Cartoons on the Bay 2020 da bambine a donne: la condizione femminile

Il 23° Festival Internazionale dell’Animazione Cross-Mediale e della Tv dei Ragazzi, Cartoons on the Bay, che si è tenuto a Torino dal 11 al 13 aprile, si chiude con un bilancio estremamente positivo, all’insegna dell’internazionalità – 50 paesi rappresentati – della varietà di opere in concorso (500) e della partecipazione sentita con circa 3000 spettatori.

Se la Francia ne esce vincitrice incontestata (tre premi), una vittoria italiana molto importante e definita a più riprese “pesante” è stata ottenuta nella categoria live-action.

Jams: una “pesante” vittoria italiana al Cartoons on the Bay

La serie vincitrice, infatti, diretta da Alessandro Celli e co-prodotta da Rai Ragazzi e Stand By Me, si chiama “Jams” e tratta la tematica delle molestie sessuali sugli adolescenti. Dai giurati è stata definita come “una serie per ragazzi unica, che emerge per la sua modernità e per il suo realismo, su un tema delicato”.

Secondo Roberto Genovesi, direttore del festival, la trasformazione dei media ha cambiato la modalità di fruizione nel mondo dell’animazione e per questo motivo la cross-medialità è stata punto focale del festival.    

“La mia linea guida – commenta – è sempre quella di raccontare come si sta evolvendo e trasformando lo scenario dei linguaggi e dell’animazione e far dialogare il cartone animato, che è un contenuto ma anche un linguaggio, con gli altri media (live action, fumetto, videogioco e soprattutto social negli ultimi anni). È cambiato anche il modo dei bambini e dei ragazzi, che sono il nostro target, di fruire di questo mondo: non è più ‘frontale’, perché il ragazzino che aspetta davanti al televisore le 5 per guardare il tale cartone animato è ormai residuale. Ormai parliamo di isole multimediali che si muovono e dobbiamo rincorrere attraverso una serie di device e lo dobbiamo fare non solo con i contenuti ma anche con i metodi di realizzazione di questi contenuti (quindi timing delle puntate, con uso di un certo tipo di grafica)”.

Il direttore ha inoltre dichiarato che il mondo dell’animazione è “un’isola felice rispetto a quello che c’è intorno, costituito da persone particolarmente sensibili perché parlano ai bambini e raccontano attraverso i cartoni animati, che è anche un modo per allontanarsi dal mondo tradizionale e rifugiarsi in un mondo migliore e alternativo”.

Il mondo dell’animazione contro la violenza sulle donne

Un’isola felice che tuttavia include fortemente le problematicità della dimensione sociale, dato che le tematiche sociali sono state l’altro punto focale del festival. Per il 2020 si pensa già di trattare la condizione femminile con uno sguardo privilegiato verso l’infanzia. Come anticipa Roberto Genovesi: “Stiamo pensando a qualcosa che abbia a che fare con la condizione femminile e quindi lavoreremo per costruire un programma che ci possa aiutare a mettere in evidenza le problematiche sia dell’infanzia femminile che delle donne adulte vista la situazione sempre più evidente, in Italia e nel mondo, di violenze e femminicidi. In realtà la condizione femminile è già abbastanza delicata da adulte, figuriamoci prima. Le bambine subiscono certi trattamenti in alcuni paesi che sono davvero ignobili”.

A Michel Ocelot, grande regista e animatore, autore del lungometraggio Kirikù e la strega Karabà è stato attribuito il premio alla carriera. Durante i giorni del festival Ocelot aveva lanciato un forte messaggio contro la violenza sulle donne: “Le cifre – aveva detto – sono davvero impressionanti. Ci sono più donne uccise dai partner che dalle guerre. In Francia succede ogni due giorni ma anche in Italia. E ci sono Paesi in cui a uccidere sono anche i padri, i fratelli e addirittura i figli”.

Dilili a Parigi: forte impronta femminista

Anche il suo lungometraggio presentato in anteprima al festival “Dilili a Parigi” (foto apertura), già vincitore di un César, si caratterizza da una forte impronta “femminista”. Ocelot spiega: “Ho scelto di ambientarlo nella Parigi della Belle Époque perché era un’epoca bella, uno degli ultimi periodi in cui le donne erano solite indossare abiti lunghi fino a terra che le facevano sembrare principesse, regine e fate. E poi è stato il momento i cui le donne hanno cominciato a poco ad abbattere alcune barriere che le separavano da maschi: incontriamo la prima donna avvocato, la prima dottoressa, la prima studentessa d’università, la prima autista di taxi. Ma l’ho scelto anche per il contrasto tra la civilizzazione dell’Occidente e la stupidità della violenza, in questo caso quella degli uomini sulle donne”.

Molti titoli riportano già: “Cartoons on The Bay 2020 dedicato alle donne”, ma nei lungometraggi, sempre più attenti alla società, sarà interessante vedere il processo che le porta a diventare da bambine a donne.

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