Transgender, discriminazioni e vantaggi: “Vediamo il mondo con quattro occhi”

A proposito di trav, hai parlato di un percorso, ma c’è chi si ferma per scelta?      

S: Ho molto amiche che la vivono come un gioco tra le pareti di casa. È una fase, come è stata per me. Per altri rimane un gioco, magari perché hanno una vita in famiglia e non vogliono andare oltre. Poi ci sono quelle che la vivono come una fase e vanno oltre. Succede che esci e, quando esci, diventa quasi una droga: poi ti piace uscire. L’uscire, truccarsi bene, vedere una reazione degli altri positiva (come mi è successo a Torre del Lago qualche sera fa), è una gratificazione. Capisci di esserti truccata bene. Magari hai offuscato anche qualche donna, succede. Anche perché eccediamo nella preparazione. Ricerchiamo la femminilità e magari a volte esageriamo anche un po’.

transgender

L: Tante volte girando in giro e vedendo tante donne come sono ‘conciate’, dico sempre ‘capisco perché tanti uomini vengono a cercare trans’. Ci sono persone improponibili… almeno un minimo…

S: La fase dell’uscita, comunque, può avere delle ramificazioni. A me piace uscire, mi piace molto. Da lì può espandersi e andare in qualcosa di più.

Uscire ma nei locali LGBT?               

S: Sì, intendo sempre zone gay friendly.

L: Quello lo si fa all’inizio, poi si prende coraggio…

S: Infatti spesso penso, che male c’è se stasera esco? Due amiche che escono, che problema c’è?

Per te sono passaggi nuovi no?         

S: Sì, è divertende. Penso ‘che cosa faccio di male’?

L: Infatti, siamo persone normali. Semplicemente, madre natura non ci ha fatto né uomini né donne ma in forma ibrida. Sentiamo bisogno di vivere, alcuni sia la propria mascolinità che femminilità. Altri più la loro femminilità e parlo di M to F, quindi da maschio a femmina. Non vedo perché la gente deve guardarti strana perché sei un uomo e vai a passeggio vestito da donna. Nelle culture indiane d’america, degli Apache, c’erano i Two spirits che erano considerati anche sacri e vivevano normalmente vestiti da donna ed erano accettati tranquillamente.

In India, invece, venivamo considerate quasi sacre. Venivamo chiamate quando ci sono le nascite dei bambini perché di buon auspicio, poi alle aperture dei negozi o di locali deve esserci sempre una trans perché considerata di buona uspicio. Alcune culture lo accettano tranquillamente.

S: In Thailandia sono molto avanti. Entrano anche in polizia, fanno le hostess. Ma lì parliamo di altre culture.

L: In Italia si è lavorato molto contro i transgender, dispiace dirlo, da parte della chiesa cattolica. Stranamente è una delle poche chiese che non accetta il transgenderismo. Già i protestanti e i valdesi non hanno nulla contro. Ho partecipato proprio ad alcune riunioni valdesi per noi trans e veniamo tranquillamente riconosciuti. Presso l’ebraismo, mi risulta ci siano rabbini trans, ovviamente non ortodossi. Nel mondo islamico, mentre viene molto condannata l’omosessualità, il transgenderismo no. In alcuni stati, alcuni omosessuali gay devono dichiararsi trans e fare l’operazione per evitare la pena capitale o la carcerazione. Se vogliamo, alcune volte le trans sono più accettate perché si riconosce che sono donne. Gli eunuchi erano transessuali. Negli harem, nel mondo arabo, c’è questo tipo di tradizione. La gente, a poco a poco, deve abituarsi. Come una volta si scandalizzava se vedeva un gay per strada e lo additava: ora meno. Ogni tanto partecipo alle riunioni della Edge, la lobby gay italiana con manager e imprenditori Lgbt, dove ci sono fior fiori di imprenditori, avvocati, commercialisti… e sono gay, piuttosto che lesbiche. Il lavoro lo si fa tranquillamente e non è discriminante su quello.

Purtroppo, l’immagine transgender nella gente viene sempre vista male. Anche perché la chiesa cattolica fino ad ora non ha fatto particolari aperture sul nostro campo. Anzi, se può distriminarci e demonizzarci, lo fa. Con quale motivazione non lo so. Ho anche una teoria tutta mia… Adamo era intersessuale: era sia uomo che donna, perché è stato creato uomo e donna. Quindi a questo punto hanno tolto la parte femminile e hanno creato Eva. Ipotesi uno: Adamo era un intersessuale, un ermafrodito. Due: se Adamo era un maschio, Eva è stata la prima transessuale. Hanno preso i cromosomi XY e li hanno trasformati. Se leggete la Bibbia in ebraico, si vede la differenza. Adamo è stato creato, si usa la parola creare. Per Eva invece si usa la parola costruire, è stata proprio tirata fuori da Adamo. È stata clonata da Adamo e poi le è stata data sembianza femminile: era un uomo al quale poi è stata data sembianza femminile. Iniziamente infatti non era in grado di partorire. Solo quanto è stata scacciata dal paradiso terrestre ha avuto la possibilità di partorire.

