Romanistan, il viaggio dei rom 1.000 anni dopo: docufilm per ripercorrere la cultura romanì dall’Italia all’India

9mila chilometri, 45 giorni, 14 nazioni. È il viaggio dei viaggi, quello della riscoperta delle origini attraverso il fil rouge della musica che da sempre unisce un popolo. Stiamo parlando di “Romanistan”, il docufilm che vedrà come protagonisti i musicisti rom Santino e Gennaro Spinelli (padre e figlio). Grazie a loro, accanto all’ideatore del progetto – il regista e scultore Luca Vitone – potremo scoprire (a fine anno) un lavoro nato per ripercorrere il viaggio che fecero rom e sinti 1.000 anni fa, partendo dall’India fino ad arrivare in Europa (nel corso del XIV secolo).

Entrambi hanno già curato la colonna sonora che accompagnerà la pellicola. Ora, dopo la prima parte dell’avventura già percorsa da Santino (8 Stati, da Bologna a Istanbul intervistando figure rom di grande rilievo come ministri e imprenditori), è Gennaro a prendere il via per quello che definisce “un viaggio epico”. Il suo ruolo sarà proprio quello di entrare nel vivo della musica e andare a confrontarsi, violino alla mano, con i musicisti rom che incontrerà nel suo cammino per scoprire “se esiste ancora convergenza tra la nostra e la loro musica”.

Il gruppo (uno staff di 8 persone – con Daniele Gasparinetti, Pietro de Tilla, Athos Ghiringhelli, Enrico Manfredini, Elvio Manuzzi, Giovanni Oberti – in 2 convogli) attraverserà Georgia, Armenia, Iran e India: “Passeremo le guerre in Pakistan e in India – spiega Gennaro Spinelli – Non sarà un viaggio facile e non si dormirà sempre sotto un tetto. Alcune date si faranno in tenda, come facevano i rom”.

Insomma, spiega il violinista e attivista rom: “Con questo viaggio la musica rom torna a casa. Mi vengono i brividi solo a pensarci. Per me sarà un onore ma anche una sfida. Il ritrovare la nostra musica all’interno di culture così lontane nel tempo è davvero epico. Sembra un film, una leggenda, ma è la realtà ad essere leggendaria. Mi arrivano ogni giorno centinaia di messaggi di supporto e conforto. Non è ancora iniziato e già è qualcosa di immenso”.

Sono alte le aspettative, quindi, per “Romanistan”, documentario prodotto da Vitone grazie alla vincita (tramite il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato) di Italian Council, bando internazionale a sostegno dell’arte contemporanea italiana. Il concorso è ideato dalla Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane (Dgaap) del Ministero per i beni e le attività culturali. “Luca ci ha contattati in quanto gagio (non rom ndr.) amante della cultura romanì. Abbiamo curato la colonna sonora e quindi siamo entrati nel vivo come consulenti del viaggio” spiega ancora Gennaro Spinelli.

E di entrare nel vivo della cultura romanì ne hanno davvero bisogno tutti. In particolare l’Italia dove – come ricorda il violinista riprendendo i dati SVG – l’85% della popolazione vorrebbe stare alla larga da una persona rom. Questo mentre “molti dei rom nei Balcani sono Ministri, sono imprenditori e hanno ruoli di grande rilievo – aggiunge ancora Gennaro – Quindi troviamo una situazione dicotomica rispetto alla percezione dei rom in Italia”.

Eppure guardando la storia del popolo rom – da sempre mascherata tra pregiudizi e finzioni – abbiamo di fronte a noi una delle culture più maltrattate e discriminate della Terra. Come ci spiega Gennaro Spinelli, infatti, “i rom partirono tra il 1.001 e il 1.027 dall’India perché un sovrano persiano, Muhammed di Gaznim, attaccò l’India del nord (gli attuali Punjab e Rajasthan) per ben 27 volte. Fu un esodo, non una migrazione volontaria. Quelli che si salvarono sono gli attuali rom, chi rimase lì divenne schiavo. Poi la storia si ripeté: i rom viaggiarono 300 anni nel deserto senza dover dar ragione a nessuno fino a quando, arrivati in Europa, divennero veri e propri schiavi fino alla metà del 1.800, soprattutto nei principati rumeni. Insomma furono schiavizzati per più di 500 anni, anche con l’appoggio della Chiesa”. Poi, in ultimo, non dimentichiamo il genocidio rom causato dal nazifascismo, il “Porrajmos”.

Ma proprio ora – finalmente – Papa Francesco ha chiesto scusa al popolo rom per la prima volta nella storia. “Romanistan” assume così un grande significato simbolico. Questo senza dimenticare che – comunque – buona parte della politica continua ad alimentare il fuoco della disinformazione e dell’odio indiscriminato al posto di diffondere cultura e approfondimento.

Insomma, “è un viaggio epico, in termini materiali ma anche a livello umano e spirituale poter ripercorrere il viaggio che fecero 1.000 anni fa i nostri avi – conclude Gennaro Spinelli – È qualcosa di inimmaginabile, è come andare a ritrovare parenti di 1.000 anni fa. È eccezionale”.

Romanistan sarà presentato  nella mostra personale di Luca Vitone al museo Pecci di Prato il 12 novembre prossimo e al festival Schermo dell’arte nella stessa settimana. Poi, il docufilm sarà proiettato negli Istituti italiani di cultura di San Paolo e di Londra, al Weserburg Museum für Moderne Kunst di Brema, al Maxxi di Roma, al n.b.k. di Berlino, al Magazzino Italian Art di Cold Spring – New York, e al Centre D’Art Contemporain di Ginevra.

Nell’attesa di poter vedere il docu-film è possibile seguire gli aggiornamenti che Gennaro pubblicherà durante il viaggio nella sua pagina Facebook (qui) e scoprire in tempo reale gli spostamenti dello staff sul sito di Luca Vitone (qui).

Allora… buon viaggio a tutto lo staff di Romanistan da parte della redazione di Sguardi di Confine! Portate con voi il gusto della conoscenza a ritmo di inclusione.

foto apertura: bandiera Romanì

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