risposta.

L’odio. L’odio che avvelena persone vuote e povere a livello morale non ha niente a che vedere con l’omofobia, perché chi muove violenza contro dei manifestanti indifesi non ha paura.

La comunità LGBTI invece ha paura, ma anche tenacia, coraggio, orgoglio. Lo dimostra questa intervista esclusiva a dei partecipanti che quel giorno c’erano, in una parte di storia buia che non verrà scritta dai giornali. Per questo dobbiamo assumerci la responsabilità di scriverla noi, tutti noi, che domani potremmo essere a Białystok con ancora addosso la paura di morire per chi siamo.

Ringraziamo Sonia e Martin per averci fatto da tramite e averci permesso di realizzare queste interviste esclusive.

Ecco quindi le nostre domande e, di seguito, le risposte dei 3 intervistati al Pride di Białystok

1)Hai mai assistito o sei stat* vittima di molti episodi di discriminazione nella tua vita quotidiana?

2) Qual era la tua motivazione per essere al Pride, era personale o eri lì per supportare altre persone? Com’era il tuo umore quel giorno? Eri spaventat* prima che partisse la marcia?

3) Quale è stata la tua reazione iniziale una volta iniziata al violenza

4) Hai ancora paura o prevale la volontà di cambiare la situazione e continuare a combattere per la libertà e i diritti?

5) Pensi che sia necessario mandare un messaggio alle istituzioni e all’Europa per far sì che la vita delle persone LGTB sia più sicura? Ti senti sicur* in Polonia ora?

6) Continuerai a vivere in Polonia o vorresti vivere da qualche altra parte?

7) Cosa diresti alle persone che ti hanno fatto del male e, al contrario, cosa vorresti dire a quelle che non ti hanno difeso?

Andrzej, uomo, gay

1) Sfortunatamente sì. Alcune volte ho sentito degli insulti urlati verso di me, persone che mi urlavano “frocio” solo perché stavo camminando mano nella mano con il mio ragazzo. Solo in una città piccola in Polonia, niente di che. Mi ricordo anche che alcuni anni fa a Varsavia, la città più importante in Polonia alcuni hooligans hanno cercato di attaccare me e i miei amici solo perché avevamo delle bandiere e dei braccialetti arcobaleno. E certamente a Bialystock, tutto ciò che è successo lì è stata chiaramente una manifestazione di discriminazione con molta aggressività e violenza.

2) Io sono uno di quelli che hanno organizzato il pride di Varsavia, quindi per me, dato che condivido l’idea delle persone LGTB+ era ovvio mostrarmi anche a Białystok, era impossibile non farlo.

Sapevo dall’inizio come sarebbe stato e doveva essere il primo pride lì, quindi sapevo che non potevo lasciare quelle persone da sole. Sono andato lì con un gruppo di amici per supportarci a vicenda

3) L’atmosfera nella marcia a Białystok è stata terribilmente spaventosa. Non sono sicuro di poter descrivere in poche parole cosa è successo lì e come mi sono sentito. Mi sentivo paralizzato dal terrore, dall’impotenza ma ero anche soddisfatto di essere lì per supportare gli amici di Białystok. Un’ora e mezza prima che la marcia iniziasse, mentre stavamo ancora cercando di raggiungere il luogo d’incontro principale, abbiamo avuto problemi perché eravamo seguiti da alcuni hooligans, fanatici aggressivi. Erano interessati a noi e ci volevano spaventare. Mentre stava per iniziare è stato orribile: bottiglie, petardi, uova, volavano in ogni direzione. Con i miei amici ci siamo parlati per dirci di guardarci attorno ed essere sicuri che niente volasse nella nostra direzione, per non essere sorpresi che qualcosa potesse colpirci all’improvviso. Avevamo aperto anche gli ombrelli che ci proteggevano un po’, ma era davvero fastidioso. Dopo un po’ la situazione è migliorata, abbiamo notato che dietro di noi c’era un camion con la musica, così siamo andati lì e abbiamo iniziato a divertirci, ballando e cantando. Io stringevo lo striscione della marcia e stavo cercando di stare nel mezzo per assicurarmi che niente di ciò che ci scagliavano addosso potesse colpirmi. In quel momento  avevo quasi dimenticato di essere in una situazione pericolosa e mi stavo solo divertendo. Potevo vedere molte persone colorate e sorridenti, si divertivano e basta, stavano ballando e ridendo, solo camminando. Ma davanti alla marcia stava per iniziare un incubo.

Non sembrava una felice marcia LGTB. I petardi esplodevano, i cori dei fanatici crescevano: “andate fuori dai coglioni“. Sembrava di essere in una di quelle guerre che avevo visto solo nei film. Ma non rimpiango di esserci andato, era il mio dovere!

4) Quando sono iniziate tutte quelle azioni aggressive, ho cominciato ad essere veramente spaventato. Non avevo mai pensato che la mia vita potesse essere in pericolo. Centinaia di persone aggressive e violente erano lì per spaventarci e per spiegarci “il nostro posto”, erano dappertutto.

In alcuni momenti ero spaventato, pensavo che qualcuno avrebbe estratto un’arma dalla tasca e iniziato a sparare. La paura era iniziata un’ora prima della marcia quando avevo visto presso una fontana un gruppo di amici al quale un uomo stava cercando di rubare la bandiera arcobaleno. Avrei aiutato, ma ero già paralizzato dalla paura.