Molti dicono spesso ‘io sono alla vecchia maniera’. Se la vecchia maniera fosse questa…

L: Infatti, se il termine ebraico di Adamo è Ish, il termine di Eva è Ishà. Per far capire che una è di derivazione dall’altra. Non è che hanno dato due nomi diversi: Eva è stata tirata fuori da Adamo. Molto probabilmente è stata la prima transessuale della storia. Ecco, se ritorniamo alle origini, non si scappa. O ermafrodito Adamo o transessuale Eva: non esiste che tutti e due fossero etero. Storicamente non ci sta dentro.

Fonti storiche, invece, nelle quali si è parlato nel passato di transessuali?

L: Il transessualismo c’è sempre stato, fin dai tempi dei romani e dei greci. Nella cultura greca l’omosessualità, il lesbicismo, il transessualismo erano pienamente accettati. Addirittura, quasi imposto come casta sia economica che culturale. In oriente, in Cina, che io sappia, le transgender ci sono sempre state: hanno iniziato a essere ‘demonizzate’ quando sono arrivati gli inglesi con la loro dominazione. Le hanno considerate loro fuori legge.

La transgender, comunque, ha sempre attirato la parte potente e ricca della popolazione in quanto era qualcosa di raro e particolare. Avere un rapporto sessuale con una transgender è completamente diverso dall’averlo con un uomo o con una donna. Offriamo un qualcosa completamente diverso. Una sessualità molto più completa. Se vai con la transgender hai un miscuglio di entrambe le sessualità. Chi viene a cercarci, di solito non è il gay. Il gay vuole l’uomo. Ci cerca l’uomo etero, alla ricerca di una femminilità diversa, chiamiamola più completa rispetto a una donna genetica. Abbiamo, effettivamente, delle potenzialità in più rispetto a quella che può essere una donna genetica. Se una donna va con un uomo e ricerca il piacere dell’uomo, lo può fare per istinto, per sentito dire, perché ti hanno insegnato così, perché l’ha visto nei film. Noi invece quando andiamo con uomo, sappiamo benissimo cosa fare, perché lo facciamo per esperienza diretta. Perché siamo stati uomo anche noi e sappiamo cosa può piacere a un uomo e questa è una cosa in più.

Come una coppia omosessuale…

L: Sì, però lì c’è solo la sessualità maschile. Una trans può dare sia la sessualità maschile che quella femminile. Non tutte, in maniera diversa etc. La sessualità di una transgender che ha attiva ancora sia la parte maschile che femminile, che non ha offuscato una delle due parti, offre la completezza e la ricchezza di rapporto, completamente diversa da quello che può essere il rapporto con una sola persona. I transgender che diventano completamente femminili, invece, diventano solo donne perché non hanno più la parte maschile. E lì rientriamo sempre nel discorso, ‘faccio l’operazione o no’. Io ho rispetto per chi fa l’operazione ma, per me, significherebbe perdere la richezza tipica nostra. Una volta che io dovessi diventare totalmente donna, sarei una donna di serie B. Non sono una donna completa: ho sempre qualcosa di artefatto e ricostruito. Come transgender, invece, posso esserlo di serie A. Ne potremmo parlare per ore e ognuno direbbe la sua: il mondo transgender è uno dei mondi più eclettici che esiste nel mondo Lgbt. Vedi nei social, il mondo gay, lesbo, il mondo bisex, hanno delle caratteristiche abbastanza formate. Il mondo transgender, proprio perché ha questa fusione di maschile e femminile assieme, che può essere data in percentuali diverse da persona a persona, ti forma un qualcosa di diverso.

Nel mio primo libro do un po’ di consigli a chi si avvicina per la prima volta a questo mondo. ‘Quando andate da una trans, non date per scontato che a quella persona piaccia fare determinate cose, dovete scoprilo’. Perché non è detto che gli piacciano gli uomini o le donne o tutti e due. Se vai con un gay, sai che gli piacciono gli uomini. Se vai con una transgender: quanto è donna e quanto uomo? Quanto gli piacciono gli uomini e le donne? Quali sono i suoi gusti? Varia da persona a persona. È uno dei mondi più eclettici che esistono. E nel caso del mondo trav è uno dei mondi più segreti: la trav sta ancora facendo la vita al maschile e, se la fa al maschile, è perché non può dichiarare la sua vita al femminile. Su 100 persone trav che posso conoscere io, al massimo conosco nomi effettivi e indirizzi di una decina di loro.

