VaresePride, Boschini: “Una città più inclusiva e uguale per tutti”

Giovanni Boschini, 24enne studente di informatica all’Università degli Studi dell’Insubria, da marzo presidente di Arcigay Varese è stato alla guida del primo GayPride di Varese. Momento storico per la città lombarda che ha visto anche la presenza del presidente nazionale di Arcigay, Flavio Romani.

Giovanni, come nasce Arcigay Varese?

“È stato ricostituito dopo un’assenza di 15 anni, c’è stato fino al 2001, poi ha chiuso e ha riaperto quest’anno. Noi prima eravamo un gruppo informale chiamato Insubria Lgbt e poi ci siamo trasformati in ArciVarese. Sono stato eletto dall’assemblea dei soci a marzo. È stato semplice, avendo un gruppo dietro. E poi c’è molto interesse sull’argomento in città e provincia quindi è stato semplice trovate persone motivate che comunque ci tenessero a rendere Varese una città più inclusiva e più uguale per tutti”.

A che età hai avuto la consapevolezza di essere omosessuale?

“A 18 anni. In realtà l’ho sempre saputo, fin da piccolo. Però non mi accettavo e mi deprimevo e dicevo ‘no, ma va, sarà una fase, un passaggio’. In realtà non era una fase. A 18 anni mi sono accorto che era proprio così. Poi mi sono fidanzato con il mio attuale ragazzo, siamo insieme da 5 anni e conviviamo. I miei genitori l’hanno scoperto dopo un annetto che eravamo insieme, dopo svariate scuse. ‘No resto a dormire da un mio amico’. Poi mia mamma l’ha visto tramite una chat da Facebook e mi ha solo detto ‘potevi dirmelo subito’”.

L’hanno presa bene insomma?

“Sì esatto ma devo ammettere che non è così per tutti. Molti vengono portati dagli psicologi, alcuni dagli esorcisti addirittura. Non è semplice per tutti, sono stato privilegiato”.

Cosa consigli a chi non riesce a fare coming out?

“Confrontarsi con chi ha già avuto esperienze simili tanto per cominciare. Quindi, per esempio, la soluzione potrebbe essere venire appunto in ArciGay perché ci sono molte persone che hanno fatto lo stesso percorso di vita, sono passati dalla depressione al coming out e così via. Tutti possono essere di conforto a chi ancora non si è accettato a pieno o ha dei problemi in famiglia o a casa insomma”.

Varese, città con componenti nostalgiche neonaziste…

“Devo ammettere che a Varese è andata oltre le nostre aspettative. Abbiamo molto seguito e non abbiamo avuto gravi problemi con queste fazioni. Per cui possiamo ritenerci soddisfatti. Da un annetto operiamo e non abbiamo avuto gravi problemi o gravi ostilità. Certo sì, da parte della popolazione c’è un grosso lavoro da fare di accettazione di tutte le diversità, non solo quelle relative al mondo omosessuale”.

Affrontate con paura questi momenti dopo la strage di Orlando?

“Per quello no, almeno le misure di sicurezza del Pride sono ingenti. Commemoreremo però le vittime di Orlando e sarà presente il viceconsole degli Stati Uniti, Rami Shakra, per un intervento”.

Dalla Questura è arrivata la comunicazione del cambio di percorso, solo tre giorni prima dell’evento. Cosa ne pensi?

“Alla fine abbiamo raggiunto un accordo con la polizia che, devo ammettere, si è dimostrata collaborativa. Ci ha un po’ spiazzato perché comunque cambiare tre giorni prima ci ha creato problemi logistici non indifferenti. Cambiare tutto in tre giorni non è semplicissimo. Poi, il fatto di evitare il centro storico non è il massimo della vita. Però per quest’anno è andata così”.

Il primo di una lunga serie…

“Il primo di una lunga serie, esatto. Ogni anno vogliamo fare questo pride. Abbiamo raggiunto questo compromesso con il Questore. Ci diceva che ci sono strade strette e anche la presenza di sedi partiti politici. Non dimentichiamoci che oggi è in vigore il silenzio elettorale quindi una serie di questioni. Abbiamo trovato questo compromesso in fondo (la fine del corteo in una parte di piazza Monte Grappa ndr.), piuttosto che stare in piazza Ragazzi del ’99 dove eravamo chiusi e ben poco visibili, è una soluzione e un compromesso accettabile”.

 

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