Un sogno chiamato “anni 90”

Talvolta un sogno ci riporta indietro nel tempo facendo riemergere ricordi e sensazioni che credevamo sopite, ma al risveglio la realtà è ben diversa. Altre volte quando la realtà che ci circonda è troppo dura, un sogno ci trasporta in un futuro immaginario ma che diventa un obiettivo da realizzare che ci accompagna e ci dà la carica per affrontare la quotidianità.

“Ai miei tempi…” quante volte abbiamo sentito dire questa frase ai nostri genitori? Ed ora noi trentenni ci troviamo a dire esattamente la stessa cosa riferendoci alle nuove generazioni. Gianluca, ragazzo di 33 anni, qualche giorno fa mi ha mandato il suo punto di vista a riguardo: “Sono tornato negli anni 90!”… e poi svegliandoti ti rendi conto che era solo un sogno.

Con un po’ di malinconia ti alzi e ti prepari per andare al lavoro; ti siedi a far colazione dando un’occhiata a qualche cartone animato e ti accorgi che gli “anni d’oro”, come cantava il buon Max degli 883, non ci sono più. Ti ricordi quanto era bello svegliarti e sapere che alla tele la mattina prima di andare a scuola c’erano i Puffi, Hello Spanck e le 4 Tartarughe Ninja. È

allora che ripensi al tuo sogno fatto durante la notte e con la mente ritorni indietro, rivivi dei flashback, che bella la scuola, i compagni, i professori… quando andavi a scuola e in classe c’erano delle regole da rispettare: parlavi, scherzavi, facevi baccano ma senza mai esagerare perché altrimenti c’erano le punizioni. Le note sul libretto, uscivi dalla classe, finivi dal preside o, la più umiliante secondo me, dovevi stare nell’angolo in pieni davanti tutta la classe che continuava la lezione. E quando tornavi a casa prendevi il resto, sapevi che ad aspettarti c’erano i tuoi con la “cucchiarella”, il cucchiaio di legno usato per cucinare, il battipanni o, quella più temuta, la ciabatta di legno. E anche se scappavi e ti nascondevi, tua mamma prendeva la mira e te la lanciava, meglio di un cecchino ti centrava sempre, non sbagliava un colpo.

Poi torni un secondo con la testa al 2018 e su Facebook leggi i post dei ragazzi di oggi che insultano i genitori, umiliano i professori e fanno bullismo sui compagni  più deboli… istintivamente vorresti chiedergli se si sentono grandi e se si sentono dei miti.

Che bello quando tornavi a casa da scuola e il tuo unico pensiero era mangiare in un boccone per poi metterti davanti alla tv a guardare le puntate di Dragon Ball, Holly e Benji o Dawson’s Creek. Terminati gli episodi giornalieri uscivi per andare a giocare in oratorio e alla domanda dei tuoi: “…e i compiti?” La risposta era sempre la stessa: “dopo!”,  perché c’era sempre un dopo.

Arrivavi così all’ultimo giorno di scuola con la paura e la tensione di non avercela fatta perché sapevi che a casa ti avrebbero detto: “Se vieni bocciato vai in collegio!”. Ma alla fine per un pelo ce la facevi sempre a passare l’anno e lì partiva la festa, guerra fuori dalla scuola, gavettoni, urla, abbracci e lacrime perché non volevi lasciare i tuoi compagni!

La tua mente continua a viaggiare e ripensi alle vacanze estive, quando io, a differenza di molti altri non andavo al mare, ma andavo a trovare mio padre e i miei fratelli a Milano. Passavo tutta l’estate nel mio quartiere, conosciuto come “la Trekka”, temuto e rispettato. Ti tornano in mente gli Amici, quelli con la A maiuscola, quelli che pur di aiutarti si azzuffavano per toglierti dai guai. Non come adesso che fanno i video e li postano su Facebook o Instagram. Che bello quando passavi l’estate a giocare a calcio, guardie e ladri, rialzo, un due tre non passa una foglia… o passavi le giornate in piscina a ridere e scherzare: ma solo crescendo avresti capito che la vita a quell’età era bellissima. Oggi se non vai ad Ibiza o Formentera e non posti le foto sui social network sei considerato uno sfigato! Ma poi ti fai una domanda su chi sia veramente lo sfigato. Eravamo noi che ci divertivano con poco e ci gustavamo la vita; o sono i ragazzi di oggi che non sanno relazionarsi, se non dietro uno schermo ?

Ci sarebbe un mondo da raccontare sugli anni 90: la moda, le Bafalo e le Silver grigie (scarpe), il bomber (giubbotto), il Booster e il Si (motorini), i primi telefonini, il Tamagochi e il Bit Bit, il Festivalbar, il wolkman, Fiorello al karaoke, i Nirvana e la musica dance, quando alle tre c’era Bim Bum Bam come dice Gabry Ponte: “Ma che sanno i 2000!

Sai Gianluca, io sono ancorata al passato come te, tutte le avventure, le risate e le marachelle della mia infanzia/adolescenza sono ricordi indelebili che conservo gelosamente nel mio cuore perché mi hanno fatta diventare quella che sono. Ma devo essere obiettiva e ammettere che tutti questi sono ricordi appunto, penso che per ogni persona la propria infanzia sia migliore di quella della generazione successiva… gli stessi ragazzi che ora critichiamo tra qualche anno diranno “ai miei tempi sì che ci si divertiva, non come gli  adolescenti di adesso che…”. Detto ciò condivido il pensiero sulla maleducazione e sulla mancanza di rispetto che dilaga tra i più giovani in questo decennio (lo avevi letto il mio articolo “Filosofia come antidolorifico contro la violenza nelle scuole?”)

È vero talvolta il passato riaffiora e la nostalgia è tanta, è sufficiente un profumo, una frase o una persona a risvegliare in me ricordi della mia infanzia ma poi mi scuoto, ritorno al presente e cerco di viverlo al meglio non pensando tanto al futuro, perché come dice un celebre aforisma dello scrittore statunitense Mark Twain, “dai a ogni giornata la possibilità di essere la più bella della tua vita”. Questo perché penso che quello che viviamo nella semplice quotidianità possono diventare episodi spettacolari che non saranno altro che i ricordi del nostro futuro che si alterneranno ai sogni e alle speranze per il domani di ciascuna persona.

Concludo questo articolo con una mia poesia che mi sembra racchiudere il significato del presente scritto: 

Ricordo un’emozione

La vita è un rincorrersi di emozioni,

esperienze che modellano il tuo essere,

situazioni inaspettate che ti fanno crescere,

così frequenti la palestra terrena

aspettando il futuro.

 

Sogni, pensieri, visioni ad occhi aperti

potrebbero diventare realtà

quando sarai grande;

ma poi ti guardi allo specchio

e scopri che sei già grande.

 

E allora dicono che

colorate fotografie di vita restano

come preziosi tesori

nei cuori di chi li ha vissuti:

si chiamano ricordi.

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