Cioè di chi viene allo sportello?                    

L: No, chi viene allo sportello è già trans. Ha già fatto il passaggio.

S: Ecco perché stasera mi hai chiesto il mio nome di battesimo.

L: Sì, gliel’ho chiesto dopo due anni che ci conosciamo, solo per curiosità. Proprio perché abbiamo un sacco di rispetto per la privacy e capiamo la problematica. Anche sapere il nome e l’indirizzo… magari ti può scappare inconsciamente: meglio non saperlo.

Tornando agli stereotipi, si pensa spesso transessuale uguale a prostituta

L: Trans uguale a prostituta perché le trans non le fanno lavorare. Quindi, che fai? Muori di fame o ti prostituisci. Tutto sommato le trans mi sembrano abbastanza oneste. Preferiscono prostituirsi che andare a rubare. Può anche essere una scelta di vita poi. Però alcune persone sono obbligate a farlo e non è bello. Se è una tua scelta, bene. Una deve essere libera di potersi prostituire ma non deve essere un obbligo. Tante volte ci si trova talmente tanto chiusi tutti i ponti che diventa una soluzione per sopravvivere.

Lì bisogna cercare di fare qualcosa: come stiamo facendo anche noi, stiamo facendo vedere che la trans è una persona normale, che può guadagnare, che può far migliorare la tua azienda e che i clienti accettano. Ripeto: la paura dei datori di lavoro è che la gente non ti accetti. La cosa da sfatare è che la gente ha paura di noi, non veniamo da Marte per colonizzare il mondo, siamo qui in pace. Siamo talmente poche… se fossimo in 10 milioni di transessuali… ma stiamo parlando di qualche decina di migliaia di persone: non diamo fastidio a nessuno. Non rubiamo il lavoro a nessuno: al limite lo lasciamo libero perché ci licenziano. Il diritto al lavoro è la cosa più importante. Negare questo significa negare la vita della persona. C’è richiesta da parte degli uomini di transessuali: diguini il primo, il secondo, il terzo giorno… poi vai a vivere in macchina, poi arriva uno e ti offre 150 euro per un’ora. La prima volta dici no, la seconda ancora, la terza ti chiedi quanti giorni ancora puoi rimanere senza mangiare. Poi entri dentro nel giro e magari diventa difficile uscirne. Tante volte non è una scelta. Chi lo fa per scelta, ci sta. Non deve essere un obbligo, come lo è tante volte. Insomma, le trans non sono prostitute, sono obbligate a farlo perché tutti ti chiudono le porte in faccia, la problematica è quella. Tante, prima o poi, lo fanno. Questo è un dato statistico che c’è. Appena possono non lo fanno.

S: Io, per esempio, ho un mio lavoro normale e poi, un po’ per evasione, un po’ per divertimento, un po’ perché comunque voglio mettere qualche soldino da parte… seleziono le persone che mi chiamano. Mi capita di fare la escort. Però lo faccio in un certo modo, non alla disperata. Anche perché poi si vive male. Dispiace anche chi lo fa per bisogno. Nel mio caso è un mix di cose. Poi si conoscono anche persone interessanti.

L: Come lo fa lei, in modo estemporaneo, ci sono tante casalinghe che lo fanno… quello fa parte di quel ‘passatempo’ a scopo finanziario. Non è che lo fa una trans perché è una trans. Lo fa chiunque per mille motivi. Anche la casalinga che fa fatica a tirare a fine mese o per mettersi da parte qualche cosa di più senza dover dipendere sempre dal marito… fa anche quello. Diverso il caso in cui il marito ha perso il lavoro, non c’è il riscaldamento in casa, il figlio non ha da mangiare… che fa? Va in strada. E quella è una situazione diversa.

Ma nel tuo caso, Scarlet, non si tratta di andare in strada, giusto?

S: No no. In motel. Sono molto organizzata, in base a dove mi chiamano, ho il motel di riferimento.

Ti chiamano nel senso che metti annunci su internet?

S: Sì.

E chi ti cerca di più?

S: Beh, maschietti. Poi, io prediligo un tipo di clientela sopra i 40, mi piacciono i maturi. La cosa curiosa è che, tante volte, due volte su tre, cercano il mio lato attivo.