5) Sì. Ho ancora paura. Di certo non come il giorno della marcia ma ho ancora dei sentimenti di impotenza dentro di me. Volevano solo spaventarci, pensavano che saremmo stati a casa perché avremmo avuto paura di loro, ma pensavano male. Volevo mostrargli che noi combattiamo. Di sicuro io mi mostrerò in ogni altra marcia in Polonia. Volevo andare in repubblica Ceca per un grande pride, ma andrò in una piccola città polacca chiamata Plock. Le grandi città non hanno bisogno del nostro aiuto ma le società locali di piccole città, sì.

6) Penso che mandare un messaggio ai gruppi europei non sia una cattiva idea ma abbiamo bisogno di più leggi in Polonia che aiutino a fermare le azioni omofobe.

7) Dopo aver visto com’è andata la marcia a Białystok ho detto al mio ragazzo che non ce la faccio più. Penso fosse la prima volta che ho avuto il pensiero di trasferirmi da questo paese. Ma di sicuro non ora. Credo tutt’ora che avremo una vita meravigliosa e normale per tutti in Polonia. E di sicuro lotterò ogni giorno per giorni migliori per la comunità LGTB+ in Polonia.

8) vi amo, haters.

Emilia, 17 anni, donna bisessuale

1) Personalmente mi sono sentita discriminata solo una volta ed è finita solo con insulti e imprecazioni verso di me.

2) Sono andata al pride di Białystok e la mia ragione principale era che non avevo mai visto questo tipo di evento e ha avuto luogo nella mia città natale quindi era importante per me andare lì e dimostrare il mio supporto a una società di cui mi sento parte.

3) All’inizio ero molto spaventata. Potevo sentire i suoni dei petardi che esplodevano, persone che gridavano, imprecazioni, uomini che insultavano e la polizia tutta attorno a noi. Per un po’ ho pensato che la parata non sarebbe partita. Sono stata quasi colpita da un petardo. Quando la parata è iniziata la paura si è placata lentamente ma, alla fine della marcia, nel luogo principale, sfortunatamente la paura e lo stress sono tornati. Io speravo solo che tutti sarebbero tornati a casa tranquillamente, sani e salvi.

4) Ero terribilmente spaventata per me stessa e i miei amici, avevo paura che gli attacchi di quelle persone selvagge sarebbero culminate con la morte di qualcuno.

5) Per alcuni giorni dopo il pride ero spaventata all’idea di lasciare casa da sola ma, onestamente, pensando a tutto ciò che ho visto, credo che parteciperò di nuovo la prossima volta

6) Il pride di Białystok mi ha aiutata a realizzare quanto odio si nasconde in Polonia e personalmente credo che fare qualcosa e mandare messaggi o qualche tipo di documento ufficiale all’unione europea sia una grande idea. Dobbiamo fermare l’odio e la violenza verso qualcuno solo perché è diverso. Dobbiamo fermarlo prima che si diffonda sempre di più, restando impunito.

7) Lasciare la Polonia? È stato il mio piano per molto tempo, ma in quella situazione il pensiero più doloroso è stato che nella stessa nazione che chiamo casa, non ho lo stesso livello di rispetto che hanno le altre persone. La legge e i cittadini non mi accettano.

8) Capisco che qualcuno possa pensarla in modo diverso e avere altre opinioni, non posso capire come quelle persone possano essere violente e odiare per questa ragione. Le persone possono essere così cieche, con il loro “modo assoluto” di vivere in un certo modo che le spinge a picchiare un ragazzo minorenne solo perché aveva una parte di arcobaleno nel suo outfit. Lanciare petardi a ragazzi spaventati, perlopiù ragazzi.

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Marta, 17 anni, donna

1) Non noto alcuna discriminazione e non ne sono mai stata vittima.

2) La mia motivazione per essere lì era quella di supportare la comunità LGTBI e dimostrare a queste persone che non sono sole.

3) All’inizio della marcia ero spaventata perché quei selvaggi anti-LGTB erano davvero aggressivi durante tutto l’evento. Durante la marcia mi sono sentita bene con altre persone accanto a me, ma dopo la marcia…ero di nuovo spaventata, avevo paura che mi facessero del male.

4) Mi sentivo molto esitante, ero terrorizzata e ansiosa che qualcuno potesse essere ucciso o ferito, specialmente i miei amici.

5) Dopo ciò che ho visto sono molto spaventata ma mi ha dato la motivazione per partecipare di nuovo alla marcia a Białystok e lottare per i nostri diritti. Per i diritti delle persone, di tutti.

6) Penso che dovremmo diffondere delle informazioni della nostra situazione ai partiti europei. Io non mi sento sicura in Polonia e la situazione accaduta a Białystok me ne ha dato prova. Mi ha reso ancora più paurosa.

7) Sì, voglio trasferirmi in un altro paese senza esitazione.

8) A tutte quelle persone vorrei dire che quanto hanno fatto e continuano a fare è disgustoso, non dovrebbero mai più poter trattare un’altra persona in questo modo, soprattutto se è perché quella persona ha un diverso orientamento, colore della pelle, o altro. Ogni essere umano merita rispetto e di essere libero, nessuno merita quel trattamento, l’odio, le aggressioni, come è successo al pride a Białystok.

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