“Sono donna 365 giorni all’anno”. Racconto

Quando ero piccola mia mamma mi ripeteva spesso che la festa della donna non è qualcosa di positivo. “Sono donna 365 giorni all’anno” mi diceva con il suo modo schietto, sottolineando che non c’è una festa dell’uomo. Quindi mi sono sempre chiesta da allora, cosa si festeggi veramente. Dopotutto, esiste una contraddizione profonda nell’essere donna, dato che nel profondo di noi stesse ci chiamiamo con il nostro nome prima di chiamarci con il nostro genere. Spesso le donne si identificano con il loro senso materno e quando sono con gli altri parlano dei lati positivi della maternità, certo, elencando anche quelli negativi, ma sempre concludendo con questa frase: “Se tornassi indietro rifarei tutto allo stesso modo” .

Solo una madre può capire veramente quel desiderio, quell’appartenenza e quella gioia di stringere una propria creatura tra le braccia. Non è facile da capire quel desiderio non lo si prova dentro di sé, forse lo si può scrutare da fuori e se ne può percepire la bellezza, ma il desiderio materno rimane un’incognita. Quando si vedono le piccole mani di un bambino appena nato, le sue smorfie e il suo profumo, non si può restare indifferenti. Ma una madre riesce a vedere oltre questi aspetti e la sua abilità consiste nel sopportare la bellezza di accudire quella creatura, anche nei momenti più difficili. Se i pianti notturni e i problemi dell’allattamento la disturbano, una madre finisce per ricredersi quando il suo bambino le dà un bacio mattutino, arrampicandosi nel letto con la sua meravigliosa vulnerabilità, portando con sé la promessa che le vorrà sempre bene. Forse si potrebbe pensare che una madre non si ricreda, che sia naturale volere bene e non sia difficile, ma esiste anche la realtà invisibile della sofferenza di una donna che è anche madre.

Per esempio, prima di diventare madre avevo un’amica con la quale condividevo tutto, gioie e dolori. Trascorrevamo molto tempo insieme e il nostro confronto era sempre stimolante. Quando si vuole bene a qualcuno, non è vero che il tempo lo si trova, ma è vero che si sceglie consapevolmente di distribuirlo per garantire un’equità nei nostri rapporti.

Ovviamente, quando una donna si fidanza il rapporto con tutti gli altri cambia, ma ci sono sempre quelle persone che sembrano fare parte di noi e alle quali è impossibile rinunciare. Il rapporto con questa mia amica era riuscito a conservarsi, favorito dalla nostra vicinanza e dalla coincidenza, prima dei nostri studi e successivamente del nostro lavoro. Quando uscivamo per bere un cocktail discutevamo dei vecchi tempi e la naturalezza dei nostri discorsi era sempre la stessa.

L’unico punto sul quale divergevano le nostre prospettive era la maternità. Il punto di vista in un racconto si focalizza spesso sulla parte lesa, per suscitare empatia in chi legge, certo se la mia amica avesse raccontato la sua storia si sarebbe concentrata sulla mia distanza, la mia assenza, e su tutte le mie colpe. Ma nella mia storia esiste altrettanta sofferenza, perché c’è anche questo aspetto dell’essere madre, quello di dover scegliere tra i tuoi figli e il resto del mondo, soprattutto quando i figli sono piccoli.

Sembra una scelta che una madre prende automaticamente, giusto? Invece la realtà dei fatti è che talvolta non si ha voglia di guardare lo stesso cartone animato mille volte e si vorrebbe solo un istante di evasione per bere nuovamente un cocktail con la propria amica. Talvolta sembra essere la maternità la causa di quei sensi di colpa e di quell’inadeguatezza pervasiva che come una voce nella testa ci dice: “Se non stai con i tuoi figli non sei una brava madre, non gli vuoi bene. Già sacrifichi tanto tempo al lavoro, quindi almeno il tuo tempo privato lo dovresti dedicare a loro”.

Ma non è la maternità, né il fatto di essere donna, la causa di questi pensieri negativi. È il fatto di essere costretti a questa scelta tra lo spazio da donare a sé stessi e quello da donare agli altri a fare la differenza. Forse, allora, questa festa si chiama “della donna” perché in quel giorno si ricorda che le donne sono quasi obbligate a dover fare queste scelte e sono così resilienti da farle tutto l’anno, tutto il tempo, magari nascondendo la sofferenza che provano nel sentire di sacrificare del tempo che avrebbero potuto passare con qualcun altro. Una madre dedica il cuore ai figli, ma i suoi pensieri sono spartiti tra tutti gli altri ai quali tiene.

Quindi forse una donna è questo: è l’essere divisa tra ciò che si crede di dover essere, ciò che ci si sente di essere, ciò che si vorrebbe ma non si potrebbe, ciò che si ama troppo per poterlo esprimere. Non c’è un libro che spiega come diventare donna, né madre, né una buona amica o una figlia, c’è solo una gran confusione e spesso molta sofferenza nel mettersi in questi ruoli e voler riuscire perfettamente a distribuire le proprie emozioni tra tutti coloro che le meritano.

I figli spesso non riescono a vedere la donna che vive nella loro madre, quella che ha cancellato qualcosa di suo per donarlo, ma un’intuizione particolare permette loro di capire che la sua appartenenza a tutto il resto che la caratterizza è tanto forte quanto il suo essere madre. Essere una donna a volte significa anche essere egoista e trovare la dimensione giusta per arginare la sofferenza che causano i mille compromessi ai quali la vita ci obbliga.

Quella sofferenza una donna ha mille modi per esprimerla senza dirla e spesso senza farla pesare agli altri che la circondano, ma forse in un giorno di festa, solo uno, può festeggiare il fatto di essere così dannatamente forte. La forza di una donna risiede nell’uscire con la sua amica raccontandole di mille cose che le accadono nella vita, come per esempio quando il figlio ha perso il primo dentino, ma dietro alle parole nascondere uno sguardo che chiede costantemente scusa. Non c’è orgoglio in quella giustificazione inespressa, solo la tristezza per il fatto che la vita cambia, il tempo passa lasciando solo una grande nostalgia e si finisce per non riconoscersi nemmeno più.

Eppure, c’è anche gioia nell’aver fatto queste scelte, perché significa che attorno a noi ci sono state persone degne tra le quali dover scegliere, persone che ci hanno suscitato forti emozioni e alle quali abbiamo tenuto esattamente come se fossero parte della nostra famiglia. Chiunque si senta donna, oggi, capisce che il vero momento di festa risiede nello sguardo della sua amica che la perdona, senza dire niente, perché sa che il bene è reciproco. Risiede anche nella nipote che va a trovare i suoi nonni nonostante abbia mille impegni lavorativi, nella sorella minore che quando vede sua sorella maggiore sa che potrà sempre contare su di lei. In ogni donna che è mille e più cose, ma solo quelle che ha scelto di essere.  

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