L: Per quanto ne so, il 99% dei clienti cerca il lato attivo. Altrimenti andrebbe con una prostituta femmina…

S: Sì, c’è quella curiosità. Noi siamo quell’ambiguità di cui si parlava prima…

Ma sposati, single…?

S: Sia sposati che single, un po’ di tutto… in generale c’è l’amatore del genere.

L: Dati statistici in mio possesso dicono che si tratta per la maggior parte di clienti over 40, fino ai 60, sposati. È difficile scendere sotto i 30.

S: Ogni tanto chiama anche qualche coppia. Mi è capitato. Ogni tanto sono anche coppie clandestine. C’è questa curiosità di trasgressione. Forse perché, in un colpo solo, si fa felice lui perché vuole vedere lei con un’altra donna, però abbiamo anche il lato maschile. Succede spesso nei club, ci sono molte coppie che ci avvicinano. Anche noi transgender siamo più ben accette nei club, forse perché si sta svegliando questa cosa… siamo ricercate insomma. Nei club mi capita di essere avvicinata dalle coppie o addirittura da lei che si fa avanti. Ogni tanto vado nei club: mi piace uscire. Alcuni club fanno serate apposta per noi.

Ma non hai mai avuto paura di andare con un uomo che non conoscevi?

S: Di solito, al telefono, cerco sempre di parlarci un attimo e capire. Mi è sempre andata bene.

L: Se va in hotel è difficile che incontri lo sbandato, lì devi presentare i documenti… è difficile che facciano qualche cazzata. La pericolosità ce l’hai per strada. Anche nei club, quando entri, devi sempre essere registrato con i documenti. Lo sbandato non va nei motel o nei club. Lo sbandato va a cercare in strada. oppure con un appuntamento direttamente in casa, c’è una percentuale di rischio.

Persone trav e trans, non posso fare stime precise ma almeno una su due è stata violentata. Ha subito uno stupro, è abbastanza frequente. Anche stupri pesanti, con botte. Alcuni finiscono male: una mia amica è stata presa da un gruppo, violentata e picchiata talmente tanto che l’hanno buttata per strada in mezzo alla neve. Lei era talmente forte, come fisico, che è riuscita a risvegliarsi e tornare fuori dalla neve dopo qualche ora.

Purtroppo tanti vedono la trans come carne da macello. È un animale e puoi farci quello che vuoi… alcuni magari possono avere qualche scrupolo a violentare una donna ma non hanno scrupoli a violentare una trans. Tante persone pensano che la trans non sia un essere umano, è una bambola gonfiabile. Poi, ho detto una su due ma mi sa che la percentuale è molto più alta.

Ma a te è capitato?                  

L: A me sì.

S: A me no.

L: Vedi, una su due…

Con le tue figlie, invece, come è andata?

L: Bene. Anche lì ho preparato la cosa in un certo modo. Più sono giovani, meno problemi ci sono. Se il padre ha tre braccia, loro pensano: ‘Come mai gli altri hanno solo due braccia?’. Oppure come un bambino con mamma bianca e papà nero: non si fa domande, si chiede magari come mai gli altri papà sono bianchi. L’importante è fare la cosa con naturalezza. Se la persona è naturale e riesce a creare un ambiente naturale, per il bambino è normale. Più si va su con l’età, più possono essere le influenze di quello che dicono gli altri, allora lì si deve stare più attenti. L’unica difficoltà che ho trovato io è stata quella di far loro capire che, comunque, il fatto che io potessi essere una donna, non significa che non fossi papà. Il ruolo è una cosa, l’identità sessuale un’altra. Anche se ho identità e gusti sessuali al femminile, il ruolo è quello di papà. Come in una coppia omosessuale: due donne si chiameranno tutte e due mamma ma c’è chi fa più il ruolo da mamma, chi più da papà. Anche tra uomo e uomo è così. Il ruolo di papà l’ho sempre fatto: andiamo in giro, per strada, a far la spesa e in pubblico continuano a chiamarmi papi. La gente si guarda e si chiede ‘ma dov’è il papi?’. Perché io sono il papi.

