Centro Antiviolenza Donna: “Cogliere il disagio è cogliere il sommerso”

Cos’è un Centro Antiviolenza Donna? Lo ha spiegato Cinzia Di Pilla – coordinatrice di E.Va Onlus di Busto Arsizio (Varese), la struttura promossa dall’amministrazione comunale e presieduta da Elisabetta Marca – in occasione della presentazione dello spettacolo La Rivoluzione della Luna, alla Biblos Mondadori di Gallarate.

“È un centro dove una donna si rivolge, in alternativa alle istituzioni. In alternativa perché il primo pensiero che fa una donna vittima di violenza è ‘se denuncio mi tolgono i figli’. È la minaccia che più spesso fa un padre nei confronti di una donna: ‘Se tu denunci, ti faccio togliere i figli’. In realtà (e facciamo molta fatica a spiegarlo), è l’esatto opposto. Una donna che consente ai propri figli di vivere in un clima di violenza, sebbene assistita, anche non sempre diretta – come vedere il padre che picchia la mamma – è una violenza che il bambino subisce. Un violenza che ha la ripercussione nella vita del bimbo che potrà trasformarsi, a sua volta, in un bambino maltrattante piuttosto che in un adulto che coltiva dei rapporti malsani”.

Solo personale professionista: la peculiarità del centro antiviolenza donna E.Va Onlus

“Il nostro centro ha la peculiarità, rispetto ad altri centri, di essere costituito da solo personale professionista. Significa che non abbiamo nessun volontario che incontra le donne vittime di violenza. La nostra è stata prerogativa sin dall’inizio: a mio avviso, non condivido che un volontario, sebbene formato, possa accostare un disagio così importante. Facciamo fatica noi che abbiamo studiato una vita: cogliere il disagio vuol dire cogliere il sommerso, quello che non è detto, quello che viene fuori lentamente. Questo può farlo solo personale competente che ha alle spalle una metodologia di lavoro, una tecnica di approccio all’utente che non lo faccia scappare via”.

Un percorso sociale e psicologico per un nuovo benessere della donna vittima di violenza

“I nostri sono interventi di carattere sociale e psicologico che portano le donne ad uscire fuori dalla loro problematica. Sono percorsi a volte lunghi, faticosi e dolorosi ma sono percorsi che, di solito, ci portano ad avere l’esito della spontaneità della denuncia, del rifiuto della situazione del maltrattamento e, soprattutto, di nuovo benessere, di una nuova maniera di prendersi cura di sé. Le donne cominciano a prendersi cura di sé: sono donne che vengono tenute isolate anche dai propri familiari.

Ricordo un caso di una donna, lo scorso anno, massacrata, solo perché aveva scaricato sul telefonino la canzone di un musicista moderno: lui ci vedeva dietro un sistema di fantasie, gelosie. Le nostre utenti sono queste: non hanno la libertà di scaricare un pezzo di musica, di portare i propri figli al parco, di mettere un filo di rossetto, di scegliere i propri vestiti”.

Valutazione del rischio: il primo approccio di fronte ad una nuova donna vittima di violenza

“È molto faticoso, per noi, operare all’inizio. Motivo per cui facciamo subito una valutazione del rischio. È fatta da me che sono specializzata per l’emergenza. È la prima metodologia tecnica che consente di sostituirci a chi non vuole denunciare. Se una donna mi dice che il marito ha armi in macchina, che subisce soprusi dal punto di vista sessuale, a volte siamo noi che segnaliamo alle forze dell’ordine. Vive così l’ennesima violenza ma è anche vero che è importante la centralità della donna. Se la donna non è in grado di tutelare se stessa e rischia la vita, io, come professionista, non posso permetterlo.

Il nostro approccio, inoltre, offre anche il sostegno legale. La legge dice che le donne vittime di violenza hanno diritto al supporto legale a spese dello Stato: non hanno spese legali da affrontare”.

Violenza assistita: quando sono i minori a subire, indirettamente, violenza

“Realizziamo un percorso psicoterapeutico per i minori. Nel nostro centro è presente una psicoterapeuta specializzata nei percorsi dei minori. Sono i bambini a subire il diretto danno. Quindi, noi assistenti sociali, facciamo dei percorsi tali per gestire i bambini vittime di violenza assistita”.

Ed è proprio a sostegno di questi percorsi che andranno i fondi ricavati dallo spettacolo del 23 novembre al Teatro Sociale di Busto Arsizio, La Rivoluzione della Luna (scopri maggiori informazioni). “Abbiamo 8 legali, 3 psicoterapeuti, siamo un bel gruppo – conclude Di Pilla – ma è importante che ci sia attorno una rete che funziona. Una rete che funziona non è solo la magistratura che è eccellente, così come l’ospedale e le forze dell’ordine ma è anche chi si occupa di cultura e di eventi e ci dà una mano a far comprendere che cos’è e, soprattutto, qual è la ricaduta sociale quando si parla di un argomento così importante come la violenza di genere. Quindi siamo noi che ringraziamo voi. Tra l’altro, abbiamo deciso di utilizzare i fondi che verranno ricavati dallo spettacolo per rinvestirli in progetti che riguarderanno la violenza assistita sui minori visto che siamo all’interno della settimana dell’infanzia. Grazie di cuore”.

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