Staffetta Intersex all’Onda Pride: «Più visibilità per le persone intersessuali»

L’Onda Pride è ormai partita in tutta Italia con lo scopo di portare maggiori diritti e visibilità alla comunità LGBTI+. E così è ripresa anche la Staffetta Intersex, iniziativa alla quale Sguardi di Confine aderirà durante il VaresePride del 15 giugno.

Per questo, abbiamo deciso di chiedere maggiori informazioni a Michela Balocchi, sociologa e Dottora di Ricerca in Sociologa e Sociologia Politica, cofondatrice di intersexioni, attivista con un approccio intersezionale e uno dei punti di riferimento in Italia per la ricerca sulla medicalizzazione della variazioni intersex e l’advocacy per i diritti umani delle persone intersex.

Quando nasce la staffetta intersex e con quali scopi?

«La staffetta intersex è nata 3 anni fa grazie ad intersexioni in collaborazione con il Gruppo Donna di Arcigay Milano con lo scopo di dare visibilità alla realtà intersex, ancora enormemente invisibilizzata in Italia, come in gran parte del resto del mondo.

Le violazioni subite dalle persone con variazioni nelle caratteristiche di sesso, soprattutto se queste sono visibili alla nascita, possono partire fin dalle prime fasi della vita e consistono in interventi chirurgici e trattamenti ormonali che ancora oggi vengono fatti per rendere l’aspetto anatomico e genitale della persona più femminile o più maschile e non per reali motivi di salute.

Non si tratta cioè di operazioni fatte per questioni vitali e necessarie, ma per una volontà di normalizzare, fin dal periodo neo-natale o entro i primi anni di vita, ciò che risulta anomalo, atipico e per questo considerato patologico, a-normale, da modificare. Contro questo tipo di interventi e di trattamenti farmacologici non necessari per motivi di salute e non consensuali – e chiaramente non contro eventuali interventi salvavita – si batte il movimento intersex internazionale, di cui anche intersexioni fa parte.

Lo scopo di portare la bandiera intersex nei Pride di Italia aveva e ha dunque queste motivazioni: dare visibilità alla causa dei diritti umani intersex, mettere in contatto persone intersex tra di sé e con altre persone alleate, informare e sensibilizzare sulla questione, supportare le persone intersex che vogliono prendere parola in contesti pubblici e ad alta visibilità, trovare nuove alleanze tra persone e organizzazioni per essere sempre più unitɜ nella lotta per l’autodeterminazione, filo conduttore di tutte le battaglie per i diritti umani».

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Michela Balocchi con la bandiera intersex al Pride di Arezzo – foto Daria Campriani

Qual è il programma della staffetta per il 2019 e quali alcuni degli effetti che ha avuto in questi tre anni?

«Quest’anno abbiamo iniziato la staffetta intersex il 17 Maggio in occasione dell’IDAHOBIT, la giornata internazionale contro l’omo-bifobia, la transfobia e l’intersexfobia, durante la fiaccolata organizzata dalla Commissione Pace del Comune di Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze – dove si trova il nucleo più numeroso di intersexioni. Da lì la staffetta è proseguita al primo pride cittadino di Alessandria e contemporaneamente a Padova, così come a quelli successivi di Roma e Pavia.

Dal prossimo sabato, e a seguire, saremo a Torino, Bologna, Milano, Palermo, Pisa, Rimini e in tutte le altre città in cui chi vorrà potrà portare la staffetta e segnalarci la propria presenza, scrivendoci e condividendo immagini che anche quest’anno, come nei due precedenti, stiamo raccogliendo in un album fotografico di testimonianze su facebook e che rilanciamo su tutti gli altri social in cui siamo presenti.

La staffetta ha aiutato a sensibilizzare sul tema della realtà intersex, creando maggiore visibilità e facendo circolare informazioni, ha dato la possibilità a persone intersex che non si erano mai incontrate prima di conoscersi dal vivo, ha messo in contatto genitori di bambinɜ con persone intersex adulte e con alleatɜ, quindi ha contribuito a creare connessioni e in alcuni casi a far nascere collaborazioni e amicizie.

Per partecipare alla staffetta non è necessario avere una bandiera (chi volesse comunque può trovarla ormai facilmente anche online): ognunə può dare ampio spazio alla propria fantasia, l’importante è che sia chiaro il simbolo della bandiera dell’orgoglio intersex e il messaggio per il rispetto dei diritti umani delle persone e della loro autodeterminazione, contro interventi e trattamenti non necessari e non richiesti».

Progetti futuri?

«Per il futuro, come intersexioni, continueremo con le attività che abbiamo portato avanti fin dal 2013 tra intersezionalità e specificità, proseguendo anche secondo quelle che sono state le nostre tre direzioni principali: formazione di genere, diritti delle persone intersex, diritti delle persone trans e non binarie

Come individua, sul fronte della ricerca scientifica, il mio lavoro continua: in autunno uscirà ’’Intersex’’, l’antologia multidisciplinare che ho curato
per la collana àltera-PoliTeSse delle Edizioni ETS di Pisa, in cui vi saranno sia ricerche originali di studiosɜ Italianɜ da diversi ambiti disciplinari, sia traduzioni di lavori pionieristici mai ancora tradotti in italiano, come quelli della biologa Fausto Sterling. Vi sarà anche la traduzione del GIGESC Act, la legge di Malta del 2015, che è stata la prima al mondo a stabilire l’inammissibilità degli interventi non vitali e non consensuali sui minori intersex, prevedendo sanzioni in caso di violazioni.

Sul fronte dell’attivismo, continuerò ad animare, insieme alle altre persone del gruppo intersex di intersexioni, il punto di accoglienza e ascolto per le persone intersex e per i loro genitori, amici e parenti, ad occuparmi del sito e degli altri social, ad organizzare iniziative pubbliche e a fare rete a livello nazionale e internazionale.

Per la prossima estate saremo pronte per altre staffette intersex in giro per l’Italia insieme a tutte le persone intersex e non che vorranno esserci, sperando di essere sempre di più».

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Esponenti di inteserxioni e di IHRA al RomaPride – foto Michela Balocchi

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