Anzi, le mie figlie hanno scoperto, in me, un lato in più. Una delle mie massime è ‘sempre aggiungere, mai togliere’. Il fatto che io sia diventata, esteriormente, donna, non vuol dire che abbia tolto qualcosa a loro perché, comunque, il papi c’è sempre. Ho solo aggiunto un po’ di sensibilità in più: soprattutto la maggiore, quando ha iniziato ad avere i primi problemi con i maschietti, ha iniziato a dirmi delle cose che non diceva né al papi, né alla mamma; ma le diceva a Loredana perché in lei trovava una persona più elastica alla quale sentiva di più di dire certe problematiche… quando ha un problema, mi scrive subito un messaggino, perché in me trova sia la psicologia maschile che femminile ed è una grande cosa. Ho avuto storie con le ragazze, pur non essendo un adone o chissà chi… ma quando mi piaceva qualche ragazza non ho mai avuto problemi. È come giocare a carte scoperte perché sapevo come pensavano: pensavo con la testa da donna.

Sappiamo esattamente cosa pensa una donna perché siamo anche noi donne ma sappiamo anche cosa pensa un uomo. E questa è una nostra potenzialità. Anche sul lavoro è così: ho sempre diretto gruppi molto eterogenei. Davanti a un uomo parlavo con la testa da uomo e davanti a una donna, con la testa da donna. E mi dicevano ‘finalmente abbiamo trovato un manager che ci capisce’. Magari una magager donna avrebbe invece difficoltà a capire le problematiche di un uomo. Noi, avendo entrambe le sensibilità, anche soprattutto nel lavoro a contatto di altre persone, questo viene facilitato.

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È un punto in più a favore per voi…

L: Un punto in più a favore, infatti. Si parla tanto di transgender uguale prostituta. Ma parliamo di transgender che ha una doppia personalità rispetto ad altre persone. Che capisce e vede il mondo con quattro occhi anziché con due. Quando succede qualcosa magari mi stacco, vado quansi in trans. In quel momento sto valutando la cosa sia con la testa maschile che femminile.

Trovi, quindi, che ci siano oltre a interessi diversi, anche schemi mentali diversi tra un uomo e una donna quindi?

L: Assolutamente. Il nostro modo di pensare viene determinato dalla emissione di ormoni. Cambia l’ormone in una persona, quindi cambia il modo di pensare. C’è un bel libro, ‘Il cervello delle donne’. Fa vedere dove nella donna, dove l’ormone è più forte, cambia il modo di pensare a seconda dell’età e a seconda del mestruo. È normale: la crisi premestruale è data da un picco ormonale diverso, è come se fosse una droga. Nel nostro caso, quando iniziamo ad avere l’emissione di ormoni, riesci comunque a pensare sia in un modo che nell’altro. Poi, noi transgender, a livello di costruzione fisica, non nasciamo tutti uomini o tutte donne. Siamo proprio questo miscuglio di tutte e due le cose.

Ma riscontri differenza con le persone androgine?

L: Androgino è una persona che è esteticamente un po’ uomo e un po’ donne ma il termine indica solo l’estetica. Ma questo non denota i gusti sessuali. La persona transgender che, per un motivo di lavoro o società non riesce a mettersi al femminile, magari cerca di mettersi androgino per avere un po’ di femminilità e non sentirsi uomo. A me è capitato, quando ho iniziato due anni fa a virare completamente, io non ce l’ho fatta più a mettermi in giacca e cravatta. La prima difficoltà è stata lì: mi hanno richiamato per dirmi di vestirmi in giacca e cravatta. Ma io non ce la facevo, non mi sentivo più a mio agio.

A livello scientifico e medico, non hanno ancora capito come il transgenderismo funziona. Non sanno da cosa viene determinato. Questo è ancora allo studio. Non si sa ancora perché. Si è capito che ci si nasce, non si diventa. Lo scopri e lo esteriorizzi dopo ma chi è transgender, nasce, vive e muore transgender. Le cure riparative, fortunatamente, le stanno mettendo fuori legge perché non esistono. Puoi obbligare una persona sì, a volerla in un certo modo.

Ora si sta andando verso l’idea che non esiste l’uomo al cento per cento e la donna al cento per cento. Kinsey diceva: ‘Qui c’è l’uomo, qui c’è la donna, ma poi ci sono tutte le vie di mezzo’.

Sì, lui ha diviso le identità sessuali in sei fasi…

L: Sì, poi puoi fare anche le sotto fasi… di conseguenza, anche noi probabilmente ci posizioniamo in un certo punto che non è più identificabile come uomo o donna. Per questo dico che dovrebbe essere un terzo sesso o sesso non identificato. Quando mi fanno mettere ‘maschio o femmina’, cosa metto? A volte metto T e lo cerchio. Ma di solito metto femmina, perché mi interessano gli abiti femminili e i prodotti femminili. Il mio gusto, in questo momento, è tutto al femminile.

Tornando a quanto affermavi prima, quindi, una parte del pensiero maschile la riesci a usare quando serve ma, principalmente, pensi al femminile?

