Varese (in)visibile: l’iniziativa delle associazioni a supporto della Sanatoria migranti

Al via in questi giorni “Varese (in)visibile”, progetto che nasce per diffondere consapevolezza sulla condizione degli immigrati presenti sul territorio, e sfruttare al massimo le possibilità di regolarizzazione offerte dalla Sanatoria apertasi l’1 giugno scorso. Sarà rivolto alle tante persone costrette a vivere nell’invisibilità, misconosciute dallo Stato e spesso sconosciute ai concittadini, per ascoltarne la voce, raccontarne le storie e riconoscerne finalmente i diritti.

A tal scopo, le associazioni COVO – Organizzazione Varesina di Orientamento e Cultura e Camminiamo Insieme hanno deciso di unire il loro impegno per questa iniziativa, che si svilupperà lungo due binari: da un lato il lavoro sociale di orientamento burocratico per i cittadini stranieri, dall’altro una campagna di sensibilizzazione volta a cercare soluzioni alle criticità locali sull’immigrazione, in collaborazione con gli enti preposti, e immaginare modelli diversi di co-integrazione.

«Abbiamo sempre cercato di dare il nostro piccolo contributo sulle tematiche relative all’immigrazione, sia partecipando attivamente al progetto Indovina chi viene a pranzo, sia organizzando eventi informativi. Proprio per questo abbiamo raccolto volentieri l’invito a partecipare al progetto, mettendo a disposizione le nostre competenze e il nostro impegno», dichiara Nicolò Tamburini, presidente di COVO.

Uno degli eventi Indovina chi viene a pranzo di COVO.

Attraverso uno “sportello di strada” presso il centro diurno Il Viandante, si incontreranno lavoratori e datori di lavoro interessati alla Sanatoria, e dopo un primo colloquio informativo essi saranno indirizzati verso centri qualificati per il disbrigo delle pratiche con costi minimizzati e ben chiari.

Saranno documentate le loro situazioni e segnalate eventuali lacune della norma, che già si preannuncia inadatta a far emergere gran parte delle situazioni di irregolarità. Contemporaneamente si porterà avanti un lavoro di formazione per volontari e associazioni attraverso incontri ed eventi on-line, in modo da creare una rete più ampia possibile di persone che, oltre a fornire supporto ai cittadini stranieri, portino avanti un discorso pubblico sull’immigrazione più consapevole e critico.

«L’immigrazione è uno dei temi su cui c’è più disinformazione», commenta Martina Milos, promotrice attiva di Varese (in)visibile. «Spesso ciò si traduce in un discorso pubblico che giustifica per ignoranza privazioni dei diritti fondamentali non accettate in alcun altro ambito. Questa Sanatoria, per quanto incompleta, è un primo passo verso un più ampio riconoscimento dei diritti e una buona occasione per rilanciare un dibattito serio sulla gestione dell’immigrazione in generale.»

Quali saranno le azioni specifiche

«La regolarizzazione svincola i migranti dai soprusi più gravi, impedisce di sfruttare la loro disponibilità a lavorare comunque e in qualsiasi situazione. Con essa, più che agli stranieri facciamo un favore a noi italiani, che necessitiamo di avere sotto controllo sanitario tutto il territorio, anche quello che l’illegalità vorrebbe nascondere. Non si tratta solo di Covid 19, ma di tutto ciò che tende passare sotto silenzio, come le patologie psichiche, le dipendenze, ecc.», osserva Maria Rosa Sabella, presidentessa dell’Associazione Camminiamo Insieme.

«L’emersione dei cittadini stranieri irregolari e spesso “invisibili” è al contempo una risposta di legalità e di maggiore sicurezza per tutti. Permette a chi vive e lavora in Italia di poterlo fare in modo regolare. Sono ancora molte migliaia di persone, diffuse sul territorio: le conosciamo poco e ci sfuggono, anche nella costruzione delle relazioni sociali, della convivenza e della sicurezza», continua la Sabella.

«Li vediamo, ma rimangono spesso come ombre senza identità, occulti alla pubblica amministrazione e alla società. Un permesso di soggiorno temporaneo darebbe, a coloro che sono in Italia e già lavorano, la possibilità di un’uscita, almeno temporanea, dalla clandestinità, al fine di lavorare senza sfruttamento, beneficiando di diritti e controlli sanitari.»

Le illustrazioni di copertina e chiusura sono di Mauro Biani.

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