Guerra in Iraq: “Fermiamo questo gioco al massacro”

Il 3 gennaio, Qasem Soleimani è stato ucciso da un attacco mirato sull’aeroporto internazionale di Baghdad, in Iraq, per ordine del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il generale iraniano dal 1998 era il capo della Niru-ye Qods (in lingua persiana “Brigata Santa”), l’unità delle Guardie della Rivoluzione responsabile per la diffusione dell’ideologia khomeinista fuori dalla Repubblica Islamica.

E ora “la miccia innescata con l’uccisione di Soleimani ha avuto le conseguenze previste”. Questo il crudo commento di Emergency a seguito dell’attacco missilistico iraniano di questa notte (8 gennaio), alle due basi americane di Ayn al-Asad ed Erbil in Iraq.

“La logica della guerra è esattamente questa – prosegue l’organizzazione internazionale – una volta che si decide di scegliere la violenza, la violenza si moltiplica ed esce da qualsiasi controllo. Non serve più nessun voto del Congresso, nessun pronunciamento del Consiglio di sicurezza: la guerra rifiuta ormai qualsiasi regola”.

Guerra tra Iran e USA: attacco missilistico, strategie e conseguenze. A scapito di innocenti

“Mentre si parla di geopolitica, di strategie, di alleanze, si ignorano le conseguenze di queste scelte su chi questa guerra la vivrà – la vive – sulla sua pelle in Iraq e in un’area del mondo già devastata dalla violenza. Fermiamo questo gioco al massacro – è l’appello di Emergency – Chiediamo alle parti in conflitto di fermarsi prima che sia troppo tardi. Chiediamo all’Europa e all’Italia di agire immediatamente per evitare un’altra guerra e di rifiutare categoricamente qualunque supporto alle operazioni militari”.

L’intervento di Emergency in Iraq si concentra nel nord del Paese, una zona densamente minata al confine con Iran e Turchia. Storicamente legato alla cura e alla riabilitazione fisica e sociale delle vittime di questi ordigni, il nostro Programma in Iraq si è ampliato negli ultimi anni per rispondere ai bisogni sanitari emersi dall’afflusso massiccio di profughi e sfollati in fuga dalla guerra in Iraq e in Siria e alle vittime dei combattimenti a Mosul.

Dall’inizio delle attività, sono state assistite più di 11.000 persone per quasi altrettante protesi e oltre 60.000 sedute complessive di fisioterapia. Circa 400 sono le cooperative avviate dagli ex-pazienti. Dall’ottobre del 2017, è attivo anche un servizio di riferimento al Centro da Mosul, tramite il quale sono arrivati circa 500 nuovi pazienti.

Foto apertura: funerali di Qasem Soleimani – Wikipedia

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