L: Quello varia da persona a persona. C’è chi può pensare 30 per cento al maschile e 70 al femminile, chi al 50 e 50. Come la scala di Kinsey…

S: Io, per esempio, non sto più comprando cose da maschio. Compro le cose della mia parte femminile. Ma vado d’accordo con il mio lato maschile. Se non ci fosse uno, non ci sarebbe l’altro.

L: Ma c’è gente che lo abbandona completamente.

S: Io ci convivo. Come avere un fratello… la Lory è il classico esempio che, dietro a un uomo, si può nascondere una grande transgender.

L: L’ho tenuta bella nascosta. Ho fatto la parte da maschietto anche io… sono cintuna nera di karate.

S: Eh, la Lory… quando sembra che ha raggiunto il massimo, si supera.

Parliamo dei tuoi libri…

L: Ho già pubblicato ‘Loredana, Il mondo segreto delle trav, raccontato da una trav’. Si può scaricare sia da internet sia ordinarlo in libreria, soprattutto Mondadori. Il secondo l’ho finito e va in pubblicazione ai primi di settembre. Lo presento il 17 e il 18 settembre in Villa Guardia: ‘Loredana, diario intimo di una trav’. Mentre il primo è un flash di tutto il mondo trav, come un manuale. Il secondo, invece, è un anno e mezzo di diario, la raccolta di tante persone che ho sentito. Trovi il passaggio da trav a trans, quando inizi a non farcela più a entrare negli abiti maschili. Dall’altra parte c’è il momento in cui inizi a dichiararti al pubblico come transgender e quindi tutte le problematiche che ci sono in famiglia, sul mondo del lavoro e le varie discriminazioni. Quindi si parla dello scivolare adagio adagio nel baratro della prostituzione, stupri, film hard, di tutto di più, fino a che arrivi a pensare al suicidio che è una realtà grave nel nostro mondo.

C’è chi, quando tocca il fondo non ce la fa più e c’è chi invece riesce. Anche quando ho avuto difficoltà, lei mi è stata vicino, così come lo sportello trans. Avevo mandato il messaggio all’associazione ‘help me’. Da sola non ce la facevo. Si riesce poi a ricostruire adagio. Fino a quando faccio vedere che, con fatica, anche se ti trovi con la merda fino al collo, con l’aiuto di altre persone già abituate a fare questo tipo di aiuto, si può ritornare ad avere una vita normale e riallacciare rapporti normali. Spesso ci sono rapporti particolari e si tengono nascosti. Fate conto: un militare che è nel deserto per due anni da solo, se le danno due ore di libera uscita, secondo voi, dove va? Va in biblioteca a leggere o a vedere un film? No. E lo stesso succede, ovviamente, nelle persone che hanno dovuto tenere questa sessualità schiacciata.

Club transgender

Lory in club privé

Per questo esistono i club e siamo ben accette nei club e sanno che siamo abbastanza esplosive in questo. Ed è solo la parte iniziale. Quando poi la persona inizia a sfogare, inizia a raggiungere una vita regolare e trovare un uomo, piuttosto che una donna, con cui poter condividere anche la propria esistenza, si ritorna a una vita più normale. Poi varia da gusto a gusto. Ci sono le coppie trasgressive che saranno sempre trasgressive. Nei club ci sono coppie di 65 anni che mi fanno morire… e quello ci sta dentro.

Ecco il mio libro è il racconto sia della transizione, di come si passa da trav a trans, e sia quello che purtroppo può succedere alla persona nel momento in cui palesa la sua essenza e come si può cadere in basso; ma anche a quelli che sono i mezzi per poter risalire. L’ho fatto per dare fiducia alle persone che si trovano in determinate situazioni per dire ‘ok, va bene. Anche a me sono successe queste cose ma, come altre persone ce l’hanno fatta, allora magari posso farcela anche io’.

transgender

Hai detto prima che al nord d’Italia si è accettati abbastanza. Però proprio questo è territorio della Lega Nord, partito politico non esattamente simpatizzante verso il mondo Lgbt…

L: Vero, però c’è anche stato il primo pride di Varese. Poi, alcune persone in pubblico dicono qualcosa, in privato pensano altro. Una mia amica, è una modella trans e ne parlo anche nel libro. Lei dice una frase che mi fa morire: ‘Tutti etero fino alle nove di sera’. Tante persone, magari per modo di fare ce l’hanno contro ‘terroni’, trans… poi magari se la figlia le porta un ‘terrone’ in casa lo accettano benissimo. Una cosa sono gli stereotipi, poi quando conosci realmente una pesona, cambi idea. Anche nel nostro caso: quando dici trans hai degli stereotipi. Quando poi te la trovi come vicina di casa, nel lavoro o come me che vado direttamente dai clienti, hanni iniziato a cambiare mentalità. Vedono serietà, professionalità…

