Climate Action Week, Greenpeace Italia a Conte: «Basta promesse, tempo di agire»

Dal 20 al 27 settembre è in programma la Climate Action Week (#WeekForFuture), 150 i Paesi coinvolti in tutto il mondo per la “Settimana di Mobilitazione per il Clima” organizzata dal movimento Fridays For Future.

Il clou è in programma a New York, dove la giovane attivista Greta Thunberg guiderà lo sciopero globale del 27 settembre. “Non ci sono foto che rendano giustizia a questo – ha scritto Greta Thunberg su Facebook, postando una foto dello sciopero del clima a Sidney di venerdì scorso -. I primi numeri dicono 400mila in tutta l’Australia, 100mila a Berlino, 100mila a Londra, 50mila ad Amburgo. E le prime cifre in Germania sono di 1,4 milioni di persone! Ma è una cosa più che gigantesca ovunque! In ogni città. Insieme stiamo cambiando il mondo”.

Per l’occasione si è mobilitata anche Greenpeace chiedendo ai leader riuniti oggi a New York, per il Summit delle Nazioni Unite sul clima, di presentare piani ambiziosi e concreti per contrastare l’emergenza climatica in corso.

L’obiettivo del vertice, convocato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, è quello di rafforzare gli impegni nazionali in materia di clima e garantire che i leader presentino piani d’azione concreti, e non solo discorsi. Guterres ha chiesto che le proposte che i leader porteranno al vertice siano chiare, attuabili e compatibili con le più recenti scoperte scientifiche. Per l’Italia sarà presente il capo di governo, Giuseppe Conte.

«Greenpeace Italia chiede al premier Conte e al suo governo di non limitarsi ad annunci e promesse, ma di agire urgentemente per contrastare l’emergenza climatica», afferma Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia. «Non è più il momento di tergiversare, ma occorre intervenire subito, abbandonando le politiche che ci hanno portato alla situazione attuale, per mettere finalmente in pratica provvedimenti incisivi contro i cambiamenti climatici».

Cinque, in particolare, le richieste di Greenpeace Italia al governo italiano. Prima di tutto si chiede di rivedere il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) con obiettivi coerenti con l’azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2040, con un piano energetico basato al 100 per cento su rinnovabili ed efficienza energetica.

Altre urgenze, per Greenpeace Italia, sono quelle di definire un piano che conduca allo stop dal 2028 della vendita di auto con motore a combustione interna e di eliminare l’uso di biocarburanti di prima generazione, come l’olio di palma.

Il gruppo chiede inoltre di promuovere l’abolizione dei sussidi agli allevamenti intensivi e utilizzare questi fondi per sostenere aziende agricole che producono con metodi ecologici.

Infine, la richiesta di Greenpeace Italia al Governo Italiano è quella di spostare progressivamente i sussidi dati alle fonti fossili verso misure di efficienza e verso la promozione delle rinnovabili.

Il summit ONU di New York si tiene a quasi un anno dall’allarme lanciato dal Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) che, lo scorso ottobre, ha sottolineato come sia urgente agire al più presto per cercare di mantenere la temperatura media globale entro 1,5°C. Poche settimane fa lo stesso IPCC ha reso noto che la temperatura sulla terraferma è già aumentata di 1,53°C, rispetto a una media globale di 0,83°. Una media che tiene conto della temperatura degli oceani e delle terre emerse.

«Dobbiamo tutti seguire quanto ci dice la scienza. Le giovani generazioni, in particolare, stanno dimostrando leadership e propongono strade che i politici devono necessariamente seguire», dichiara Jennifer Morgan, Direttrice Esecutiva di Greenpeace International. «Non c’è più spazio per leader deboli o per gli interessi dell’industria dei combustibili fossili. Se i leader, e le aziende che cercano di influenzarli, a New York non riusciranno a presentare piani concreti, ambiziosi, attuabili e non li porteranno fino in fondo durante le negoziazioni future, allora dovranno rispondere di tutto ciò a chi scende in strada per manifestare e a chi in futuro sarà chiamato al voto», conclude Morgan.

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