Maria – Cara amica, tutto ha una fine e tutto finirà

Ciao, come stai amica mia? 

Ti ho pensata, non mi accadeva da un po’. Il lavoro e la frenesia quotidiana me lo hanno impedito. Fino all’arrivo di questo fatto nuovo, questo evento. Questo nemico comune che ha già combinato danni altrove e che mai avremmo pensato di ritrovare come nube scura sulle nostre teste. 

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Questo qui… pretende di tenerci rinchiusi ognuno nella propria casa. Sembra, anzi, che più si stiamo fermi, tranquilli e rinchiusi, più velocemente  potrebbe lasciare i nostri giorni facendo meno danni possibili. E allora, che ti piaccia o meno, che tu possa crederci o meno, se pure nel dubbio per un senso etico e perché è giusto rispettare l’altro, finirai col farlo. Seguirai le regole.

Oggi preparo la focaccia di San Giuseppe. Nella mia terra si chiama “Ruccl”, è fatto con le giovani cipolle di primavera, uva sultanina, alici e olive. Ho già pulito le cipolle e, mentre le pulivo, ho appunto pensato a te. Ho pensato di scriverti e di proporti di preparare ognuna qualcosa di buono, una ricetta della nostra terra che, solitamente, non prepariamo. 

Pensavo che mi sarebbe piaciuto mangiare con te e parlarti, raccontarti delle mie sensazioni e ascoltare le tue. E potremmo sempre farlo anche a distanza, perché no? In barba a questo evento, noi saremo piene di fantasia e ognuno potrà descrivere il proprio piatto che sicuramente un giorno ci scambieremo davvero. Pulire tre kg di cipolle richiede un po’ di tempo e così la mente vaga. Ed è per questo che ti ho pensata. E penso, penso alle sensazioni che ho e delle quali vorrei farti partecipe.

Penso ad alcune cose errate della nostra moderna società. Almeno quelle che ritengo errate. I modi di fare, di comunicare. Quello che ci ha quasi convinti che più si urla e più si ha ragione, che più si corre e si schiaccia l’altro e più si ottiene. Credo che sedute insieme ci fermeremmo a riflettere sulle nostre differenze sociali, su come ci cataloghiamo, ci calpestiamo. E adesso, con la nube, sembra quasi che qualcosa di più grande abbia deciso che basta! E colpisce, tutti, senza distinzione. Sembra come nel naufragio del Titanic, nessuno è immune dall’affogare.

Bene cara, dimmi se ti va di  preparare qualcosa. Un dolce magari, tipo quella torta alla frutta che ho assaggiato da te l’ultima volta che ci siamo viste, ricordi? Mmm… buonissima. Quante risa in quell’occasione, quanto abbiamo parlato e come mi hai stretta forte quando ti ho salutata. Beh, lo sapevamo che non ci saremmo riviste presto, ma avresti mai immaginato tutto ciò? A volte la cosa mi scoraggia, è dura e…. Ma ci riusciremo a venirne fuori. Parleremo di te, dei tuoi progetti rimandati. Ma fa nulla, adesso la nube ha il pregio di far sembrare tutto sopportabile, perché… la salute prima di tutto.

Poi, certamente io farei un cenno a ciò che ci circonda, ai cambiamenti… mi sembra di vederti mentre scuoti la testa e sgrani gli occhi. “Ma ti sei resa conto“, ti direi, che non si riesce quasi a capire se è iniziata una nuova settimana. In alcune case il ticchettio di vecchi orologi è quasi ridondante. In altre ci sta un silenzio assoluto e le persone vanno dal divano alla cucina. Io che sono melodrammatica ti reciterei il mio pensiero, così come amo fare.

Sai che mi piace esprimere i miei pensieri in versi, sai che sono un po’ prolissa e, come dice mio figlio, parlo come scrivo. Sì, perché io te lo direi anche a voce proprio così come lo sto scrivendo: “Finirà, tutto ha una fine e tutto finirà”. L’immobile sostare sarà stata prova per tutti. Molti avranno nutrito in meglio la propria anima. L’essenza senza veli sarà esplosa. Il meglio o il peggio avranno arricchito o impoverito il sé. 

Il tempo, tempo ci avrà dato. E così, immense e nuove, per chi lo avrà desiderato, saranno state conoscenze, un nuovo sapere. Tante le tradizioni ricercate e riviste, tante saranno state quelle dimenticate, ritrovate e assaporate. Le pietanze del nostro passato, delle nostre tradizioni. Si saranno riscoperti talenti. Tutto si sarà notato, tutto sarà emerso o sommerso. Posti, luoghi, colori avranno viaggiato nell’etere e saranno approdati in numerosi display. Loro sì, in giro per il mondo. Da un palmo della mano all’altro, in posti vicini e in posti lontani. Attraverso gli stessi display, amati volti in sguardi carezzevoli avranno colloquiato, sorriso e pianto.

Canzoni inneggianti ai nostri colori, ai nostri valori, si saranno ascoltate mentre il cielo lo si sarà osservato da finestre e balconi. Qualcuno avrà riscoperto il piacere dello stare insieme. Qualcuno solo, in terre lontane, avrà a volte amato in modo struggente la propria madre terra e a volte si sarà sentito il di lei orfano, e per attimi lacrime e rabbia le avrà dedicato. Anche i solitari che avranno a cuor sereno accettato quelle giornate strane, poi, dopo una, due… tante avranno finito col piangere. In quella nella stessa solitudine che, con coraggio, con musica, libri, internet, avranno riempito.

Qualcuno la calma avrà perso e qualcun altro avrà compreso. Qualcuno sarà peggiorato e, come accadeva nelle antiche guerre, nulla avrà imparato. Molti avranno i loro cari da lontano e, per sempre, salutato. Saranno stati forse i più piegati da questo immobilismo al quale una nube invisibile e bellica ci avrà obbligati. Tutto passa, passerà.

E allora, mascherine non carnevalesche al vento gettate saranno, volti di guerrieri essi, non immobili, emaciati e stanchi a sorridere, increduli riprenderanno. Sguardi indugeranno, occhi negli occhi, e passi, l’uno incontro all’altro per attimi ancora, timorosi e fermi, resteranno. Gli abbracci virtuali o solo mimati nel solitario dondolio delle proprie braccia a cerchio, cominceranno a essere di nuovo e piano, caldi, veri. In essi vibranti battiti di cuore e sospiri di pace, finalmente, forti si udiranno.

Ciglia d’occhi strizzeranno tra loro a trattenere lacrime che, finalmente, di gioia saranno. Sembrerà assurdo eppure l’immobilismo come uragano sarà stato. Avrà divelto, sconvolto, cambiato tutto ciò che avrà attraversato e con sé tutto avrà trascinato. Dopo di lui, nella quiete, l’abbraccio. Nulla e nessuno tornerà come prima, no. Tutto sarà immancabilmente cambiato, rinnovato e chi lo sa, forse, migliorato. Tutto ha una fine. Finirà. E noi, ci rivedremo davvero. 

Oh mamma mia, scusa cara, devo soffiarmi il naso e asciugarmi gli occhi perché sai, pulire le cipolle è la cosa più tragica della preparazione della focaccia di San Giuseppe. Mentre le pulisci e le tagli gli occhi piangono… Eh sì, sono le cipolle a farmi piangere, io sono forte e forza voglio trasmetterti, sì. Prepariamo le nostre pietanze e aspetto un tuo cenno per confrontarci. Ti aspetto cara, non tardare.

A dopo. La tua Maria.

Maria Calendano

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