Quel fenomeno politico chiamato Cile – testimonianza

Articolo realizzato in collaborazione con David Munoz Gutierrez

Cile, sottile petalo di mare, come l’ha definito Neruda.

Cile, il primo 11 settembre. Quello del 1973, del Colpo di Stato di Pinochet che spazza via nella violenza la democrazia di Allende. Sono stati versati fiumi di inchiostro per analizzarne i perché. Perché i militari hanno fatto il Colpo di Stato; quali errori avesse commesso Allende; quale ruolo abbiano giocato gli Stati Uniti, ecc.

Anche in questi tempi di elezioni dei membri della “Convención Constitucional”, Sindaci, Consiglieri Comunali e Governatori si stanno versando fiumi di inchiostro per analizzare il fenomeno politico chiamato Cile.

“Il processo che ha portato alle elezioni – spiega David Muñoz Gutierrez, esule politico cileno, salvatosi grazie all’aiuto dell’ambasciata italiana – è nato a seguito delle grandi proteste iniziate il 7 ottobre 2019 dagli studenti che si rifiutarono di pagare l’aumento del prezzo del biglietto del trasporto pubblico”.

Prima del Plebiscito del 25 ottobre 2020, era tutta un’incognita decidere se scrivere o meno una nuova Costituzione. Curiosamente i partiti tradizionali (quelli che hanno governato per più di 30 anni dopo la dittatura) hanno promosso un accordo che in poche ore ha partorito la legge 12.200 che apriva ad un percorso costituzionale tendente ad arrivare a scrivere una nuova Costituzione. La legge, grazie alle pressioni delle piazze, è stata modificata per inserire  tre questioni fondamentali: 1. Che nella Costituente ci sia la parità di genere; 2. Che ci siano dei posti garantiti per le minoranze etniche (popoli originari del Cile precoloniale); 3. Che ci sia la possibilità di presentare candidature indipendenti. Così si è arrivati al Referendum che ha detto chiaramente che bisognava scrivere una nuova Costituzione e che a scriverla doveva essere una assemblea tutta eletta dal popolo, composta da 155 membri.

Continua David nell’intervista che ci ha rilasciato questo 14 giugno: “Siamo arrivati alle elezioni dei membri dell’assemblea ed ecco la grande sorpresa: vincono movimenti nuovi, e gli indipendenti e le donne eleggono più della metà dei rappresentanti dell’assemblea. I Partiti tradizionali perdono clamorosamente! Pensate che i Demócrata Cristiani eleggono un membro alla Costituente, altri nessuno, si salva per miracolo il Partito Socialista che ne elegge 15. I popoli originari ottengono i 17 posti riservati e anche lì le donne hanno un grande successo”.

La stampa registra una serie di discussioni tra i vecchi partiti che non si mettono d’accordo neanche per scegliere candidati alle primarie presidenziali, elezioni che si terranno nel novembre prossimo.

“Ieri 13 giugno si tenevano le elezioni per nominare i 13 governatori che al primo turno del 15  e 16 Maggio hanno ottenuto il maggior numero di voti, il ballottaggio insomma. Purtroppo il primo dato che emerge è che gli aventi diritto al voto sono 13 milioni 40mila 819 cittadini ma a votare si sono presentati solo 2 milioni 558mila 962, il 19,62 per cento. Un dato molto negativo, visto che l’ultimo anno e mezzo ha visto grandi mobilitazioni di cittadini che chiedevano un grande cambiamento nel paese”. Per questo motivo la camera, il 15 giugno, ha approvato un progetto di legge per rendere obbligatorio il voto che ora è passato alla discussione del senato.

In queste votazioni oltre alla poca partecipazione al voto si è visto anche un recupero da parte di alcuni dei partiti tradizionali che hanno costituito un patto chiamato “Unidad Constituyente”, comprendente 6 partiti tra cui il partito democratico cristiano, il partito socialista e il partito per la democrazia.

“Il partito democratico cristiano ha conquistato 4 governatori, il partito Socialista 3, i partiti della destra Pinochetista che sostengono il Presidente Piñera ne ottengono ben 5; quindi i Partiti che hanno governato in questi ultimi 30 anni ottengono ben 12 governatori su 16”.

Così David commenta questi esiti: “Forse quello che è sfuggito ai vari politologi, sociologi, giornalisti accreditati e non è che il Cile è un paese tanto lungo, che molte cose che succedono possono non essere viste ad uno sguardo veloce che mette in luce ciò che è in superficie senza andare a cercare quello che succede nel pase intero. Dico questo perché anche nelle elezioni municipali che si son tenute anch’esse il 15 e 16 maggio, la stampa, la radiotelevisione ed i social hanno messo in evidenza alcuni risultati eclatanti, come quello straordinario di una donna eletta sindaca a Santiago o la rielezione di Jadue a Recoleta, comune dell’hinterland di Santiago, o la vittoriosa elezione di Mundaca a Valparaiso.

Ma siccome Santiago non è il Cile, bisogna vedere che, nonostante i grandi risultati ottenuti nella elezione dei membri della Costituente, nelle comunali le cose sono andate in modo leggermente diverso. Si dovevano eleggere 345 Sindaci e 2252 consiglieri comunali. I partiti che hanno governato in questi ultimi 30 anni (Destra e Concertación Democratica) hanno eletto 216 sindaci e 1753 consiglieri comunali.

Anche per le comunali la partecipazione è stata molto bassa. Un dato interessante è che sono stati eletti 105 Sindaci indipendenti non appartenenti a nessun patto elettorale, il che potrebbe spiegarsi per il fatto che in molte realtà si vota per la persona indipendentemente dell’orientamento o dallo schieramento politico. In ogni modo molti sindaci sono stati  eletti con meno della metà degli elettori aventi diritto al voto. “Un solo esempio -dice David- nel mio Comune d’origine, Gorbea, 700 km al sud di Santiago, gli aventi diritto sono più di 15mila e il sindaco è stato eletto con poco più di 3mila voti”.

Il processo elettorale in Cile prevede ancora vari passaggi durante quest’anno e il prossimo sarà a novembre quando si terranno le elezioni presidenziali e quelle parlamentari; a dicembre secondo eventuale turno delle presidenziali; a giugno o luglio del 2022 il plebiscito per approvare o rifiutare il testo della Costituzione scritta dalla “Convención Constitucional”.

Si vocifera che la destra voglia fare una legge per rendere obbligatorio il voto di quel plebiscito, cosa abbastanza pericolosa se si tiene conto che per eleggere i membri della Costituente hanno partecipato 6 milioni 334mila 581 votanti mentre gli aventi diritto sono 14 milioni. Ecco un’altra incognita che farà scrivere ancora tanto sul fenomeno politico chiamato Cile.

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