Transgender Varese Pride

Lory al primo Varese Pride

C’è una persona dietro allo stereotipo insomma…

L: C’è una persona. Alcuni hanno iniziato a seguirmi sulla mia pagina Facebook. Mi fanno commenti. L’ignoranza, da sempre, dà discriminazione, dà razzismo. Quando conosci veramente le cose, inizi a valutarla in maniera diversa. Infatti, quello che fate voi, sinceramente lo apprezzo, motivo per cui siete qui. Tutto quello che può far conoscere il nostro mondo, al di fuori dei pregiudizi, sapendo che ci sono ancora… però se la gente conosce non ha paura.

Serve raccontarsi…                  

L: Si bloccano per sempre delle determinate idee. Ad esempio, mentre il mio primo libro l’ho scritto di getto, il secondo l’ho scritto giorno per giorno, mano a mano che succedevano le cose avevo notizie di altre persone. Così c’è proprio l’immediatezza della sensazione di quel momento. Sono riuscita a fermare le sensazioni di quel momento che poi cambiano ma in quel momento era quello che mi sentivo.

Si susseguono altri discorsi e informazioni ‘di servizio’

S: Io sono moderatrice di un sito dove, una volta al mese organizziamo delle feste in un casale dove possono venire delle trav in erba che necessitano di un aiuto e sono magari alle prime uscite. Sono come una sorta di coach. Solitamente quando una trav è alla prima uscita ha la sindrome del pagliaccio: vuoi perché non ci si sa truccare bene, vuoi perché non sai come sei vestita… avere una ‘sorellina’ ti aiuta a prendere coraggio per le prime uscite.

trav

Lory durante la sua prima uscita in pubblico

L: All’inzio sei molto impacciata e non sai come muoverti. Tu hai avuto una mamma che ti ha insegnato a come comportarti, come vestirti… noi no. Siamo nate orfane.

S: Siamo figlie dei tutorial.

L: Chiaro che all’inizio sei goffa.

S: Poi subetra anche la paranoia, ti chiedi se tutti ti stiano guardando… mentre ti stanno guardando come guardano chiunque altro. Quindi faccio questi incontri e li faccio volentieri, è bello vedere una sorellina che sboccia. Anche perché ci sono passata anche io e so cosa significa.

Come si chiama questo sito?               

S: travbook.net

A volte associamo i brasiliani alla transessualità… c’è un motivo secondo voi?

L: Forse perché lì c’erano tante persone effettivamente belle. C’erano delle belle trans e qualcuno ha pensato di farci un business. A queste persone che facevano la fame in Brasile hanno detto: ‘Guarda che così ti fai un pacco di soldi’. Allo stesso modo ci sono delle bellissime ragazze di Filippina, Thailandia etc ma quelle non si spostano qui, la prostituzione resta sul posto.

Purtroppo tante persone ne hanno fatto un business pesante: persone rapite dalle famiglie, sottoposte a terapie ormonali intensive per farle femminilizzare per poi essere trasportate qui per essere prostituite. Si parla proprio di tratta di esseri umani. Tante persone arrivano dall’estero a noi allettate dal guadagno. Poi le trans belle ci sono in tutto il mondo ma in tante zone del mondo non vengono valorizzate per altri motivi. In Africa ce ne sono tantissime ma chiaramente non c’è il trattamento medico e chirurgico. In tanti altri stati, comunque, le trans arrivano a fare anche i minisitri, ad esempio in India. L’esercito americano ha autorizzato di recente la presenza di trans e mi pare anche nell’esercito israeliano, lì c’è anche il giorno Lgbt per l’esercito. Il pride di Tel Aviv sono stati 150mila persone: l’unico pride del Medio Oriente. Abbiamo visto quello in Turchia come è andato a finire.

