Violenza contro le Donne: dai dati Istat gli effetti negativi della pandemia

In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, 25 novembre, ecco i risultati delle ultime indagini svolte dall’Istat in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità, che forniscono dati importanti sulle diverse componenti del fenomeno della violenza contro le donne e sugli strumenti messi in campo dalle istituzioni: l’andamento delle telefonate al 1522, numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, i primi dati sanitari, frutto di un accordo con il Ministero della Salute e i risultati dell’indagine sui servizi offerti dalle Case Rifugio.

“I dati rilevati da ISTAT in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità e pubblicati oggi – commenta la Ministra Bonetti – aggiungono un tassello importante nella conoscenza dei servizi per il sostegno e l’accoglienza delle donne vittime di violenza. Come l’indagine sui Centri Anti Violenza pubblicata lo scorso ottobre, ci aiutano a comprendere la situazione del nostro Paese, quali passi avanti sono stati compiuti e quali ancora sono da compiere. Vediamo purtroppo gli effetti della pandemia sul fenomeno della violenza, in particolare di quella domestica. Avere contezza della situazione è essenziale per attivare politiche efficaci ma occorre mettere tutti gli operatori nelle condizioni di fare concretamente il meglio, anche nell’attuale situazione. In quest’ottica, nei giorni scorsi ho firmato il DPCM di riparto annuale dei fondi alle Regioni ed è certo – conclude la Ministra – che il rafforzamento dei presidi che la comunità mette in campo per proteggere le donne e accompagnarle nel percorso di uscita dalla violenza dovrà costituire uno degli assi portanti della nostra azione anche nel quadro della Strategia Nazionale 2021-2023″.

Negli ultimi anni le chiamate valide al 1522 sono state in costante aumento, con un incremento nel 2019 rispetto al 2016 pari al 20,7%, da 17.616 a 26.477. In particolare, nel 2020 le chiamate valide sono fortemente aumentate superando in 10 mesi i livelli degli anni precedenti. Le chiamate hanno raggiunto incrementi elevatissimi in corrispondenza dei mesi del lockdown, con 5.031 telefonate valide dal 1° marzo a metà aprile (il 73% in più rispetto allo stesso periodo nel 2019).

A chiedere aiuto sono in più del 90% dei casi le persone vittime della violenza, ma le chiamate arrivano anche da parenti, amici e conoscenti e da operatori. In ambito familiare a segnalare la violenza sono soprattutto i genitori delle vittime (22,3% nel 2020), seguiti dai figli (15,4%) e dai fratelli o le sorelle (11,3%).

La violenza riportata è nel 58,4% dei casi ad opera di partner attuali, nel 15,3% di ex partner e nel 18,8% di un familiare (prevalentemente genitori o figli). Quest’ultimo dato è in aumento rispetto agli altri anni.

Di particolare rilievo anche i primi dati sugli accessi delle donne in Pronto Soccorso nel triennio 2017-2019, dai quali emerge che nel triennio 2017-2019 sono 16.140 le donne che hanno avuto almeno un accesso in Pronto Soccorso con l’indicazione di diagnosi di violenza ed il corrispondente numero totale di accessi è pari a 19.166 (1,2 accessi pro capite in media). Le stesse donne nell’arco del triennio hanno effettuato anche altri accessi in Pronto Soccorso con diagnosi diverse da quelle riferibili a violenza.

Due accessi su tre avvengono perché la donna si reca di sua iniziativa al Pronto Soccorso, quasi un accesso su quattro (che riguarda soprattutto le donne più anziane) richiede l’intervento del 118.

Circa le Case Rifugio, a fine 2018 ne risultano attive 272, in aumento rispetto alle 232 del 2017.

Le Case Rifugio hanno ospitato nel 2018 in totale 1.940 donne e di queste il 62,1% è composto da straniere.

L’accoglienza e l’ospitalità offerta alle donne sono inserite nella maggioranza dei casi in un percorso personalizzato di uscita dalla violenza che la Casa ha progettato in accordo con le donne accolte. Il 91,4% delle Case Rifugio ha infatti progettato un percorso personalizzato per tutte le ospiti.

La metà delle donne uscite dalle Case Rifugio nel 2018 ha concluso il percorso di uscita dalla violenza e il 7,8% ha lasciato la Casa per conclusione del percorso di ospitalità, facendo intravedere un esito positivo per circa 6 donne su 10.

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