A Milano, nell’hotel Westin, avevo partecipato al Pouting: una scultrice ha fatto la statua di Putin di cera, con la faccia da gay. Si trattava di una mostra itinerante, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle leggi omofobe promulgate da Putin in Russia. L’avevamo fatta girare per tutta Italia quanto Putin aveva fatto le leggi contro l’omofobia. Lì vivono in maniera disperata, lo vedo dalle mail che arrivano dalla Russia. Se noi viviamo indietro, in tanti stati c’è veramente il Medio Evo. Possiamo ancora considerarci fortunate: io oggi posso girare per strada, trent’anni fa no. Trovi ancora tanta omofobia in giro, ogni volta, almeno qualche volta al mese c’è quello che mi grida dietro ‘che schifo, frocio’. Mi è capitato anche al Pride di Varese: uno ha iniziato a inveirmi dietro. L’ho apostrofato anche io ed è scappato subito via… Grande coraggio da omofobo.

transgender

Il fatto che siano passati solo trent’anni, è comunque un grosso cambiamento in un lasso di tempo breve…

L: Sì, il grosso cambiamento è comunque avvenuto negli ultimi due anni.

Da cosa è dovuto?

L: Da Marrazzo, come dicevamo prima… da quando la gente ha scoperto che esistono anche le transessuali… lo ha scoperto in maniera sbagliata ma se n’è iniziato a parlare. Noi ci siamo fatte sotto per dire che non esisteva solo quel mondo lì ma anche un mondo un pochettino diverso. Era passato il messaggio che andare con una trans era da criminali. Io sono una persona tranquillissima, in questo momento ho un maschietto che mi vuole bene. Questo poverino si fa 800 chilometri ogni volta che deve venirmi a trovare… è gentilissimo, una bravissima persona, stiamo bene insieme, ci comportiamo come una coppia normale, andiamo fuori a passeggio, a fare shopping: cerchiamo la vita normale non la vita ‘strana’. Io cerco di dargli affetto, lui mi dà questo affetto. Non vedo né la mia né la sua colpa. Purtroppo però, oggi con il dire ‘io sono assieme a una trans’, si ha come risposta ‘va bene, accetto ma non dire in giro che siamo amici’.

Ci sono persone ancora che si vergognano ancora a girare per strada con una trans o a dichiarare che hanno amicizia con una trans, soprattutto gli uomini. Un altro mito da sfatare è il fatto che pensano che se hanno un’amica trans, loro sono gay davanti agli occhi degli altri. Ma a noi piacciono gli uomini etero… Se vedeste un politico o un manager noto andare ad una cena importante con la compagna transgender, finirebbe subito sui giornali.

Prima o poi potremo essere tranquillamente accettate in pubblico: non lo siamo ancora. Un uomo che possa dire, davanti ai suoi amici, ‘sono assieme a una trav’… ce ne sono ancora pochi. Ma dire ‘sono assieme a una pornodiva’ allora va bene. Anzi… si fanno anche fighi. Invece con insieme a una trav passi come poco di buono. Gli stereotipi sono duri a morire. Ci vorranno anni e anni, interviste, film. Parlarne e far veder che le transgender sono persone che fanno lavori normalissimi e fanno una vita normale. Se poi ci sono state sregolatezze fuori dalla vita normale è perché sono state incanalate verso quello.

Cosa intendi per vita normale?                      

L: La vita normale è svegliarsi al mattino con una persona al proprio fianco, poter andare tranquillamente a passeggio assieme, poter mangiare assieme, uscire assieme ed essere riconosciute come coppia. Quella è la vita normale. Nelle mura di casa, nella camera da letto, si può fare di tutto di più ma quello non ha niente a che fare con la transgender. Quello varia da persona a persona. Anzi, le persone più serie sono poi quelle più fantasiose.

Le vostre paure più grandi, in generale?

L: Per chi si è resa pubblica come me, la maggiore paura è perdere il posto di lavoro. Soprattutto quando non hai la possibilità di qualcun altro che ti può sostenere. Lo sento da tutte le trans. Forse come trav è quello di essere scoperte…

S: Mah, io mi sto scoprendo molto. Non lo sto sbandierando ma ho iniziato a dire ai miei che sono gay poi a mia madre che sa che mi travesto… se prima mi facevo problemi a uscire da maschietto con un maglioncino rosa, ora non me ne frega niente, me lo metto. Non mi dispiacerebbe essere scoperto sinceramente…

L: Perché stai già facendo il passaggio da trav a trans.

S: Lavoro in un ambiente un po’ maschile, quindi con i colleghi, con i discorsi, devo tenere un po’ banco. Però l’importante è che fuori dal lavoro io vivo la mia vita come piace a me. La mia peggior paura ora non saprei… non temo nulla. Non cose collegate al mondo trav, altre cose. Ho gran paura di perdere l’uso delle gambe o la vista…

Le vostre canzoni preferite?

L: Heroes di David Bowie e Cocaine di Eric Clapton. Sono le due che mi piacciono di più, fin da piccola.

S: Chi sei di Renato Zero (c’è molto dualismo uomo-donna) e Come mi vuoi di Mariella Nava.

 

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